(Sesto Potere) – Bologna – 3 dicembre 2024 – Le 18.965 imprese della meccanica presenti in Emilia-Romagna stanno subendo gli effetti di un mix velenoso per il settore. Gli ultimi dati Istat osservano nei primi nove mesi del 2024 a livello nazionale un calo della produzione del 9,2% per i mezzi di trasporto, del 4,2% per macchinari e impianti e del 3,7% per metallurgia e metalli, certificando una carenza di lavoro che sta colpendo duramente un settore chiave per l’economia del nostro territorio.
L’Emilia-Romagna infatti è la prima regione in Italia per specializzazione nella meccanica. Tra le province italiane Reggio Emilia si posiziona quarta per maggior specializzazione nel settore, seguita da Parma al quinto posto e Modena al settimo. L’impatto del ciclo sfavorevole è dunque più intenso in questi territori, che si trovano più esposti alla crisi del settore meccanico.
Nella meccanica l’artigianato rappresenta oltre la metà delle imprese emiliano-romagnole (il 53,1%). E proprio nel ricorso al fondo di sostegno al reddito, cioè alla cassa integrazione dell’artigianato, si osserva il dato più preoccupante: siamo la prima regione per incremento, con un valore dell’assegno di integrazione salariale a cui hanno dovuto fare ricorso le imprese artigiane della meccanica nei primi 9 mesi del 2024 quasi triplicato rispetto allo stesso periodo del 2023 (+186,3%).
Tra le prime 15 province per valore dell’assegno erogato nei primi 9 mesi dell’anno quattro sono emilianoromagnole: in provincia di Reggio Emilia il ricorso alla cassa integrazione artigiana è quadruplicato (+319,6%), rendendola la prima provincia italiana per incremento del ricorso alla cassa integrazione artigiana, Modena segue al terzo posto con un incremento tendenziale del +201,5%, Bologna al quarto
posto con +191,4% e Forlì-Cesena al sesto posto con +171,8%.
Tutto ciò avviene per una serie di fattori, come la mancata ripresa del commercio internazionale, una stretta monetaria che riduce gli investimenti, la recessione della Germania, importante mercato di riferimento del settore, e la caduta libera della produzione automobilistica, su cui pesano le incertezze della transizione verso la mobilità elettrica richiesta del Green deal europeo, e che colpisce un ampio indotto presidiato da imprese della meccanica.
Questa miscela di fattori recessivi mette a dura prova la resilienza di un comparto chiave del nostro territorio nelle cui micro e piccole imprese lavora il 6,2% degli occupati emiliano-romagnoli, valore più elevato tra le regioni italiane.
Questo emerge dall’analisi del Centro studi di Confartigianato Emilia Romagna che individua questo “mix velenoso” nella mancata ripresa del commercio internazionale, in una stretta monetaria che riduce gli investimenti, nella recessione della Germania, importante mercato di riferimento del settore, e nella caduta libera della produzione automobilistica, su cui pesano le incertezze della transizione verso la mobilità elettrica richiesta del Green deal europeo.
Una miscela di fattori recessivi che mette a dura prova la resilienza di un comparto chiave del nostro territorio nelle cui micro e piccole imprese lavora il 6,2% degli occupati emiliano-romagnoli, valore più elevato tra le regioni italiane.