(Sesto Potere) – Bologna – 27 agosto 2025 – “L’intesa raggiunta tra Stati Uniti e Unione Europea, anche se penalizzante per le nostre imprese, evita il rischio di uno scontro commerciale. Resta la preoccupazione per gli impatti che l’intesa potrà avere sulla nostra economia, fortemente vocata all’export, a cui occorre aggiungere gli effetti della svalutazione della valuta americana”: lo afferma in una nota Confindustria Emilia-Romagna che invita a “utilizzare questo momento storico come opportunità per sviluppare nuove misure di intervento a livello europeo, nazionale e regionale”.
“Come ha sottolineato il Presidente di Confindustria Orsini: “serve un nuovo Piano industriale straordinario per l’Europa e lavorare per abbattere gli ostacoli presenti attualmente nel mercato interno, intervenendo in modo deciso in particolare sulla burocrazia, sul disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità, sugli investimenti in infrastrutture”. Nel medio-lungo termine servono interventi di stimolo agli investimenti per scongiurare il rischio di delocalizzazioni e al tempo stesso generare crescita e sviluppo”: aggiunge ancora Confindustria Emilia-Romagna.
Quale sarà la ricaduta dei dazi doganali Usa sull’UE e sull’Italia entrati in vigore il 1° agosto, a seguito di un accordo tra i due blocchi commerciali, con le tariffe al 15%?
“L’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana per export verso gli Stati Uniti (12,5%), prima per export pro capite e particolarmente esposta nei settori della farmaceutica e mezzi di trasporto (più di un quarto dell’export regionale di questi settori va negli Stati Uniti), meccanica e ceramica”: ricorda Confindustria Emilia-Romagna che evidenzia come le imprese della regione stiano lavorando: “per contenere l’impatto dei dazi sulle proprie attività. La nostra regione ha un livello di concentrazione geografica dell’export molto alto: l’Unione europea e il mercato americano assorbono oltre il 75% delle esportazioni regionali”.
“Una soluzione strategica – suggerisce Confindustria Emilia-Romagna – è guardare a nuovi mercati, in particolare quelli a più forte tasso di sviluppo nel lungo periodo. I prodotti emiliano-romagnoli, dalla meccanica all’alimentare, dall’automazione al farmaceutico, dalla ceramica alla moda, potrebbero avere spazi di penetrazione nei Paesi del Medio Oriente, a cui è oggi destinato appena il 3,5% dell’export regionale; nei Paesi dell’America centro-meridionale, che assorbono il 3,6% dell’export regionale; in Africa, che assorbe appena il 2,9%; nei Paesi dell’Asia centrale, in primis l’India, che assorbono appena l’1,5% o nel Sud Est asiatico (1,6%)”.
“Dobbiamo puntare anche ai Paesi verso i quali l’Unione europea beneficia di accordi di libero scambio, come Giappone, Corea del Sud, Canada e Vietnam, in cui i dazi e le barriere tecniche sono ridotti al minimo, e spingere affinché venga al più presto firmato l’accordo con il Mercosur, che potrebbe aprire le porte ad un bacino di oltre 700 milioni di consumatori”: conclude Confindustria Emilia-Romagna.