(Sesto Potere) – Roma – 13 ottobre 2025 – Le pratiche delle imprese sono le principali responsabili di buona parte dei danni all’ambiente accumulati negli anni.
Il tema più grave, però, è che solo una piccolissima percentuale delle aziende del Bel Paese è assicurata per questo genere di incidenti: secondo i dati emersi dall’ultima indagine di settore sono, infatti, solo lo 0,64% delle imprese made in Italy (microimprese, PMI e multinazionali) che si sono dotate di una polizza assicurativa per i danni alle risorse naturali.
È quanto risulta da un’elaborazione effettuata dal Pool Ambiente, consorzio di coriassicurazione e centro d’eccellenza nazionale sui rischi di responsabilità ambientale, sulla base della seconda rilevazione statistica condotta da ANIA – Associazione Nazionale per le Imprese Assicuratrici, a livello nazionale, in merito alla diffusione delle polizze di responsabilità ambientale tra le aziende.
Ogni anno in Italia si verificano circa 1.000-1.500 nuovi casi di contaminazione ambientale, di questi ben 700-1.200 sono causati da imprese. Circa 500-900 sono quindi i casi dovuti a imprese “regolari”, escludendo reati ambientali e condotte criminali.
Eppure il numero totale dei siti potenzialmente contaminati è molto più alto: 41.000 sono i siti potenzialmente contaminati, 12.000 sono quelli già classificati come contaminati e 42 sono i Siti di Interesse Nazionale (SIN) che richiedono interventi complessi.
Visto che meno dell’1% delle imprese è dotato di una copertura per i danni all’ambiente, mediamente nel 99% di questi casi non è presente una polizza a copertura delle spese di bonifica e ripristino dei danni. Le aziende coinvolte in “incidenti ambientali” si trovano quindi ad affrontare ingenti spese, che possono arrivare anche a diversi milioni di euro e che in genere non sono state previste a budget. Un esborso imprevisto che può mettere in difficoltà la liquidità dell’azienda e minarne la solidità.
È acclarato inoltre che il fallimento dell’impresa ha pesanti ricadute sui posti di lavoro e sul tessuto economico e sociale del territorio, oltre che sulla spesa pubblica, dal momento che in tutti questi casi gli interventi necessari di ripristino e bonifica sono finanziati dallo Stato.
Studi di settore indicano che tra il 5% e il 10% delle aziende fallite in settori industriali e ambientali potrebbero aver avuto la bonifica come fattore determinante. Dal 2006 al 2023 sono fallite oltre 200.000 imprese italiane in tutti i settori, tra cui, ad esempio, industria chimica e metallurgica, costruzioni, immobiliare e gestione rifiuti. In base a questo numero potremmo quindi stimare tra 10.000 e 20.000 imprese fallite a causa dei costi di bonifica.
“Il nostro decalogo per la gestione dei rischi di responsabilità ambientale nasce dall’esigenza di creare un vademecum dedicato alle aziende con le pratiche più efficaci da portare avanti per limitare i possibili danni agli ecosistemi. La nostra speranza è che nei prossimi anni, oltre a una maggior diffusione del nostro decalogo, ci sia un notevole aumento nella diffusione delle polizze di responsabilità ambientale. Per ottenere ciò dovrebbero essere messe in pratica misure mirate come la valorizzazione della stipula dell’assicurazione nel rating ESG, nel Report di Sostenibilità e nell’applicazione del Regolamento Tassonomia. In generale per raggiungere l’obiettivo di una maggiore diffusione di questo tipo di coperture sarebbe importante sviluppare un’azione coordinata, a livello nazionale ed europeo, per contribuire allo sviluppo di un’attenzione al rischio ambientale e a una maggiore cultura assicurativa” afferma Roberto Ferrari, Responsabile sinistri di Pool Ambiente.
Ecco quindi il decalogo individuato dagli esperti di Pool Ambiente per una gestione efficace dei rischi di responsabilità ambientale, che riassume gli interventi prioritari da parte delle imprese per la tutela dell’ambiente e della salute delle persone in 10 punti così riassunti: mappatura proattiva; affidabilità tecnica; gestione responsabile; linee Guida; tutela assicurativa; formazione specializzata; interventi mirati; protezione strutturata; controllo operativo; e intervento immediato.