(Sesto Potere) – Cesena – 26 giugno 2024 – Cresce il gap tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato. Nel 2023 le imprese italiane indicavano difficoltà di reperimento per il 45,1% del personale necessario, pari a 2.484.690 posti rimasti scoperti. A giugno 2024 la quota di lavoratori introvabili è aumentata al 47,6%, pari a 270mila persone soltanto in questo mese. Il problema è ancora più grave per le piccole imprese che nel 2023 non hanno trovato il 48,1% di manodopera richiesta, una quota che balza al 55,2% per le imprese artigiane.
A rilevarlo è Confartigianato in un rapporto che riflette la anche la situazione territoriale presentato nel corso di un convegno con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
“La ricerca di personale – mette in luce il Gruppo di Presidenza di Cesena formato da Stefano Soldati, Daniela Pedduzza e Fulvia Fabbri (nella foto) – ha tempi medi di 3,3 mesi che possono superare un anno per trovare operai specializzati. Tutto questo per le piccole imprese ha un costo quantificato da Confartigianato in 13,2 miliardi di euro di minore valore aggiunto per le ricerche di manodopera che durano oltre 6 mesi. A mancare sono soprattutto le competenze per affrontare la transizione digitale e la gestione dell’intelligenza artificiale. Nel 2023 le
imprese cercavano soprattutto lavoratori capaci di gestire tecnologie relative a intelligenza artificiale, big data analytics, internet of things e robot. Di questi, però, 381mila, pari al 54,5%, sono risultati di difficile reclutamento, di cui i due terzi (64,7%, pari a 246mila lavoratori) nelle micro e piccole imprese”.
“La carenza di personale qualificato – sottolinea il Gruppo di Presidenza – è un’emergenza da affrontare subito, soprattutto con
un’adeguata politica formativa. Si devono irrobustire le politiche del lavoro, armonizzandole con quelle dell’istruzione e con gli interventi
contro la crisi demografica e la gestione dell’immigrazione, fattore non secondario a fronte di una quota di dipendenti stranieri che nelle
imprese è pari al 14,8% e che sale al 17,1% nelle micro e piccole imprese”.
Per reagire alla carenza di personale, attrarre giovani talenti e trattenere i lavoratori con più elevate skills ed esperienza. Per 72%
dei lavoratori necessari alle piccole imprese è richiesto un titolo secondario tecnico o con qualifica o diploma professionale o una laurea
in materie scientifiche, tecnologiche ed ingegneristiche.
“Come Confartigianato Cesena abbiamo creato il campus Impresa con una piattaforma di matching – aggiunge il Gruppo di Presidenza – per
favorire l’incontro tra aziende e giovani, una Scuola di impresa per chi intende avviare l’attività e un piano per la continuità aziendale per
favorire il ricambio generazionale. La sfida del lavoro di qualità per i giovani va affrontata da tutto il sistema territoriale. Il patto regionale sul lavoro e il clima è un ottimo strumento – prosegue Confartigianato – e va rilanciato per condividere le politiche giovanili tra i gli attori sociali ed economici del territorio. Il problema non è più quello di classificare i lavori come autonomo o dipendente, tecnico o manuale, professionale o esecutivo, ma di creare competenze qualificate lasciando poi libere le persone di scegliere o trovare la collocazione che meglio si addice al proprio progetto di vita”.