(Sesto Potere) – Reggio Emilia – 11 giugno 2025 – I carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Reggio Emilia, durante un servizio di prevenzione e repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti, nel pomeriggio del 9 novembre, durante lo svolgimento di un servizio perlustrativo, in via Degani di Reggio Emilia hanno sequestrato due involucri in plastica, contenenti complessivamente 236 pastiglie di Ecstasy, nascoste alla base di una pianta.
Il ritrovamento è avvenuto grazie alla segnalazione di alcuni cittadini, che avevano notato movimenti sospetti nella zona.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Reggio Emilia diretta dal Procuratore Capo Calogero Gaetano Paci, sono attualmente a carico di ignoti e riguardano il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
I militari hanno svolto mirati servizi di osservazione e controllo con l’obiettivo di individuare i responsabili della droga.
Al momento tali attività non hanno ancora prodotto risultati, ma le indagini proseguono nel massimo riserbo per risalire agli eventuali titolari della sostanza stupefacente sequestrata. Lo stupefacente rinvenuto verrà depositato presso l’ufficio corpi di reato della Procura reggiana.
Le attività di controllo condotte dai Carabinieri della compagnia di Reggio Emilia stanno portando alla luce l’incredibile varietà di luoghi scelti dagli spacciatori per occultare sostanze stupefacenti. I nascondigli si rivelano ogni volta più ingegnosi e imprevedibili: si va dalle piante ornamentali dei parchi pubblici alle aiuole degli asili, dai contatori del gas installati lungo le strade ai rami degli alberi, dove in passato sono stati effettuati importanti sequestri di droga nel territorio reggiano.
Non mancano nemmeno nascondigli più appartati, come le cassette degli attrezzi all’interno di edifici abbandonati, i fori scavati lungo i vecchi sfoghi dei fiumi o persino gli pneumatici delle auto in sosta.
Le ipotesi investigative a tali condotte farebbero propendere al fatto che gli spacciatori cambiano costantemente i punti di occultamento, proprio per eludere i controlli sempre più capillari degli stessi militari reggiani e delle altre forze di polizia.