(Sesto Potere) – Cesena – 6 agosto 2024 — Come dare nuova vitalità e slancio alle Case del Popolo? Aprendo i loro spazi a nuove attività, rinnovando le basi sociali, dando spazio ai giovani e mettendosi al servizio delle nuove abitudini sociali, culturali e ricreative delle comunità.
C’è una forte richiesta di occasioni serali per la socialità e la cultura, ma anche di nuove iniziative: spazi per centri estivi e doposcuola, attività da e per i giovani, luoghi in cui esercitare il volontariato o praticare lo “smart working”.
È quanto emerge da una ricerca di Legacoop Romagna su un campione di circa 400 persone del territorio romagnolo.
Lo studio è stato presentato nei giorni scorsi presso la sala del Cda di Apofruit a Cesena nel corso di un convegno a cui hanno preso parte protagonisti ed esperti di questo mondo.
«Chi pensa alle Case del Popolo — ha spiegato il curatore Federico Morgagni — vorrebbe trovare sicuramente più possibilità per passare del tempo insieme ad amici e persone care, in modo conviviale e in particolare la sera, ma dalla ricerca emerge forte anche la richiesta, in particolare dai giovani, di attività culturali, dalla musica live ai convegni. Perdono slancio le forme di intrattenimento più tradizionali, mentre ci sarebbero spazi enormi per proporre attività di socializzazione per anziani, spazi per feste private, corsi e attività per bambini e adolescenti, dando risposta alla crescente esigenza di servizi di prossimità per le persone, soprattutto in periferia».
«Le Case del Popolo nascono nella seconda metà dell’Ottocento e attraversano tre secoli grazie alla loro capacità di adattarsi ai cambiamenti sociali e politici — ha rimarcato lo storico dell’Università di Bologna, Tito Menzani —. Occorre continuare a valorizzare i bisogni condivisi dai soci: le Case del Popolo sono state fondate per soddisfare esigenze comunitarie, e la loro sopravvivenza dipende dalla capacità di continuare a soddisfare questi bisogni».
La parola è passata quindi a coloro che fanno vivere le Case del Popolo di oggi. Durante la tavola rotonda moderata da Simona Benedetti, responsabile del Centro Studi di Legacoop Romagna, sono intervenuti Pascale Buda, Presidente Novacoop, Massimo Gaspari, Presidente Unica, Adamo Ricci, Presidente Casa del Popolo “Igino Cecchini” di Borella e Tomas Rubboli, Presidente Casa del Lavoratore di Meldola. Quest’ultimo che poco più che ventenne ha accettato la sfida di rinnovare la cooperativa, mettendosi alla guida di una compagine di giovani che ha già realizzato numerose iniziative vicine al cuore delle nuove generazioni e aperte alla esigenza della città e del territorio.
Altri esempi di successo sono stati citati da Alessandro Argnani, attore e condirettore della cooperativa Ravenna Teatro, che ha raccontato l’esperienza dei “teatri abitati” pugliesi, dove gli spazi culturali sono stati affidati ad artisti locali attraverso bandi pubblici, generando energia, creatività e coinvolgimento comunitario.
Nelle conclusioni Paolo Lucchi, presidente di Legacoop Romagna, è tornato sull’obiettivo della ricerca: come fare incontrare le Case del Popolo con le esigenze attuali della popolazione. «Sappiamo che a volte i problemi di gestione quotidiani prevalgono sulla progettualità — ha detto Lucchi —, ma dobbiamo essere in grado di progettare il presente e il futuro come facevano le grandi organizzazioni di massa del XX secolo. È importante continuare a lavorare insieme, investire nelle strutture, rendere protagonisti i giovani e condividere le esperienze positive per dare nuova vita a queste importanti realtà».