(Sesto Potere) – Forlì – 5 maggio 2025 – Il report 2025 su dati del MEF analizzati dall’Osservatorio CISL Romagna, fotografa la situazione economica della Romagna: crescita generalizzata, ma persistono gap territoriali e bassi salari nei servizi. I dati parlano chiaro: in Romagna i redditi crescono, ma non per tutti allo stesso ritmo.
È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Osservatorio CISL Romagna, che ha analizzato l’andamento del reddito medio imponibile tra il 2022 e il 2023, in un momento storico in cui la ripresa economica post-pandemica sta ridefinendo equilibri e fragilità del sistema produttivo locale.
Nel complesso, la Regione Emilia-Romagna registra una crescita media del 5%, ma la realtà romagnola si presenta variegata e per certi aspetti ancora fortemente diseguale, sia rispetto alle province emiliane, sia all’interno delle singole province romagnole.
Un territorio che cresce, ma a due velocità
Nel 2023, Ravenna si conferma la provincia romagnola con il reddito medio più alto, pari a 23.296 euro, seguita da Forlì-Cesena (21.796 euro) e da Rimini (20.248 euro). Sono tutte e tre sotto la soglia delle province emiliane più forti – come Bologna, Reggio Emilia e Modena – dove i redditi medi superano abbondantemente i 24.000 euro. Il gap tra Emilia e Romagna si fa sentire: in alcuni casi la distanza supera i 5.000 euro all’anno per contribuente. Questo divario storico resta evidente, anche se alcune province romagnole stanno mostrando segnali di dinamismo.
Forlì-Cesena accelera: +6% in un anno
Forlì-Cesena è la provincia che più sorprende, registrando una crescita del 6% del reddito medio, il dato più alto tra le province romagnole e superiore alla media regionale. Si tratta di un segnale importante, che secondo l’Osservatorio CISL Romagna riflette una buona combinazione tra settore industriale e servizi, un sistema economico capace di assorbire i cambiamenti in atto nell’economia e nel mercato del lavoro. Un segnale interessante anche in chiave futura: Forlì-Cesena potrebbe rappresentare un modello di equilibrio tra comparti produttivi diversi, capace di garantire sia occupazione che redditi in crescita.
Ravenna stabile, Rimini ancora fanalino di coda
Ravenna consolida la propria posizione, con un incremento del 5% e un reddito medio che resta il più alto della Romagna. La provincia è trainata da un comparto industriale forte, con livelli di produttività e retribuzioni tra i migliori della regione.
Situazione più critica a Rimini, che pur segnando una crescita del 5% resta l’ultima provincia della classifica regionale per reddito medio. Il motivo? Una struttura occupazionale ancora troppo concentrata nei servizi turistici e stagionali, con bassa qualità e bassa retribuzione, nonostante una buona produttività nel settore. Una contraddizione che, secondo CISL, va affrontata con politiche specifiche di rilancio e valorizzazione del lavoro.
La geografia delle disuguaglianze interne
Il report mette in luce un altro aspetto cruciale: le disuguaglianze all’interno delle province. In Romagna, la distanza tra capoluoghi e aree interne supera in media i 4.000 euro annui per contribuente.
Il gap più marcato si registra in Forlì-Cesena, dove le differenze tra i redditi percepiti nei centri urbani e quelli dell’Appennino risultano particolarmente ampie. Rimini, invece, presenta un divario più contenuto, ma anche qui le aree collinari e interne faticano a tenere il passo rispetto alla costa.
Sotto i 26.000 euro il 70% dei romagnoli. A Rimini il 40% è sotto i 15.000.
Nel 2023, il 70% dei contribuenti romagnoli ha dichiarato meno di 26.000 euro. Un dato che evidenzia la fragilità di ampie fasce di popolazione.
A Rimini, la situazione è particolarmente preoccupante: il 40% dei contribuenti si colloca sotto i 15.000 euro, ben sopra la media regionale. A Forlì-Cesena e Ravenna, questa fascia rappresenta rispettivamente il 32% e il 30% della popolazione fiscale.
Le fasce alte, invece, restano minoritarie: solo il 3% dei contribuenti supera i 55.000 euro annui a Forlì-Cesena e Rimini, e solo il 4% a Ravenna.
L’analisi: la struttura economica spiega (quasi) tutto.
Nel 2023, l’indice dei prezzi al consumo in Emilia-Romagna è aumentato del 5,2%. L’incremento dei redditi, pur presente, si è dunque scontrato con il muro dell’inflazione, annullandone in buona parte gli effetti reali. Nella dinamica reddituale da annoverare molti rinnovi di contratti nazionali avvenuti nel 2023. Come già evidenziato nel dossier “Partecipare la complessità”, pubblicato dall’Osservatorio CISL Romagna, i redditi riflettono anche la specializzazione economica dei territori. Dove c’è industria ad alta produttività, come a Ravenna, i redditi crescono. Dove dominano i servizi poco qualificati – come a Rimini – i redditi restano bassi, anche in presenza di una buona efficienza produttiva.
La proposta CISL: “Serve una nuova stagione di politiche territoriali”
La CISL sottolinea la necessità di investire nella qualità del lavoro, soprattutto nei settori dei servizi e nel turismo, promuovendo stabilità, formazione e migliori condizioni contrattuali.
“Il territorio romagnolo sta dando segnali di vitalità – spiega il Segretario Generale della CISL Romagna Francesco Marinelli (nella foto) – ma non tutti i cittadini stanno beneficiando di questa crescita. È il momento di avviare una nuova stagione di politiche capaci di colmare i divari, sostenere lo sviluppo delle aree interne e favorire una crescita più equa e inclusiva. Non possiamo accontentarci dei segnali positivi sulla crescita dei redditi: è nostro dovere come organizzazione sindacale chiedere che questa ripresa diventi strutturale, diffusa e giusta”.
Altro punto cardine è il rilancio delle aree interne, troppo spesso penalizzate sia in termini di accesso al lavoro che di servizi. “Serve un piano di sviluppo per le aree interne della Romagna, fatto di incentivi per il lavoro giovanile e femminile, sostegno alle cooperative di comunità, valorizzazione dello smart working e dei coworking nei piccoli comuni. Le comunità appenniniche hanno energie e potenzialità che non possiamo permetterci di ignorare.”
“Non basta difendere il lavoro esistente: dobbiamo offrire a tutte e a tutti la possibilità di crescere, cambiare, migliorare – chiosa Marinelli -. Chiediamo investimenti pubblici e privati per la riqualificazione dei lavoratori, in particolare nei settori più fragili. E la formazione va riconosciuta come parte del tempo di lavoro, non come un lusso per pochi.”
Un’altra proposta avanzata dalla CISL Romagna è quella di rinnovare la contrattazione territoriale, soprattutto in quelle aree dove i salari restano bassi. “Serve una contrattazione d’area vasta che integri i temi del salario con quelli del welfare, della mobilità, dei tempi di vita”.
Secondo Marinelli, la sfida è chiara: trasformare la ripresa in equità. “La Romagna ha energie, competenze e tradizione per farcela. Ma servono coraggio politico, visione e un grande lavoro comune.”