martedì, Giugno 3, 2025
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Ausl, riorganizzazione del sistema di soccorso, illustrato a Morciano il nuovo funzionamento dei servizi territoriali

(Sesto Potere) – Morciano di Romagna – 3 giugno 2025 – La trasformazione dei servizi sanitari territoriali nel Distretto di Riccione, soffermandosi in particolare sul funzionamento del sistema di soccorso pre-ospedaliero, è stato il tema al centro dell’incontro pubblico svoltosi nella serata di venerdì 30 maggio all’Auditorium “Pina Renzi” di Morciano di Romagna. “Oltre l’emergenza: come cambia la sanità nei nostri comuni” era il titolo dell’iniziativa promossa dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’Azienda sanitaria della Romagna.

Così, dopo l’introduzione di Daniela Angelini, Sindaca di Riccione e presidente del Comitato di Distretto (presenti anche il primo cittadino di Morciano di Romagna e ad altri amministratori dei Comuni del Distretto), i professionisti di Ausl Romagna con l’ausilio di una serie di dati hanno illustrato gli aspetti della riorganizzazione.

Non stiamo chiudendo servizi, ma li stiamo rimodulando per garantire ciò che serve davvero e sempre con risposte di qualità”, ha sottolineato Ardigò Martino, Direttore del Distretto di Riccione, evidenziando quello che è il contesto socio-demografico di riferimento, con le peculiari caratteristiche della popolazione in termini di età e situazione familiare.
È importante chiarire che la presenza di persone anziane o fragili non implica un maggiore bisogno di ambulanze. Oggi, la protezione degli anziani dipende molto meno dalla risposta in emergenza e molto di più da una rete di assistenza territoriale continua e integrata, che comprende: l’assistenza domiciliare; i servizi infermieristici territoriali; il supporto ai caregiver e alle famiglie; i Punti Unici di Accesso (PUA); la medicina generale e le attività di prevenzione delle riacutizzazioni. Il nostro impegno come Distretto è rafforzare questa rete silenziosa ma decisiva, che garantisce agli anziani non solo di essere salvati in emergenza, ma soprattutto di non arrivare all’emergenza, grazie alla presa in carico precoce. Si tratta di un lavoro integrato, promuovendo formazione al primo soccorso e all’uso del defibrillatore, che punta proprio ad evitare che l’ambulanza diventi l’unica risposta possibile”.

Concetti sul potenziamento e responsabilizzazione delle comunità locali ripresi anche da Antonella Dappozzo, direttrice U.O. Cure Primarie Rimini-Riccione, che ha sottolineato “l’importanza del pieno coinvolgimento dei cittadini come co-gestori insieme ai professionisti del grande patrimonio di prestazioni di assistenza specialistica, allo scopo di garantire il rispetto dei tempi di attesa e l’assistenza più appropriata”.

Sui risultati di performance dell’automedica (di recente oggetto anche di alcune interrogazioni di consiglieri comunali) si è soffermato in particolare Maurizio Menarini, direttore Centrale Operativa 118 ed Emergenza Territoriale Romagna, ribadendo come: “l’attuale organizzazione dei servizi di emergenza territoriale risulti funzionale alle esigenze e caratteristiche del territorio di Morciano e della Valconca”.

“L’automedica è infatti un mezzo di supporto avanzato composto da personale medico e attrezzature, senza pazienti, e che viene attivata a seconda della gravità degli interventi, in affiancamento all’ambulanza. Nell’ambito di un processo strutturale avviato a 30 anni dall’istituzione del 118, la rimodulazione ha previsto lo spostamento del mezzo (ma nessuna eliminazione) che serve l’area sud del Distretto a Miramare, posizione ritenuta strategica (distante solo pochi chilometri dalla precedente) sulla base della distribuzione geografica dei residenti e della necessità di garantire risposte tempestive, mentre il primo mezzo di intervento, anche sui codici rossi, è l’ambulanza di stanza a Morciano di Romagna, dotata di personale infermieristico altamente qualificato. I dati presentati mostrano che vi è una gestione dinamica con una automedica ogni 124.104 abitanti”: spiega Ausl Romagna.

Il sistema di soccorso alle patologie più critiche, tempo-dipendenti come infarto cardiaco, traumi gravi o ictus, si basa su una rete di risposte che ha inizio sul territorio e trova il trattamento definitivo nell’ospedale idoneo, non necessariamente quello più vicino al luogo dell’evento – ha spiegato il dottor Menarini, affiancato anche da Rosa Intermite, direttrice del Pronto Soccorso di Riccione – Per quanto attiene il territorio, la disponibilità di mezzi di soccorso avanzato a leadership infermieristica consente di fornire una prima risposta sanitaria nei tempi di legge previsti e con la qualità necessaria alle condizioni del paziente; la medicalizzazione ovvero l’intervento dell’automedica ed eventualmente dell’elisoccorso, è un anello della catena, molto importante ma non l’unico per garantire una ottimale ripresa dei pazienti. E’ dalla sinergia tra professionisti sanitari sul territorio e con i reparti specialistici degli ospedali (trauma center, laboratorio di emodinamica, centro ictus) che si ottengono i migliori risultati”.

Nel corso dell’incontro – spiega Ausl Romagna – “è stato evidenziato come nei territori geograficamente più distanti dai presidi ospedalieri, come quelli collinari o montani, la sicurezza non si costruisce con un mezzo fermo in ogni Comune, ma con un sistema a rete ben coordinato e una comunità formata, consapevole e pronta a collaborare. In questi contesti il sistema delle emergenze si fonda su tre pilastri fondamentali: capacità della popolazione di riconoscere rapidamente l’emergenza; prontezza nel chiamare il numero corretto (112), fornendo informazioni precise; attivazione delle prime manovre salvavita (massaggio cardiaco, uso del Defibrillatore) in attesa dei soccorsi”.

“In sostanza, la presenza di cittadini formati, di defibrillatori accessibili (a tal proposito la Regione Emilia Romagna ha investito per l’acquisizione e la distribuzione di apparecchi di nuova generazione) e di una rete comunitaria di primo soccorso può fare la differenza nei primi minuti, prima dell’arrivo di qualsiasi mezzo. La distanza geografica non deve tradursi in vulnerabilità sanitaria, ma in alleanza di prossimità tra cittadini, servizi e operatori. In sostanza, a garantire la piena tutela del diritto alla salute di tutti è l’integrazione tra i diversi livelli del sistema: emergenza, ospedale, strutture intermedie, territorio, prevenzione e promozione”: conclude Ausl Romagna.