(Sesto Potere) – Bologna – 5 settembre 2024 – “Il fatto che oltre il 60% dei redditi dichiarati in Emilia-Romagna si collochi nella fascia tra i 15.000 e i 55.000 euro è indicatore di una certa equità nella distribuzione dei redditi della nostra regione, certamente maggiore rispetto ad altre zone del Paese, tuttavia alcuni dati fanno suonare un forte campanello d’allarme. La crescita dei redditi da lavoro dipendente è di gran lunga inferiore rispetto all’andamento dell’inflazione. La questione salariale, che la Cgil solleva in tutto il Paese, comincia a diventare questione centrale anche in Emilia-Romagna, dove abbiamo sicuramente tante occasioni di lavoro ma evidentemente ancora poca diffusione del lavoro di qualità”: lo afferma in una nota il segretario generale della Cgil Emilia Romagna Massimo Bussandri commentando l’analisi Ires dal titolo: “Le dichiarazioni dei redditi in Emilia-Romagna”.
“Anche la crescita dei redditi da pensione non tiene il passo della perdita del potere d’acquisto per effetto delle tante sforbiciate ai meccanismi di rivalutazione. C’è poi il fenomeno, molto curioso, del contestuale aumento esponenziale dei redditi da lavoro autonomo e da attività d’impresa, in questo caso superiore alle dinamiche inflazionistiche, che segnala due cose: il fatto che quest’ultima tipologia di lavoro “rende” di più rispetto al lavoro dipendente, perché evidentemente la ricchezza prodotta è mal distribuita fra le due tipologie; il fatto che la “flat tax” ha probabilmente fatto emergere alcune zolle di evasione fiscale. Non guardiamolo come un fatto positivo, perché sarebbe triste e paradossale che per limitare il ricorso all’evasione in questo Paese si debba “certificare” un sistema che fa pagare più tasse a chi guadagna meno, lavoratori dipendenti e pensionati, e meno tasse a chi guadagna di più.”: aggiunge Massimo Bussandri.
In base all’analisi Ires sulle: “dichiarazioni dei redditi in Emilia-Romagna”, nel 2022 l’Emilia-Romagna si è confermata al terzo posto tra le regioni italiane, dopo la Lombardia e la Provincia Autonoma di Bolzano, per reddito imponibile medio pro capite, registrando tuttavia una crescita, rispetto all’anno precedente pari al 4,3%, inferiore alla crescita
media nazionale (4,9%).
Scendendo al dettaglio provinciale , l’imponibile medio pro capite va dagli oltre 25.000 € di Bologna e Parma, che a buon titolo possono essere considerate le province più ricche della regione, ai 19.600 circa di Rimini. Al terzo posto di questa graduatoria si colloca Modena, che ha avuto la crescita più sostenuta nei 10 anni precedenti (20,5%) e al quarto Reggio Emilia, che rimane sempre comunque su valori molto prossimi a quelli modenesi. Tra le province meno “ricche”, oltre a Rimini, vanno annoverate anche Ferrara e Forlì-Cesena, su valori di imponibile medio tra di loro molto simili, attorno ai 21.500 euro.
Considerando i soli redditi da lavoro dipendente e assimilati, il reddito medio pro capite risulta essere in Emilia-Romagna nettamente superiore a quello nazionale, anche se il divario risulta essere leggermente inferiore rispetto al reddito imponibile totale (+6,9% invece che +9,0%).
L’Emilia-Romagna risulta anche in questo ambito la terza regione italiana, ma nell’anno d’imposta precedente, il 2021, era seconda: è stata superata, seppur di poco, anche dal Lazio, ferma restando la prima posizione della Lombardia.
Parma, Bologna e Modena restano, anche in questo specifico ambito, le province con i redditi medi pro capite più elevati della regione. Ferrara, Forlì-Cesena e soprattutto Rimini quelle che registrano invece i redditi medi più bassi.
I comuni con i redditi medi da lavoro dipendente più bassi sono in grande prevalenza romagnoli e dislocati soprattutto nell’entroterra riminese. Rilevante è in questo ambito anche la presenza di comuni della provincia di Ferrara: ben 3 negli ultimi 10.
“Alcuni dati chiamano in causa anche i ragionamenti che dovremo fare nella direzione di una manutenzione avanzata del Patto per il Lavoro e per il Clima. Abbiamo in questa regione un forte squilibrio territoriale di redditi, anche e soprattutto da lavoro dipendente, e una provincia (Rimini) che si colloca al di sotto della media nazionale. Il disegno di una Emilia-Romagna a due o più velocità è sempre più realistico e tuttavia è un tema da risolvere”: conclude il segretario generale della Cgil Emilia Romagna Massimo Bussandri.