(Sesto Potere) – Bologna – 6 giugno 2024 – Sorpresa (prevedibile): dopo i record di calura mese per mese, la primavera meteorologica, conclusasi il 31 maggio, è risultata la più “umida” sull’Italia Settentrionale da decenni: per fare un esempio, in Piemonte l’indice SWE (Snow Water Equivalent) di fine maggio è 1592,7 milioni di metri cubi; in pieno inverno (Gennaio) 2023 era Mmc.1024,7, mentre un anno prima era addirittura Mmc.625 (fonte: Arpa Piemonte), cioè meno della metà di quanto si sta registrando all’inizio dell’estate! Le portate dei fiumi ed i volumi invasati nei bacini superano perlopiù i valori medi del periodo; i livelli di falda si sono generalmente ristabilizzati ed in molti casi sono superiori alla norma.
A segnalarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) sulle Risorse Idriche.
“In questa condizione è indispensabile essere consapevoli dell’aumento del rischio idrogeologico sull’Italia del Nord; l’imprevedibilità meteo, come testimonia la recente tragedia in Friuli Venezia Giulia, dovrebbe consigliare chi di dovere ad un’immediata campagna comunicazionale di prevenzione civile – indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’ ANBI – Nell’attesa di realizzare le necessarie infrastrutture di adattamento sui territori, l’evidente inadeguatezza della rete idraulica di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, non può che consigliare grande prudenza nel frequentare l’indubbia bellezza dei corpi idrici.”
Alcuni dati sulla drammatica evenienza a Premariacco, dove sono morti 3 ragazzi travolti dalla piena improvvisa del fiume Natisone, ben rappresentano quanto l’imprevedibilità dei fenomeni atmosferici stia rappresentando un grave pericolo per la popolazione: il 31 Maggio scorso, il livello delle acque in alveo è cresciuto di 2 metri in sole 6 ore; ciò significa che la portata è salita da 8 metri cubi e mezzo al secondo, registrati alle ore 9 a mc/s 240,5 toccati alle ore 15.00!
La rete gestita dai Consorzi di bonifica sta operando a pieno ritmo per far defluire ovunque le acque meteoriche dai territori in vista di annunciate, nuove precipitazioni.
“Stiamo lavorando alacremente per aumentare la resilienza dei territori per quanto di nostra competenza. Finalmente pare aumentare anche la sensibilità nelle scelte politiche; ora il problema più grande è accelerare gli iter procedurali nel rispetto delle leggi, perché 11 anni di media per realizzare un’opera pubblica è un tempo insostenibile di fronte all’incedere della crisi climatica, soprattutto sapendo che oltre metà di quel tempo è dovuto ad adempimenti burocratici” evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
I grandi laghi del Nord Italia, ad eccezione del Lario, sono vicini od oltre (Maggiore) il massimo riempimento.
In Emilia-Romagna solamente i bacini più orientali (Reno, Santerno, ecc.) sono ancora in sofferenza; gli altri fiumi appenninici, grazie ad apporti pluviali superiori alla norma, registrano portate sovrabbondanti. Da questa situazione traggono vantaggio i bacini piacentini, che ad un mese dall’inizio della stagione irrigua, trattengono ancora volumi pari a quasi il 100% (Molato 99,4%, Mignano 96,4%). Il fiume Po, lungo tutta l’asta, continua ad avere portate nettamente superiori alla media ed in prossimità del delta, a Pontelagoscuro, raggiunge mc/s 3430, cioè il 90% in più della media mensile.
Nelle vicine Marche, complice una primavera avara di piogge ed il mancato innevamento dell’Appennino Umbro-Marchigiano durante l’inverno, i fiumi stanno subendo da diverse settimane una lenta e progressiva contrazione dei livelli idrometrici; a farne le spese sono soprattutto la Potenza, l’Esino, il Tronto ed il Sentino, che registrano valori ben al di sotto della media dello scorso quinquennio. Le 5 dighe regionali stanno, però, trattenendo una quantità d’acqua pari a 52,29 milioni di metri cubi, cioè un valore inferiore al solo 2023 quando gli invasi erano pieni al 97%, mentre ora siamo comunque ad un confortante 80%.
Scendendo verso Sud, la situazione idrica si complica: una crescente sofferenza si registra nell’Italia peninsulare, e contemporaneamente il Mezzogiorno sta affrontando una delle annate più secche del recente passato.
E le prospettive per i prossimi mesi, a causa delle temperature marine mai così calde come quest’anno (quello 2024 è stato inoltre, globalmente, con + 0,64° rispetto alla media, il maggio più caldo della storia anche per quanto riguarda la temperatura dell’aria), non sono affatto rosee,
Con la piaga di devastanti incendi boschivi e riserve idriche stoccate insufficienti a garantire contemporaneamente la necessaria disponibilità per cittadinanza, flussi turistici e produzione agricola di qualità.