(Sesto Potere) – Bari – 5 settembre 2024 – “Le coste italiane e gran parte delle coste globali sono oggi esposte, agli effetti dell’aumento del livello marino causato dal riscaldamento globale. Il riscaldamento globale implica che il mare diventa più caldo e aumenta di volume e quindi sale. Inoltre un clima più caldo significa fusione dei ghiacci terrestri che si riversano in mare creando anche loro aumento del livello marino. La somma di questi effetti causa un progressivo allagamento delle coste, in particolare delle coste subsidenti, cioè dove il suolo per questioni naturali o antropiche si muove verso il basso”: lo afferma in una nota Marco Anzidei, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, intervenendo al Congresso Nazionale congiunto della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, che s’è svolto a Bari fino al 2 settembre alla presenza di ben 1000 geologi coinvolti in 1200 temi di ricerca in 53 sessioni di lavoro.
“Facciamo l’esempio ben conosciuto di Venezia. Gli scenari che si prospettano è che un livello globale del mare potrà crescere a fine secolo di circa un metro e continuerà a salire anche nei decenni successivi. Questo valore però potrà anche aumentare qualora i ghiacci di Groelandia ed Antardite fonderanno più velocemente di quello che noi oggi sappiamo. Questo può esporre le coste a dei rischi che noi stiamo cercando di valutare attraverso dei progetti specifici. Abbiamo dati numerici su quelli che sono i valori attesi di aumento del livello marino, zona per zona lungo le coste italiane”: aggiunge Marco Anzidei.
“Abbiamo selezionato 39 zone costiere principali, nelle piane costiere che sono molto basse sul mare e che sono le prime ad essere maggiormente esposte all’aumento del livello marino. Su queste zone stiamo effettuando degli scenari con delle mappe di allagamento marino previsto da qui alla fine di questo secolo. Sono 39 le zone selezionate attraverso un’analisi dei dati territoriali, dati del Ministero dell’Ambiente che sono liberamente utilizzabili. Abbiamo analizzato tali dati ed abbiamo individuato 39 zone principali”: ha affermato il ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
E le coste rocciose arretrano, in alcuni casi anche di 10 metri in un secolo!
“Si sta presentando drammaticamente anche il tema dell’arretramento delle coste alte rocciose. E’ un tema che forse al momento, non è sufficientemente affrontato in termini sia tecnici che scientici e queste coste rocciose sono in arretramento. Il mestiere della falesia è quello di arretrare ma il fatto è che ci sono numerosi elementi esposti – ha dichiarato Francesco Faccini, docente dell’Università di Genova ed esponente della Società Italiana di Geologia Ambientale – che sono sopra la falesia o infrastrutture, insediamenti anche dentro la falesia. Spesso la base della falesia è istruita per spiagge e momenti ricreativi e queste situazioni creano delle eccezionali condizioni di rischio che devono essere monitorate, valutate e strategicamente affrontate tramite opportune misure di riduzione del rischio”.
“Nei casi che abbiamo in Liguria, il tasso di arretramento è variabile in funzione della natura della roccia, del mondo ondoso. In alcuni casi abbiamo registrato arretramenti anche di oltre 10 metri in 100 anni”: ha aggiunto Francesco Faccini.