(Sesto Potere) – Genova – 29 dicembre 2025 – Il 27 dicembre personale della DIGOS di Genova (in raccordo con la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione), del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di finanza di Genova e del Nucleo Speciale della Polizia Valutaria della Guardia di finanza hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari (personali e reali, queste ultime per un ammontare di oltre otto milioni di euro) nei confronti rispettivamente di nove indagati destinatari tutti della custodia in carcere e tre associazioni, emessa dal Giudice per le Indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova.
Questi provvedimenti cautelari sono stati emessi nell’ambito di una indagine, che si è avvalsa del significativo supporto e delle competenze delle Forze di Polizia, avviata e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova a seguito di impulso della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo originato dall’analisi di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette e si è sviluppata grazie a scambi informativi con altri uffici inquirenti italiani, nell’ambito della costante azione di coordinamento del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, nonché; e con le Autorità dei Paesi Bassi e di altri Paesi della U.E. (svoltisi anche nell’ambito di riunioni organizzate da Eurojust).
Gli indagati sono accusati, nella attuale fase delle indagini preliminari, di fare parte e di avere finanziato l’associazione Hamas (“HARAKAT AL-MUQAWMA AL-ISLAMIYA” ovvero “Movimento della resistenza islamica”), che si propone il compimento di atti con finalità di terrorismo, in particolare contro lo Stato di Israele, ed è stata designata come organizzazione terroristica da parte dell’Unione Europea (per quanto riguarda sia la cosiddetta ‘ala politica’ che quella militare).
Alla predetta associazione, oltre al più recente attacco del 7 ottobre 2023, notoriamente realizzato e rivendicato da Hamas (oltre che dalla Jihad islamica) che ha causato la morte di 1200 persone e la cattura di quasi 200 ostaggi, viene ricondotta una serie di attentati che hanno causato negli anni la morte di 484 persone e il ferimento di altre 3305, in gran parte civili.
Il finanziamento delle attività terroristiche risulta avvenuto per mezzo di varie associazioni.

Gli indagati sono accusati del delitto di cui all’art. 270-bis del codice penale, ovvero: “Associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico”
In particolare, vengono loro addebitate operazioni di finanziamento, che si ritiene abbiano rilevantemente contribuito alle attività delittuose dell’organizzazione terroristica, per un ammontare complessivo di circa sette milioni di euro: effettuate anche mediante operazioni di triangolazione attraverso bonifici bancari o con altre modalità per il tramite di associazioni con sede all’Estero; in favore di associazioni con sede a Gaza, nei Territori Palestinesi o in Israele, dichiarate illegali dallo Stato di Israele, perché appartenenti, controllate o comunque collegate ad Hamas; direttamente a favore di esponenti di Hamas (in particolare, ad O. A., già Ministro del Governo di fatto di HAMAS a Gaza, che, specificamente, in varie circostanze, sollecitava tale supporto finanziario).
Tale supporto ha riguardato anche il sostentamento: dei familiari di persone coinvolte in attentati terroristici ai danni di civili o; dei parenti di detenuti per reati con finalità di terrorismo, sostentamento che ha rafforzato l’intento di un numero indeterminato di componenti di HAMAS di aderire alla strategia terroristica e al programma criminoso dell’organizzazione, anche compiendo attentati terroristici suicidi.
In particolare, tra gli indagati, figura anche Mohamed Hannoun, presidente dell’Associazione palestinesi in Italia, che nel 1994 aveva fondato l’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese (la: A.b.s.p.p., accusata di essere uno strumento per raccogliere fondi per Hamas), oggi accusato di avere destinato, nella raccolta di fondi indicata come avente fini umanitari per la popolazione palestinese, una parte rilevante (più del 71%) di tali fondi al finanziamento diretto di Hamas o di associazioni ad essa collegate o da essa controllate e di altre articolazioni dell’organizzazione terroristica suddetta.
Accusato anche di avere quindi concorso a versare, direttamente o indirettamente, all’organizzazione terroristica, a partire dall’18 ottobre 2001 e, fino alla data odierna, ma soprattutto a seguito degli eventi del 7 ottobre 2023, ingenti somme di denaro – pari a €.7.288.248,15, sottraendo – tali fondi alle finalità dichiarate e alle reali necessità della popolazione civile di Gaza.
Tali attività di raccolta fondi, si è accertato, sono state svolte a Genova e anche in altre località in territorio italiano e estero, con permanenza ancora attuale.
Due i palestinesi arrestati in Emilia Romagna con l’accusa di finanziare Hamas: uno sorpreso in un albergo di Bologna, fotografato a Gaza con un lanciarazzi in mano, tra gli uomini della brigata Al Qassam; ed un altro che abitava da anni in un condominio nella prima periferia di Sassuolo, in provincia di Modena.
Secondo l’ipotesi accusatoria, i membri della rete avevano costituito in Italia una cellula di Hamas e da molti anni operano, per mezzo della A.b.s.p.p. , nella raccolta di fondi destinati in tutto o in parte a detta organizzazione terroristica.
