(Sesto Potere) – Cesena – 31 luglio 2025 – “L’accordo sui dazi Usa al 15% mette fine all’incertezza di questi mesi ma non sarà indolore per le nostre imprese, poiché quello statunitense è il secondo mercato mondiale, dopo la Germania, per l’export made in Italy, con un valore pari al 10,4% delle nostre vendite all’estero. E proprio negli Stati Uniti, negli ultimi cinque anni, gli imprenditori italiani hanno messo a segno la maggiore crescita di esportazioni: +57%”. Lo sottolinea in una nota il Gruppo di Presidenza Confartigianato Cesena composto da Daniela Pedduzza, Stefano Soldati e Fulvia Fabbri (nella foto).
“Ora è più che mai necessario – aggiunge Confartigianato Cesena – che l’Ue si concentri su politiche industriali finalizzate ad aumentare la competitività delle aziende e dell’economia europee. A cominciare dalle indispensabili misure per il contenimento dei costi energetici: basti pensare che le imprese italiane pagano l’energia il 28% in più rispetto alla media europea, anche a causa di una eccessiva tassazione in bolletta. Ma serve anche favorire la piena inclusione del sistema delle piccole imprese nelle politiche di bilancio comune europeo, anche queste non prive di ombre all’orizzonte”.
“Le misure protezionistiche – osserva il Gruppo di Presidenza di Confartigianato Cesena – oltre a colpire chi esporta direttamente, si trasmettono anche lungo le filiere produttive, con effetti a catena su fornitori, subfornitori e su tutto il sistema delle micro e piccole imprese italiane. Tra i comparti più a rischio ci sono moda e meccanica, due pilastri del Made in Italy sul mercato nordamericano, con imprese esportatrici anche nel territorio cesenate. Un inasprimento dei dazi comprometterebbe la ripresa dell’export della moda italiana verso gli Stati Uniti, settore ad alta intensità di manodopera e fortemente radicato nelle micro e piccole imprese. Più critica la situazione nel comparto della meccanica, dove si osserva una flessione generalizzata”.
Nei primi cinque mesi del 2025, l’export di questo settore verso gli Usa ha registrato un calo del 7,9%. L’impatto più forte si concentra nella Motor Valley dell’Emilia-Romagna. Secondo l’analisi territoriale di Confartigianato, l’82,2% dell’export italiano di autoveicoli verso gli Stati Uniti proviene da questa regione.