(Sesto Potere) – Bologna – 13 marzo 2024 – Era il 13 marzo del 1979 quando tre terroristi assaltarono, nel cuore di Bologna, la sede del sindacato dei giornalisti. Rimasero coinvolte quattro persone e una, Graziella Fava, morì a 49 anni.
Un attentato compiuto per colpire la libertà di stampa e la democrazia che resta a tutt’oggi impunito e fu rivendicato dalla sigla vicina al terrorismo di sinistra, “Gatti selvaggi”.
Oggi in via San Giorgio, durante l’appuntamento annuale per ricordare Graziella Fava, è stata scoperta una lapide posta in sua memoria, grazie al contributo del Comune di Bologna e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.
“Un dolore che non si attenua con il passare degli anni- ha commentato il sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale, Davide Baruffi– e di cui tutti dobbiamo conservare memoria. Azioni e crimini violenti che hanno visto tante vittime innocenti, come Graziella Fava, diventare bersagli incolpevoli di una strategia della tensione messa in atto, in quegli anni, per destabilizzare le istituzioni e intimidire le voci della stampa libera. Sono passati 45 anni ma qui oggi, insieme al figlio e alla nipote di Graziella, vogliamo ribadire che niente e nessuno potrà mai mettere in discussione la democrazia e la libertà di espressione che costituiscono i valori fondanti della nostra Costituzione Repubblicana”.
I giornalisti, che erano il bersaglio di quell’attacco, non hanno mai dimenticato. L’auspicio espresso durante la commemorazione dello scorso anno da Associazione Stampa e Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, dal figlio di Graziella e dai rappresentanti di Comune di Bologna e Regione Emilia-Romagna, di poter collocare una lapide in suo ricordo proprio nel luogo in cui l’atto criminoso era stato compiuto, si è realizzato.
Alla commemorazione, oltre al sottosegretario Baruffi erano presenti il figlio e la nipote di Graziella Fava, Emilio e Graziella Baravelli, il presidente dell’Aser, Paolo Maria Amadasi, il presidente regionale dell’Ordine dei Giornalisti, Silvestro Ramunno, e l’assessore a Comunicazione e innovazione digitale del Comune di Bologna, Massimo Bugani.