La costituzione di una cellula estera del movimento, sulla base degli elementi indiziari emersi nel corso delle indagini, non può ritenersi il risultato di una iniziativa personale di coloro che hanno dato vita all’associazione solidaristica italiana nei primi anni ‘90, ma, piuttosto, la realizzazione di un progetto strategico dell’organizzazione madre Hamas, che si è dotata di una struttura complessa, e dunque anche di cellule operanti all’estero, in grado di contribuire agli scopi propri del movimento.
L’indagine è iniziata successivamente all’attacco terroristico attribuito ad Hamas compiuto il 7 ottobre 2023, grazie ad impulso della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, originato dall’analisi di una serie di segnalazioni per operazioni finanziarie sospette individuate in data antecedente al 7 ottobre 2023, riguardanti alcuni degli indagati e la citata A.b.s.p.p. , ha ad oggetto condotte attive di appartenenza e finanziamento alla predetta associazione terroristica risalenti anche a data anteriore al 7 ottobre 2023 e si è sviluppata attraverso: approfondimenti investigativi dei dati informativi tratti dalle citate segnalazioni per operazioni finanziarie sospette; attività di intercettazione di comunicazioni telefoniche e tra presenti; monitoraggi di flussi di denaro destinati al finanziamento; monitoraggio e acquisizione, tramite operazioni sotto copertura autorizzate, di documenti e messaggi presenti nel server in dotazione presso la sede di Genova dell’A.B.S.P.P.; documentazione trasmessa ufficialmente dallo Stato di Israele nel contesto della cooperazione giudiziaria: in relazione ad un originario procedimento n. 15003/2003 R.G.N.R. (per il quale è stata ottenuta la riapertura delle indagini), in risposta ad alcune richieste di assistenza giudiziaria formulate dalla DDA di Genova; e atti trasmessi spontaneamente da parte delle Autorità Israeliane, ai sensi dell’art. 11 del Secondo Protocollo alla Convenzione Europea di Assistenza giudiziaria fatto a Strasburgo l’8.11.2001 e ratificato con legge n. 88 del 24 luglio 2019.
Parte di tali documenti sono stati rinvenuti anche nel server della sede genovese di A.b.s.p.p. e tanto consente di ribadirne la autenticità.
L’indagine ha permesso di accertare che HAMAS si è dotata di un comparto estero e di articolazioni periferiche che operano con lo specifico scopo di promuovere l’immagine dell’organizzazione e, soprattutto, di contribuire al suo finanziamento, che è condizione essenziale perché essa possa esistere, svilupparsi e cercare di raggiungere i propri scopi.
A.b.s.p.p. – secondo gli investigatori – può ritenersi una di tali articolazioni operante in Italia e partecipe, con altre simili associazioni, di un network europeo che opera coordinandosi con la struttura decisionale dell’organizzazione “madre”.
L’indagine ha rivelato che le donazioni provenienti da A.B.S.P.P. sono state destinate ad associazioni sotto il controllo diretto Hamas, con sede a Gaza, nei Territori Palestinesi o in Israele.

Alcune di esse sono accusate di operare sotto il controllo diretto dell’Ala militare di Hamas.
Non si è trattato di elargizioni aventi unicamente scopo caritatevole e umanitario. Secondo la tesi accusatoria, in base agli indizi raccolti in anni di indagine, gli indagati si sono resi consapevolmente responsabili di aver sottratto capitali alle finalità assistenzialistiche della da’wa (trattasi delle attività svolte dall’organizzazione nei settori della religione, dell’istruzione, del benessere e della salute allo scopo di creare saldi legami con la popolazione palestinese) in favore di un finanziamento diretto dell’organizzazione terroristica e delle sue attività criminose.
Il collegamento diretto tra le istituzioni civili e la strategia terroristica di Hamas risulta, del resto, consolidato, come dimostrato anche dalle dichiarazioni pubblicamente rese da K.M., già capo dell’Ufficio Politico di Hamas, il quale, in data 10.10.2023, tre giorni dopo il grave attacco terroristico in danno di civili israeliani, ha affermato: “Gaza chiede il vostro aiuto: aiuti, denaro, qualunque cosa abbiate; chiunque possa fare una donazione, sappia che questo è il momento della verità. Questa è la Jihad con il denaro, ed è come la Jihad di chi sacrifica la propria vita. Fai una donazione per Gaza, la sua resistenza e i suoi eroi. Questo è il momento in cui la nazione islamica deve unirsi alla battaglia”.
Alla Jihad e ai relativi ruoli e compiti degli indagati fanno apertamente riferimento anche alcune conversazioni intercettate.
Analoghe considerazioni possono trarsi dall’esame di un documento, interno ad Hamas, che illustra nel dettaglio le attività da’wa svolte dall’organizzazione che hanno la finalità di conquistare il cuore e convertire le persone, ottenere sostegno e reclutare nuovi attivisti del movimento.
Le attività descritte sono molteplici e vanno da quelle educative a quelle strettamente legate al settore militare: infatti fanno parte del settore da’wa le attività di formazione di giovani per i futuri ruoli di leadership dentro Hamas, quelle svolte nel settore studentesco nel Campo militare degli studenti (Command Training Institute), l’educazione sullo status di martiri e prigionieri, il simposio sulla Jihad e i santi guerrieri dell’organizzazione.
