(Sesto Potere) – Bologna – 29 dicembre 2025 – L’alluvione del 2023 in Emilia Romagna, seguita poi da una seconda l’anno successivo, ha provocato danni per un valore stimato in circa 10 miliardi di euro, ovvero lo 0,47% del Pil.
Il territorio ravennate, il più colpito dalle due alluvioni, sta vivendo periodi caldi più lunghi e ecosistemi locali con nuove fragilità.
Il 2023 e il 2024 sono stati gli anni con la temperatura più elevata nell’ultimo ventennio. La pioggia si è concentrata in momenti ravvicinati e di forte intensità: 905 mm la media del 2024.
In alcuni comuni i giorni con precipitazioni oltre i 30 mm sono stati 10. Il 22,2% del territorio provinciale è a elevato rischio idraulico.
Oltre l’87% della popolazione vive in aree a media pericolosità idraulica.
Anche il patrimonio presente sul territorio è esposto significativamente, con circa 90.000 edifici ubicati in aree a medio rischio e oltre 15.000 unità in zone ad alta pericolosità, 1.496 beni culturali collocati in aree a media pericolosità e 183 in zone ad alto rischio.
Quesdto emerge nel capitolo «Territorio e reti» del 59° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2025, presentato nei giorni scorsi a Roma.
Nello stesso capitolo un approfondimento dedicato a: “Il consumo di suolo in Italia: la lunga distanza tra obiettivi e realtà”.
Dove emerge che dal 2006 al 2023 il nostro Paese ha sottratto oltre 129.000 ettari alla disponibilità naturale e paesaggistica. A fronte dei 639,1 kmq consumati tra il 2006 e il 2012, nei soli ultimi tre anni il consumo è stato di 234,4 kmq, a una media annua che ha oscillato tra 70 e 85 kmq. Tra il 2006 e il 2023 il 36,1% del suolo consumato è stato destinato a usi permanenti, il 40,7% è potenzialmente reversibile. Ma il dato nazionale (il 7,16% di suolo consumato nel 2023, rispetto al 7,14% dell’anno precedente) cela profonde differenze territoriali.
Ebbene, alcune regioni del Nord, come la Lombardia, il Veneto e proprio l’Emilia Romagna, evidenziano una pressione costante, frutto di una combinazione tra dinamiche demografiche, espansione economica e sviluppo infrastrutturale.
In questi territori il suolo consumato aumenta in modo più marcato, con valori pro capite che raggiungono i 452 mq in Emilia Romagna, 449 mq in Veneto, 533 mq in Friuli Venezia Giulia.
All’opposto, in regioni del Centro-Sud come il Molise e la Basilicata invece la pressione appare più contenuta, ma i valori pro capite risultano tra i più alti d’Italia (rispettivamente, 602 mq e 596 mq). Con l’eccezione della Campania che si distingue nel panorama meridionale per un dato significativamente più elevato: con oltre il 10,5% di suolo consumato, si colloca al 4° posto tra tutte le regioni italiane.

