martedì, Settembre 10, 2024
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Confartigianato Cesena: direttiva sulla riparazione, agevolare gli artigiani indipendenti

(Sesto Potere) – Cesena – 10 settembre 2024 – E’entrata in vigore a fine luglio la Direttiva europea 2024/1799 recante norme comuni che promuovono la riparazione dei beni e  gli Stati membri dell’Ue hanno 24 mesi di tempo per recepirla.

Per Confartigianato, la direttiva rappresenta una tappa per promuovere un’economia più sostenibile e circolare e apre prospettive per rilanciare l’attività dei piccoli riparatori indipendenti, creando per i consumatori un’alternativa alla cultura dell’“usa e getta”.

Nel settore delle riparazioni operano 141mila artigiani e piccole con 386mila addetti (dagli impiantisti ai sarti, dagli autoriparatori ai manutentori di ascensori fino ai riparatori di elettrodomestici e agli orologiai).

“Da molti anni – afferma il Gruppo di presidenza di Cesena (Daniela Pedduzza, Stefano Soldati e Fulvia Fabbri) –  Confartigianato chiede che
i riparatori indipendenti di beni personali e per la casa possano operare alle stesse condizioni dei riparatori autorizzati, vale a dire
con il diritto di accedere liberamente a tutti i pezzi di ricambio e agli strumenti e alle informazioni tecniche fornite dai produttori.
Questo permetterebbe di eliminare le barriere e le disparità di trattamento che ancora oggi ostacolano migliaia di artigiani e piccole
imprese nella loro attività sul mercato delle riparazioni”.

Confartigianato confida in un’applicazione rapida e soprattutto sensibile alle aspettative delle piccole imprese i attive nei settori
della riparazione.

“Il testo della direttiva definitivamente approvato a luglio rimane ambiguo – prosegue il Gruppo di Presidenza – sull’accesso ai pezzi di ricambio da parte dei riparatori indipendenti e i prodotti riparabili sono pochi. Confartigianato auspica che, in fase di recepimento della direttiva in Italia, venga garantita effettiva equiparazione di condizioni tra riparatori indipendenti e autorizzati.

La direttiva, inoltre, deve agevolare le imprese. Quindi strumenti come la piattaforma per la riparazione o il modulo europeo di riparazione non devono tradursi in nuovi oneri amministrativi”.