Tali attività sono svolte grazie al contributo delle associazioni di beneficenza di Hamas.
Numerose e significative appaiono le conversazioni telefoniche e i contatti tra H. e quanti rivestono analoghi ruoli in Olanda, Austria, Francia e Inghilterra.
Tali comunicazioni dimostrano l’esistenza di una estesa rete organizzata a livello internazionale di soggetti/istituzioni impegnati nella raccolta fondi, apparentemente da destinare a scopi benefici e a sostegno della popolazione e della causa palestinesi. A.B.S.P.P. e A.B.S.P.P. O.D.V. e i rispettivi dipendenti/collaboratori costituiscono l’articolazione italiana di tale network.
In un altro documento che ha ad oggetto le informazioni ottenute dalla Military Wing of Hamas riguardo a un’indagine dell’Autorità Palestinese di Sicurezza Preventiva sul conto della Charity italiana A.B.S.P.P., vengono citati come contatto a Gerusalemme dell’associazione lo sceicco N.B. (un alto funzionario di Hamas operante a Gerusalemme) e O.E.-I. a Gaza. Secondo il documento l’associazione italiana opera grazie a funzionari di Hamas.
Documentati sono risultati anche i rapporti di M.H. con alti esponenti di Hamas (è infatti emerso che, nel mese di dicembre del 2025, questi fosse presente ad una riunione in Turchia alla quale ha preso parte, tra l’altro, A.B., esponente di spicco del comparto estero dell’organizzazione terroristica).
Nel corso delle intercettazioni sono emerse espressioni di apprezzamento su attentati terroristici da parte di M.H., A.F., A.S.R., A.R. A.J. (quest’ultimo, che si rifugiava in un albergo di Bologna, ritratto, in una fotografia acquisita nel server di A.B.S.P.P. in divisa mimetica, armato di lanciarazzi, con i simboli delle Brigate Al Qassam, circondato da uomini armati palesemente appartenenti all’Ala militare dell’associazione terroristica degli attentati da parte dell’organizzazione), sintomatiche della loro adesione soggettiva all’organizzazione terroristica e, in particolare, alle modalità terroristiche di azione di Hamas.
Come ovvio, le indagini e i fatti attraverso esse emersi non possono in alcun modo togliere rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese successivamente al 7 ottobre 2023 nel corso delle operazioni militari intraprese dal Governo di Israele, per i quali si attende il giudizio da parte della Corte Penale Internazionale, da rendersi in conformità allo Statuto di Roma, ratificato da 125 Stati Membri, fra i quali, in un ruolo di impulso e sostegno, l’Italia.
Allo stesso tempo, tali crimini non possono giustificare gli atti di terrorismo (compresi quelli del 7 ottobre 2023) compiuti da Hamas e dalle organizzazioni terroristiche a questa collegate ai danni della popolazione civile, né costituirne una circostanza attenuante.
Per la giurisprudenza di legittimità costituiscono, infatti, atto terroristico le condotte che, pur se commesse nel contesto di conflitti armati, consistano in condotte violente rivolte contro la popolazione civile, anche se presente in territori che, in base al diritto internazionale, devono ritenersi illegittimamente occupati.
Nell’ambito della indagine condotta, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova, con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo di Roma, dalla Polizia di Stato (Questura di Genova-D.I.G.O.S, col raccordo operativo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione di Roma) e dalla Guardia di finanza (GICO di Genova e Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma), sono state eseguite, nei confronti delle persone sottoposte a misura cautelare e di altri indagati, un totale di 17 perquisizioni, personali e locali (incluse le tre sedi dell’ABSPP a Genova, Milano e Roma), che hanno interessato anche le città di Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi, Sassuolo (in provincia di Modena).
Le attività, proseguite sino alla tarda sera di ieri, hanno permesso di raccogliere ulteriori elementi che (fatta salva la presunzione di non colpevolezza) si ritiene riscontrino il quadro indiziario in base al quale è stata emessa l’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali.
Si segnala in particolare il sequestro di denaro contante per una somma complessiva di circa €.1.080.000,, detenuti non solo nelle sedi della ABSPP, ma anche in alcune delle dimore nella disponibilità delle persone perquisite. In un caso, il contante (per circa € 560.000) era stato occultato in un vano appositamente ricavato in un garage a Sassuolo. Sono stati altresì sequestrati alcuni computer, nascosti nell’intercapedine di una parete in un alloggio in provincia di Lodi, e numerosi altri dispositivi elettronici che saranno sottoposti ad analisi nei prossimi giorni.
Nella abitazione di uno degli indagati, che conservava anche circa € 6.000, è stata rinvenuta una bandiera di Hamas. Materiale riconducibile all’organizzazione è stato inoltre trovato in alcuni dei luoghi sottoposti a perquisizione.
In particolare, oltre a vari opuscoli sul movimento islamista, è stata sequestrata una chiavetta USB contenente anāshīd (canti corali della tradizione islamica) celebrativi di HAMAS.

