(Sesto Potere) – Santa Sofia – 25 febbraio 2025 – Domenica 23 febbraio si è celebrata a Corniolo, frazione di Santa Sofia, una cerimonia commemorativa in onore del professor Dino Amadori, indimenticato direttore scientifico emerito dell’ IRST IRCCS e presidente dell’Istituto Oncologico Romagnolo, a cinque anni dalla sua scomparsa. Iniziata con la deposizione di una corona di fiori su iniziativa della Pro Loco Corniolo e Campigna, innanzi alla casa natale del Prof, a Corniolo, per poi proseguire nella Chiesa parrocchiale di S. Pietro in Corniolo, con testimonianze e messa officiata dal Vicario, Mons. Enrico Casadei.
L’incontro ha visto la partecipazione del sindaco di Forlì, Gianluca Zattini, che ha condiviso una toccante testimonianza della sua amicizia personale con il professor Amadori. Zattini ha sottolineato il profondo legame di amicizia che li univa sin dalla nascita dell’Irst (oggi Irst- Dino Amadori) di Meldola, evidenziando non solo le straordinarie competenze del professor Amadori come medico e scienziato, ma anche il suo approccio umano ed empatico nei confronti dei pazienti.
“Per il professor Amadori, la cura della persona e il rapporto empatico con i pazienti erano sempre al centro della sua missione”, ha affermato Zattini, evidenziando come: “Amadori abbia anteposto la dignità e il benessere umano a qualsiasi approccio medico-scientifico. Ha anche menzionato il suo impegno in Africa con la sua Associazione Tison, dove ha costituito il primo centro di ricovero e cura dell’intera Africa subsahariana: uno dei tanti traguardi raggiunti da un uomo che, tra l’altro, fondato lo IOR”.
Durante la cerimonia, è stata ribadita l’importanza dell’impegno del professor Amadori nella ricerca oncologica internazionale, nel volontariato e nel terzo settore: un’eredità che continua a ispirare professionisti e ricercatori nel campo della medicina.
“E il Prof. Amadori inoltre ha portato la Facoltà di Medicina a Forlì, un risultato di cui è stato determinante, pur non avendolo potuto vedere con occhi terreni ma certamente con l’affetto che oggi, più che mai sento vicino”: ha aggiunto il figlio, Giovanni Amadori.
Presenti alla cerimonia anche il sindaco di Meldola, Roberto Cavallucci; la sindaca di Santa Sofia, Ilaria Marianini; e rappresentanti dell’Avis comunale di Forlì, nella persona di Fabio Giacomini, segretario Avis Comunale Forlì, con il presidente dello IOR il presidente dell’IRST; e il presidente dei volontari IOR, Portolani e, Mattia Altini e il Dott. Marco Maltoni e il Dott. Falcini.

Ed ha partecipato anche l’assessora regionale alla Cultura, Gessica Allegni, invitata personalmente dal figlio di Dino, Giovanni, presidente dell’Associazione Dino Amadori. Allegni ha ricordato il primo incontro con il professor Amadori, avvenuto durante la presentazione del suo libro “Anima e Coraggio” a Bertinoro (nel corso di uno dei “pomeriggi del bicchiere” ) pochi mesi prima della sua scomparsa. Ha raccontato che “….quel giorno, a Bertinoro, Dino rimase con noi per ore, parlando con tutti gli amici che erano venuti anche da fuori provincia per ascoltarlo”.
Tra i partecipanti alla cerimonia anche: Daniele Valbonesi, Andrea e Giovanni Amadori, figli del professor Amadori, e il vice sindaco di Forlì, Vincenzo Bongiorno. Il Presidente De Pascale, che, per impegni istituzionali, non ha potuto presenziare, ha confermato telefonicamente a Giovanni Amadori il suo affetto nei confronti del professor Amadori.
Le testimonianze sono state unanimi nel confermare il valore del medico, dell’uomo e dell’amico Dino Amadori, che per primo ha sconfitto il timore di nominare il cancro come una malattia da affrontare con umanità e coraggio.
“A Corniolo e Santa Sofia lo chiamavamo tutti Dino, per l’approccio e l’empatia che trasmetteva solo guardandolo nello stringergli la mano.. “: ha ricordato il Consigliere Regionale Valbonesi, nel corso del suo intervento.
“Nostro padre, per primo, ha liberato tutta la comunità dal timore che affliggeva nel solo nominare il cancro, che per tutti era solo “quel brutto male”; infatti sin da quando iniziò la propria carriera, neppure si osava nominarlo. Quella di oggi non è solo una cerimonia alla memoria alla memoria ma il presente che ci continua a raccontare con le sue opere e con l’Associazione a lui intitolata” impegnata nel ricordarlo a tutti coloro che gli vogliono bene. Con la sua umanità e con il suo approccio trovava sempre la parola giusta, spesso bastava un suo sguardo o una carezza per indicare la strada per affrontare la malattia, o le difficoltà anche per le prognosi più più difficili. Era così anche con noi figli, in famiglia, un punto di riferimento quotidiano, sempre disponibile”: hanno testimoniato i figli Giovanni e Andrea.
Un ricordo particolarmente toccante è giunto dalla Dott.ssa Ilaria Cangini, allieva di Amadori all’IRST. descrivendo ciò che per lei è stato Dino Amadori: “Per cambiare, ognuno di noi merita di trovare il proprio mentore, il proprio maestro di vita. Nella vita si naviga a vista. Si cammina incontro al proprio destino senza armi, a volte si arranca tra sogni e incertezze quindi trovare la propria strada non sempre è facile. Succede a volte, però, apparentemente quasi per caso, che si incontri qualcuno che ci accoglie, ci ispira, ci guida, qualcuno che ci spinge oltre i nostri limiti, ci istruisce, ci forgia e ci lascia liberi di continuare il nostro viaggio. Per me il Prof è stato questo, e le sue parole sono state la mia bussola, la direzione che ho preso nella vita; è stato un mentore perfetto, per me. E io gli sono e sarò sempre grata. Un buon mentore ha già imparato, sì, ma è anche consapevole di stare ancora imparando. Solo i grandi come Lui sanno di non sapere e rimangono curiosi. Il Prof era un pensatore libero che mi ha insegnato a pensare senza barriere o preconcetti; un maestro illuminato che ha saputo stimolarmi con la critica ma anche con l’affetto e la cura di chi ti segue ogni giorno, incoraggiandoti a fare meglio. Una guida, quando ci lascia, lascia un vuoto immenso ma anche uno spazio sconfinato nel quale continuare a seminare, coltivare e condividere il piacere della conoscenza”.