(Sesto Potere) – Ferrara – 8 ottobre 2024 – “Cultura e arte sono volani di crescita, di quella crescita equilibrata che garantisce coesione, senso di appartenenza alla comunità, fiducia e rispetto per l’ambiente e per gli altri. Del resto, non è soltanto il Pil la misura del benessere delle persone e, tuttavia, cultura e arte fanno bene anche ai numeri dell’economia. Lo dimostrano, ad esempio, i legami sempre più stretti tra fruizione dei beni artistici e turismo, i risultati delle applicazioni di nuove tecnologie nei progetti e nei percorsi museali e culturali, le ricadute di un sistema industriale e produttivo che compete sulla scena globale con creatività e con prodotti ad alto contenuto innovativo”. Così Paolo Govoni, vice presidente della Camera di commercio di Ferrara e Ravenna, a commento del 14° rapporto “Io sono Cultura”, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Tagliacarne, Deloitte con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura.
La cultura, per la provincia di Ferrara, è, dunque, un formidabile attivatore di economia. Una filiera (per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle attività culturali e creative se ne attivano altri 1,8 in settori economici diversi), in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore che, nel 2023, è cresciuta sia dal punto di vista del valore aggiunto (+4,6% rispetto all’anno precedente e di poco più del 10% rispetto al 2019) che da quello dell’occupazione (+2,8% rispetto al 2022, a fronte di un +1,8% registrato a livello nazionale).
Una filiera, quella ferrarese, complessa e composita in cui si trovano ad operare oltre 8 mila imprese (in crescita rispetto al 2022) e numerose organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività, le quali impiegano, tra dipendenti, interinali ed esterni, il 2,2% del totale delle risorse umane retribuite operanti nell’intero universo del non-profit).
Dal Rapporto, infine, emerge un’attenzione sempre più centrata sul fattore uomo e sui nuovi modelli di sviluppo, centrali anche in ottica Impresa 5.0, il nuovo paradigma produttivo che punta alla sostenibilità e alla relazione cooperativa tra uomo e macchina.
In primo piano ci sono l’anima e i valori identitari che rendono un’impresa consapevole e responsabile, tanto nei processi produttivi quanto nelle relazioni di filiera e territorio. Su quest’ultimo aspetto, l’architettura e il design si rivelano particolarmente virtuosi, chiamati a tradurre l’emergente consapevolezza ambientale in una nuova comprensione progettuale, attraverso la riciclabilità, il riuso, meno sprechi, l’utilizzo di materiali migliori e vicini.
“La cultura – ha concluso Govoni – è un potente fattore d’innovazione (economica e sociale), è il nostro vantaggio competitivo. E’ ciò che, nell’era dell’Intelligenza Artificiale, può spalancarci nuove porte: gli oggetti dall’anima super tecnologica hanno sempre più bisogno di un corpo accattivante, funzionale, emozionante, unico. Hanno bisogno della cultura, che rende capaci di incorporare bellezza e valore nei prodotti”.