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Bologna, a Palazzo d’Accursio una mostra dedicata alla Uno Bianca: “Memorie da una città ferita”

(Sesto Potere) – Bologna – 18 novembre 2025 – Domani, mercoledì 19 novembre alle 17, si terrà l’inaugurazione della mostra Uno Bianca. Memorie da una città ferita, allestita in sala d’Ercole a Palazzo d’Accursio.

All’inaugurazione interverranno l’assessora Anna Lisa Boni, il presidente dell’associazione delle vittime della Uno Bianca, Alberto Capolungo e Maurizio Matrone, ideatore della mostra. 

La cosiddetta Banda della Uno Bianca era composta principalmente da poliziotti che, per sette anni e mezzo, hanno agito indisturbati nel nostro territorio, tra Bologna, la Romagna e Pesaro. I numeri ufficiali raccontano 23 morti, 114 feriti e 102 azioni criminali tra il 1987 e il 1994.

Uno Bianca. Memorie da una città ferita espone una mappa organica di “fatti” raccontati dalla società civile quale viva testimonianza dell’epoca: articoli, fotografie, giornali e interviste, in un percorso che si dipana attraverso gli eventi criminosi, contestualizzati nel periodo storico in cui sono avvenuti.

L’allestimento è proposto dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (Corso di Scenografia e allestimenti degli spazi espositivi) con il contributo di Mauro Luccarini e Valeria Lorenzani, la sonorizzazione è a cura della compositrice Paola Samoggia, mentre le video-interviste sono raccolte da Paolo Pontivi del Master in Giornalismo dell’Università di Bologna.

La mostra resterà visitabile fino al 30 novembre, da martedì a domenica dalle ore 10 alle 18.30 (venerdì dalle ore 15 alle 18.30).

La mostra è parte del progetto Uno Bianca per chi l’ha vista. Una storia per chi non c’era, organizzato dall’Associazione Vittime della Uno Bianca, con l’ideazione di Maurizio Matrone.

Una chiamata alla memoria dal punto vista della società civile, un’indagine storica sulla reazione, sullo sgomento, sull’emozione, sullo sdegno e sull’impegno dei cittadini davanti ai tragici episodi criminali accaduti e ai loro responsabili, quasi tutti uomini delle forze di polizia.

È un invito per chi ha vissuto quel periodo, e per chi non c’era, a non dimenticare affinché fatti del genere non accadano mai più.