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Con il 9% di Pil l’Emilia-Romagna punta su digitalizzazione e sostenibilità: i dati delle PMI nello studio di Banca Ifis 

(Sesto Potere) – Bologna – 13 giugno 2024 – L’Emilia-Romagna si conferma una delle principali regioni a trainare l’economia nazionale. Sono infatti attive l’8% delle imprese italiane (+ di 305.000 aziende), responsabili del 9% dei ricavi nazionali e del 9% del Pil. Agroalimentare, Automotive e Meccanica i tre settori sul podio, non a caso l’Emilia-Romagna è la Regione delle Valley Food, Motor e Packaging.

Sono questi alcuni degli scenari emersi dall’indagine realizzata da Banca Ifis e presentata in occasione degli Innovation Days del Sole 24 Ore in collaborazione con Giovani Imprenditori Confindustria che questa mattina fanno tappa a Bologna con il focus sulla Emilia-Romagna.

Regione che, si legge nel report, si conferma terra a forte vocazione imprenditoriale e con un elevato grado di resilienza che, nonostante le complessità dello scenario macroeconomico attuale, mantiene e, in molti casi, prevede di aumentare gli investimenti e che vanta un elevato grado di internazionalizzazione: più della metà delle Pmi è esportatrice e, per queste, dal mercato estero deriva il 41% del fatturato, quasi equamente ripartito tra EU ed extra-EU. 

Non solo, come si legge nello studio di Banca Ifis le imprese locali beneficiano ancora di una buona disponibilità di liquidità, accumulata in questi anni post Covid grazie anche all’uso di agevolazioni governative e strategie di pricing, oltre che investimenti oculati di marketing. Una resilienza quella delle Pmi locali che passa soprattutto attraverso interventi in digitalizzazione, innovazioni di prodotto e di processo, la cui penetrazione risulta più elevata di quella nazionale.

Sempre secondo il rapporto presentato da Banca Ifis all’interno del roadshow del Sole 24 Ore “Innovation Days Emilia-Romagna”, tuttora in corso, l’Emilia-Romagna possiede una vera e propria anima digitale, fondata su una solida economia industriale e una significativa presenza di aziende innovative.

L’obiettivo è infatti quello di avere in regione un Data Valley Bene Comune: un progetto che  prevede uno stanziamento di 200 mln € e in cui sarà centrale il Tecnopolo Manifattura Data Valley Hub di Bologna, un melting pot di competenze destinato nel tempo a creare un ecosistema di imprese all’avanguardia e che fa parte di una più ampia rete di infrastrutture e laboratori di ricerca e centri per l’innovazione, a supporto delle attività di circa 8.000 imprese operanti in regione nel settore dell’IT, della ricerca ingegneristica e delle scienze naturali, con un volume d’affari annuo di circa 4 mld €.

Sollecitate anche dalle richieste della clientela, sempre più sensibile al tema, a spingere gli investimenti in innovazione c’è poi il fattore della sostenibilità. Due terzi delle Pmi emiliano-romagnole ha già effettuato investimenti in sostenibilità o li effettuerà entro il prossimo anno, con focus principale sull’efficientamento energetico e la transizione verso energie rinnovabili.

A confermare il trend, il dato riportato dal rapporto di Banca Ifis per cui il 26% delle Pmi della regione seleziona solo fornitori «sostenibili», contro il 20% della media italiana. 

 “L’Emilia-Romagna è una delle Regioni che traina l’economia nazionale. Un territorio dinamico, composto da imprese caratterizzate da una lunga storia familiare, un elevato grado di resilienza che, nonostante le complessità dello scenario macroeconomico attuale, mantengono e, in molti casi, prevedono di aumentare gli investimenti.” Così ha commentato il market watch presentato questa mattina in salaResponsabile Commerciale Banking Banca Ifis Andrea Berna. “Si tratta di tendenze che notiamo nella nostra operatività quotidiana. In Emilia-Romagna abbiamo, infatti, oltre 12.000 clienti che generano complessivamente circa 1,4 miliardi di euro di impieghi e che mostrano bisogni diversi: il 27% si rivolge a Banca Ifis per esigenze di liquidità – divisa fra finanziamenti a breve termine come factoring ed altre forme di anticipo e finanziamenti a medio lungo termine – mentre il 73% per esigenze d’investimento. La spinta principale arriva da aziende nei settori della meccanica e dell’automotive, ben posizionate sui mercati internazionali, come dimostrano i dati di export pro-capite, i più alti tra le Regioni italiane”.

Fondamentale, inoltre, evidenziare il DNA innovativo della Regione che trova la sua massima espressione nella creazione della Data Valley Bene Comune, il cui centro nevralgico sarà localizzato proprio a Bologna e che – grazie anche ai fondi del PNRR – prevede uno stanziamento di 200 milioni di euro per fare dell’Emilia-Romagna una realtà iper-connessa e proiettata nel futuro. Un elemento, quello dell’innovazione, che rappresenta una componente costante per gli imprenditori locali. Basti pensare che qui i comparti Leasing e Noleggio di Banca Ifis rappresentano il 14% della nostra esposizione totale. Tanto sviluppo tecnologico quindi, che va di pari passo con l’attenzione alla sostenibilità, che rappresenta un’importante leva di business, come confermato anche dal fatto che il 26% delle Pmi della Regione seleziona solo fornitori sostenibili, contro il 20% della media italiana”, ha concluso Andrea Berna.

La tappa di Innovation Days – che quest’anno è in modalità live (in presenza) – dedicata all’Emilia-Romagna ha riunito a un unico tavolo le associazioni imprenditoriali, le aziende, i professionisti del Network di Partner 24 Ore, gli accademici e i decisori istituzionali, che hanno discussodele tematiche locali più sentite, analizzando le migliori soluzioni per lo sviluppo delle PMI.

“L’automazione digitale, accelerata dagli sviluppi dell’intelligenza artificiale, è uno strumento imprescindibile per migliorare la produttività delle nostre imprese”. Ha sottolineato Marco Moscatti, Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Emilia, alla terza tappa del Roadshow stamattina a Bologna. “In assenza di una maggiore integrazione europea, la strada italiana all’innovazione non potrà emulare il modello finanziario americano, irraggiungibile per dimensione di mercato e intensità di investimenti. La nostra forte rete di PMI potrebbe però avvalersi dell’open innovation tramite il finanziamento diretto delle start-up più interessanti, aumentando ulteriormente l’integrazione di filiera. Cimentarsi negli ambiti di avanguardia tecnologica – ha ricordato Moscatti – sarebbe anche un’ottima palestra imprenditoriale per i giovani, in preparazione del passaggio generazionale.”