(Sesto Potere) – Forlì – 21 giugno 2024 – Il bilancio della mostra “Preraffaelliti. Rinascimento moderno” prossima a concludersi ai Musei del San Domenico (il 30 giugno), e che ha visto la prestigiosa collaborazione dei musei inglesi e americani, è più che positivo: circa 115mila visitatori dal 24 febbraio ad oggi, una media di 907 ingressi al giorno ed una provenienza in gran parte italiana (all’ 87,76%, soprattutto da Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia, Marche, Lazio, Puglia e Sardegna), ma anche dall’Europa (unione europea al 10,57%) ed extra Ue (nel 2,67% dei casi).
Alta scolarizzazione dei visitatori: in possesso di laurea o titolo equipollente il 63,87% delle persone che hanno visitato la mostra, con specializzazione post laurea nel 9,95% dei casi, diploma superiore per il 26,60% e scuola dlel’obbligo per l’1,56%.
Un profilo per titolo di studio più alto che nelle altre mostre.
Alta rappresentanza femminile (il 69,69%) e generale abbassamento dell’età dei visitatori con prevalenza della fascia 45-65 anni, il 40% sotto i 45 anni.
A livello occupazionale il 45,74% dei visitatori è impiegato o inquadrato nella stessa fascia, spiccano anche per partecipazione i dirigenti e/o imprenditori (10,40%) ed i lavoratori in proprio (l’11%), ma non mancano i pensionati (15,50%).
A tracciare il quadro statistico – su un campione di 894 persone – della mostra “Preraffaelliti. Rinascimento Moderno” Gianfranco Brunelli, direttore generale delle grandi mostre dei Musei San Domenico di Forlì.
Una mostra – la 19^ organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì – che ha ricostruito con una narrazione mai vista prima d’ora il profondo impatto dell’arte storica italiana sul movimento preraffaellita britannico tra gli anni Quaranta dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, mostrando, per la prima volta, opere di artisti italiani di fine Ottocento che si sono ispirati ai loro precursori britannici,
Numeri importanti che riportano l’eco di un successo internazionale anche grazie ai prestiti concessi dai musei di tutta Italia e dall’estero (Gran Bretagna e Usa, soprattutto).
Un’esposizione – 300 quadri, statue, stampe, disegni, mobili, ceramiche, opere in vetro e metallo, tessuti, medaglie, libri illustrati, manoscritti, gioielli, arazzi e oggetti vari (spicca il pianoforte dipinto da Burne-Jones), a cui si aggiungono circa 50 capolavori del Tre-Quattrocento – che ha incuriosito il pubblico e i critici stranieri, anglofoni in particolare.
Forlì ancora una volta capitale dell’arte internazionale.
“La mostra ha evidenziato un’alta capacità attrattiva: il 21% dei visitatori non aveva visitato altre mostre negli ultimi 12 mesi. Così come il motivo principale per una visita a Forlì (nel 90,15% dei casi) è stato proprio la visita alla mostra al San Domenico”: ha evidenziato Brunelli.
La Fondazione è già al lavoro per la 20^ edizione che andrà in scena nel 2025. In anteprima il tema della prossima esposizione sarà sviscerato questa estate, come ogni anno, a Milano Marittima.
“Il tema? Si rifletterà sul significato dell’arte e dell’opera d’arte. C’è bisogno di ragionare sull’arte in quanto tale”: ha detto Brunelli.
E domenica 30 giugno, ultima giornata della mostra, apertura serale straordinaria. Cassa aperta fino alle 22 e chiusura effettiva dell’esposizione alle 23.30.