martedì, Maggio 20, 2025
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Associazione Amici di don Dario, convegno con vice- ministro sen. Sisto 

(Sesto Potere) – Forlì – 20 maggio 2025 – Di fronte a circa 150 persone l’associazione Amici di don Dario ha posto l’attenzione sul carcere e sulle sue funzioni rieducative dei detenuti: l’occasione è stato il convegno dello scorso 16 maggio a Forlì sul tema “L’utopia di don Dario: il carcere, un’opportunità per rinascere alla vita”, prima iniziativa tramite la quale intendiamo celebrare i nostri 30 anni di attività e il decennale della scomparsa di don Dario Ciani, per per 22 anni fu cappellano della casa circondariale di Forlì.

L’evento, moderato da Gigi Mattarelli, ha visto in apertura i saluti del sindaco di Forlì Gian Luca Zattini, del vescovo mons. Livio Corazza e dell’on. Rosaria Tassinari, a cui è seguito l’intervento del di Alberto Bravi, presidente dell’ass. Amici di don Dario, che ha introdotto il tema del carcere, sottolineando che nel pensiero di don Dario il periodo che i detenuti trascorrono in carcere non è un tempo vuoto e sospeso, ma attraverso il loro coinvolgimento, deve diventare un tempo di crescita, di preparazione al loro reinserimento nella società, anche attraverso il lavoro, un’opportunità perseguita con forza dallo stesso don Dario, che fu il primo a creare lavoro in Carcere, tramite lavori di assemblaggio, commissionati da aziende del territorio.

Sono seguite tre testimonianze di valore sui processi reiducativi nei contesti carcerari, proposte da don Daniele Simonazzi, sanguigno cappellano del carcere di Reggio Emilia, Giorgio Pieri, referente delle Comunità Educanti con i carcerati (CEC) dell’associazione Papa Giovanni XXIII e Daniele Versari, presidente dell’impresa sociale Altremani, attiva con progetti lavorativi all’interno della casa circondariale di Forlì.

Dalle loro testimonianze è emerso con forza il bisogno di non lasciare soli i detenuti, ma favorire con loro un incontro, una relazione di fiducia, indispensabile per curare le loro ferite e riaprire il loro cuore verso una nuova speranza di vita, che possa essere il seme per rigenerarsi e specialmente non cadere nella recidiva a fine pena. Inteeressante, a questo proposito, quanto incide il lavoro in questo progetto di rinascita: i dati affermano che il ritorno a delinquere riguarda appena il 5% dei detenuti che hanno svolto attività lavorative, contro il 70% di quelli che hanno vissuto l’esperienza detentiva sensa stimoli di questo tipo.

Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative e della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ha posto la sua attenzione sulla figura di don Dario, insieme al quale ha condiviso esperienze in età giovanile: lo ha definito un architetto innovatore in qualità di cooperatore sociale, ripercorrendo quanto il compianto sacerdote ha costruito tramite la cooperativa sociale San Giuseppe, una delle prime esperienze in Italia, in grado di coniugare la solidarietà verso le persone con fragilità e il lavoro, in questo caso basato sule coltivazioni agricole, gli allevamenti e la realizzazione di prodotti derivati da tali attività.

L’evento è stato concluso dal sen. Paolo Francesco Sisto, vice-ministro alla Giustizia, che ha posto la sua attenzione sul rapporto fra detenzione e rinascita alla vita: “La privazione delle libertà – ha affermato il vice-ministro – è giusta perchè si interviene nei confronti di qualcuno che ha commesso reati, ma non bisogna mai privare il detenuto della sua dignità. E’ poi importante lavorare anche nella direzione delle giustizia riparativa, ovvero di un processo per cercare una possibile conciliazione fra il colpevole e le sue vittime. Il sen. Sisto, in conclusione, ha ribadito anche quanto sia strategico che il mondo politico si confronti con il volontariato e l’associazionismo e le altre realtà sociali attive in carcere: una relazione che può essere utile e preziosa per chi poi dovrà legiferare in questa delicata materia.