(Sesto Potere) – Bologna – 21 marzo 2025 – La Polizia di Stato, Questura di Bologna, ha dato esecuzione a cinque provvedimenti di custodia cautelare in carcere emessi dal G. I. P. del Tribunale di Bologna nei confronti di altrettanti soggetti facenti parte di un’organizzazione criminale internazionale che trafficava sostanze stupefacenti tra l’Italia e l’Olanda.
La complessa attività di indagine è stata svolta dalla Squadra Mobile di Bologna – 6^ sezione Antidroga, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna e in collaborazione con il collaterale Ufficio investigativo spagnolo supportato dall’Unità di Contatto SCO presso l’Udyco di Madrid, e con le Squadre Mobili di Rimini, Treviso e Verona.
I cinque soggetti, quattro di nazionalità albanese ed una di nazionalità tunisina, sono finiti in carcere per il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti aggravata dalla disponibilità delle armi.Altri 12 soggetti indagati a piede libero sono stati sottoposti ad operazioni di perquisizione delegate dalla locale Procura della Repubblica.
La complessa attività ha preso avvio da un’indagine inizialmente condotta dalla Squadra Mobile di Bologna negli anni 2019/2020 nei confronti di una associazione criminale ritenuta responsabile di reati in materia fiscale e tributaria, nell’ambito della quale sono state captate delle utenze criptate.
A distanza di un anno circa, grazie alle attività tecniche svolte con l’ausilio di personale del Servizio Polizia Scientifica di Roma, è stato individuato un sofisticato sistema di comunicazione realizzato attraverso telefoni “criptati”, riferibili alla piattaforma “SKY ECC”, trovati nella disponibilità di alcuni degli indagati.
Nel marzo 2021, grazie ad una ulteriore operazione svolta dalle Autorità Giudiziarie e dalle rispettive forze di Polizia di Belgio ed Olanda che ha portato al sequestro delle chat criptate riferibili alla suddetta piattaforma e, grazie alla collaborazione fornita da Europol ed Eurojust, veniva data la possibilità a tutti i paesi membri di fruire dei dati scovati sulla base dell’Ordine di Indagine Europeo (O. I. E.).
È emerso che la rete di comunicazione SKY-ECC consentiva, fino a marzo 2021, ad un gruppo chiuso di clienti, registrati in forma anonima con un codice alfanumerico e nick-name di fantasia, lo scambio sicuro “end to end” (senza conservazione di copia sul server) di file audio, file video, immagini e messaggi di testo per via telematica utilizzando quindi canali protetti con chiavi crittografate non intercettabili.
Tutta la rete di comunicazione era gestita attraverso un’infrastruttura realizzata dal fornitore dei criptofonini, con server sparsi in tutto il mondo, spesso collocati in paesi offshore (Costarica), ma anche in Canada ed Olanda, che rappresentavano il cuore del servizio. Sui criptofonini, basati su hardware commerciali, era installato un sistema operativo ad hoc dotato di particolari requisiti di sicurezza che disabilitava la localizzazione GPS, l’uso di schede SD, i servizi Google, il Bluetooth e la fotocamera, mantenendo attive le sole chiamate in modalità VoIP (senza uso della rete GSM) e la messaggistica, con applicazioni proprietarie e crittografate.
I cellulari avevano anche una funzione di wiping, cioè la possibilità di cancellazione totale del sistema cifrato in caso di sequestro da parte della polizia, che poteva essere attivato direttamente sul telefono con una combinazione di tasti, oppure da remoto (remote wipe).
A fronte di quanto sopra esposto Eurojust (Agenzia dell’Unione Europea per la Cooperazione in materia di Giustizia Penale), a seguito di richiesta inoltrata dall’Autorità Giudiziaria con Ordine di Indagine Europeo (O. I. E.), ha trasmesso alla Squadra Mobile di Bologna i dati acquisiti sulle utenze criptate emerse nella prima fase dell’indagine. L’approfondita e laboriosa attività di analisi delle chat acquisite ha così permesso di ricostruire l’organigramma di una consolidata organizzazione criminale operante in questo capoluogo, ma con proiezioni a carattere nazionale e transnazionale, a cui capo vi era un cittadino albanese che, per comunicare, utilizzava appunto criptofonini collegati all’applicazione SKY-ECC.
Quest’ultimo, individuato come direttore, finanziatore ed organizzatore dell’associazione, in stretta collaborazione con un famigliare e con altri connazionali alcuni dei quali dimoranti in Olanda, importava con cadenza regolare discreti quantitativi di cocaina, nell’ordine di alcuni chilogrammi per volta, che poi venivano rivenduti a connazionali dimoranti in varie località del territorio nazionale. L’uomo si dedicava, seppur in maniera residuale, anche all’importazione e al commercio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e hashish.
Nel corso della indagine sono state ricostruite, per il periodo dall’aprile 2020 al novembre 2020, ben 9 importazioni di cocaina portate a termine dall’associazione, per un totale di 41,5 chilogrammi di cocaina e altre 9 importazioni di marijuana per un quantitativo di 76,5 chilogrammi, oltre all’introduzione nel territorio nazionale di una partita di 280 chilogrammi di hashish. Il valore economico complessivo dello stupefacente importato, una volta immesso sul mercato, è quantificabile in oltre 5 milioni di euro.
In data 19.02.2025 il Tribunale di Bologna – Ufficio del Giudice per le indagini preliminari, riconoscendo l’impianto accusatorio prospettato dalla Procura della Repubblica di Bologna, ha emesso i cinque provvedimenti di custodia cautelare in carcere eseguiti contestualmente dalla Squadra mobile di Bologna, Rimini, Treviso, Verona e dalla Polizia spagnola.