(Sesto Potere) – Bologna – 29 luglio 2025 – “L’accordo con tariffe al 15% è sicuramente migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale dei dazi al 30% che avrebbe causato danni fino a 2,3 miliardi di euro per i consumatori americani e per il Made in Italy agroalimentare. Tuttavia, il nuovo assetto tariffario, avrà impatti differenziati tra i settori e deve essere accompagnato da compensazioni europee per le filiere penalizzate anche considerando la svalutazione del dollaro. Dobbiamo aspettare di capire bene i termini dell’accordo e soprattutto di leggere la lista dei prodotti agroalimentari a dazio zero sui quali ci auguriamo che la Commissione Ue lavori per far rientrare, ad esempio, il vino che altrimenti sarebbe pesantemente penalizzato”.
È quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, (nella foto a lato) commentando l’accordo trovato tra Europa e Usa dopo l’incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen.
Il caso Emilia-Romagna
Coldiretti punta l’attenzione, in particolare, su un comparto – l’agroalimentare – che in Emilia-Romagna vale 37 miliardi di euro, con oltre 4500 imprese attive nel settore.

Nel 2024, la produzione dell’industria alimentare regionale dell’Emilia-Romagna è cresciuta dell’1,8% rispetto al 2023, in controtendenza rispetto alla flessione del settore industriale complessivo (-3,2%). Le esportazioni di prodotti agroalimentari hanno superato i 9.7 miliardi di euro, rappresentando il 15.7% del totale delle esportazioni italiane del settore.
L’Emilia-Romagna si distingue anche per la produzione di qualità, con un valore economico di 3.514 milioni di euro nel comparto cibo, grazie alle 44 filiere certificate e 5.952 operatori. Le denominazioni che contribuiscono maggiormente a questo valore sono il Parmigiano Reggiano Dop, il Prosciutto di Parma Dop, l’Aceto Balsamico di Modena Igp, la Mortadella Bologna Igp, il Grana Padano Dop e la Piadina Romagnola Igp.
Nel comparto vino, nonostante un calo nel 2022, si contano 30 filiere certificate e 10.709 operatori, con le denominazioni Emilia Igp e Rubicone Igp che si distinguono per il loro impatto economico.
Coldiretti: no a prodotti esteri senza standard, sì alla difesa delle indicazioni geografiche
Come già ribadito, Coldiretti sottolinea che non possono essere ammessi in Italia prodotti agroalimentari che non rispettino gli stessi standard sanitari, ambientali e sociali imposti alle imprese europee. “È fondamentale – a parere di Coldiretti – che l’Unione Europea continui a difendere con fermezza il sistema delle Indicazioni Geografiche, che rappresentano una garanzia di qualità e origine, e un presidio culturale ed economico del nostro cibo”.
Promuovere l’autentico made in Italy contro l’italian sounding
“Abbiamo sempre spinto per un accordo e per superare l’incertezza che stava creando danni seri alle nostre imprese. Gli Stati Uniti restano un mercato fondamentale, dove dobbiamo proteggere i consumatori dalle imitazioni del falso made in Italy – dichiara il segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo – In un mercato già invaso da prodotti come il parmesan o il romano cheese made in USA, dobbiamo portare avanti un’azione strutturale per promuovere il Made in Italy autentico e contrastare l’italian sounding, che negli Stati Uniti provoca ogni anno perdite stimate in oltre 40 miliardi di euro“.