(Sesto Potere) – Roma – 4 luglio 2025 – In questi giorni i telegiornali ed i quotidiani nazionali e locali aprono le loro edizioni su un argomento “scottante”: i black out che si sono registrate in varie città d’Italia (per ultime: Roma e Caserta) causa della richiesta energetica aumentata a causa del gran caldo e del maggiore uso pubblico e privato dei condizionatori, dei refrigeratori e di ventilatori. Mancata la corrente elettrica per ore ed ore, con centinaia di migliaia di utenti rimasti al buio in intere città, dal Nord al Sud d’Italia. Blackout continui, con l’Onu che ha fatto i conti: “i danni per il cambiamento climatico più che raddoppiati”.
Sul tema intervengono con un comunicato congiunto Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil, che affermano: “Per difendersi da questo caldo asfissiante occorre tenere accesi migliaia di condizionatori d’aria, proprio quelli che le aziende elettriche consigliavano di installare come sistemi di riscaldamento e raffrescamento, per usare meno gas e più energia elettrica econtribuire in questo modo a combattere il “cambiamento climatico”. Peccato che ci sia un problema: per far funzionare una macchina elettrica come il condizionatore (o il frigorifero, o la lavatrice) serve l’energia elettrica, e serve dove c’è il condizionatore equando lo si deve accendere. Ed è proprio qui il fatto: chi dovrebbe garantire a cittadini e imprese di avere sempre e comunque a disposizione la quantità di energia elettrica necessaria per tutti i bisogni (familiari o industriali), oggi dà la colpa dei blackout al caldo eccessivo e… inaspettato. Si tratta di Aziende che hanno una concessione dello Stato italiano per distribuire l’energia elettrica costruendo impianti sufficienti per tutti i bisogni, investimenti che vengono pagati dalle bollette”.
“Invece si sceglie di risparmiare, di riparare impianti vecchi, diprivarsi del personale necessario per i lavori che dovrebbero essere urgentemente eseguiti e via discorrendo. Ricordiamo che Enel, attraverso e-distribuzione, è il principale distributore italiano con oltre l’85% del territorio nazionale gestito in concessione”: aggiungono Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil, che continuano così: “da anni lottano dentro questa azienda, contro politiche industriali sbagliate perché Enel sta curando in maniera esagerata la dimensione finanziaria – e chi gestisce una concessione non deve farlo in questo modo: i soldi, quando ci sono, devono servire anche ad abbassare le bollette – e non sta mettendo in campo gli investimenti necessari sulla Rete e sulla forza lavoro. Le assunzioni di nuovo personale e gli investimenti realizzati in questi anni si stanno rilevando insufficienti, come da tempo le organizzazioni sindacali denunciano”.
“Ormai si contano a centinaia, forse a migliaia, su tutto il territorio nazionale le situazioni di straordinario obbligatorio, perché gli organici di base sono del tutto insufficienti: i sindacati con queste lotte hanno messo a nudo le fragilità aziendali. Sistematicamente il personale operativo è costretto a prestazioni aggiuntive diurne e notturne, in particolare nei fine settimana, ben oltre il minimo contrattuale previsto per garantire il giusto recupero fisiologico. Per queste ragioni e per le criticità dell’attuale modello organizzativo, da oltre un anno e mezzo sono in atto scioperi in e-distribuzione”: affermano Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil.
Ed oggi i sindacati chiedono alle Istituzioni (Governo, Regioni, e Comuni ) e alle forze politiche di ogni parte di: “intervenire per riprendere la loro funzione di controllo sui concessionari di servizi pubblici come sono le Aziende che svolgono attività di distribuzionedi energia elettrica, perché i Blackout non nascono casualmente, ma sono l’effetto di responsabilità ben precise di chi non ha fatto quanto doveva per evitarli”: concludono Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil che auspicano che si faccia luce sulle vere responsabilità di questa situazione.