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Osservatorio investimenti: la Romagna prudente ma resiliente. Presentato a Rimini il primo report

(Sesto Potere) – Rimini – 12 dicembre 2025 – La Romagna si distingue per un approccio agli investimenti guidato dalla solidità strutturale delle aziende piuttosto che dalle fluttuazioni di breve termine. Questo è uno dei messaggi chiave emersi durante la presentazione del primo Report dell’Osservatorio Investimenti, nato dalla collaborazione strategica tra la Camera di commercio della Romagna e l’Università di Bologna – Dipartimento di Scienze Aziendali (DiSA), che si è tenuta giovedì 11 dicembre a Rimini nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio.

L’evento è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e ha visto, dopo i saluti istituzionali del presidente della Fondazione, Paolo Pasini, gli interventi di Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna e di Marco Maria Mattei, direttore della sede di Rimini del DiSA. Sono seguite, l’intervista ad Antonio Patuelli, presidente Abi, e le conclusioni del Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla. Ha moderato l’incontro la giornalista Federica Mosconi.

L’incontro pubblico di condivisione dei dati, che ha visto la presenza di rappresentanti istituzionali, accademici e del tessuto economico, ha reso evidente il valore di questo progetto innovativo che ha caratteristiche di originalità nel panorama italiano mirato all’osservazione strutturata e qualificata di una dimensione strategica, soprattutto nello scenario attuale. Investimenti efficaci e innovativi sono infatti la chiave non solo per la competitività e la crescita ma soprattutto per un vero sviluppo.

principali risultati interpretati da Marco Maria Mattei, direttore della sede di Rimini del DiSA.

Il report analizza l’evoluzione degli investimenti delle imprese in Emilia-Romagna nel quinquennio 2020-2024, un periodo segnato da shock senza precedenti: dalla pandemia al successivo rimbalzo del PIL (+8,9% nel 2021), fino alla crisi energetica del 2022 e alla conseguente vampata inflazionistica.

L’analisi è basata su un dataset di oltre 500.000 osservazioni, di cui circa 84.000 relative alle province di Forlì-Cesena e Rimini, ed evidenzia una forte corrispondenza nelle tempistiche di investimento tra livello regionale e locale. Entrambe le aree mostrano gli stessi trend, ossia una rapida espansione nel 2021 e una successiva contrazione nel 2022. Tali evidenze indicano che le imprese romagnole hanno reagito agli shock esterni (pandemia e ripresa) nello stesso modo e nello stesso momento delle altre imprese emiliane.

Le province di Forlì-Cesena e Rimini rappresentano per numero di imprese circa il 16% del tessuto imprenditoriale regionale. Rispetto al resto dell’Emilia-Romagna, dominata dalla manifattura pesante (49% degli investimenti), l’economia romagnola mostra una vocazione differente. Pur mantenendo una base manifatturiera solida (31,6% degli investimenti), la Romagna destina quote molto superiori al commercio (21,6% contro il 12% regionale) e alle attività immobiliari e turistiche. Invece, le imprese locali rispecchiano tendenzialmente la distribuzione regionale per classi dimensionali, con il 77% delle aziende classificate come microimprese, ma si osserva una percentuale leggermente inferiore di grandi imprese (0,76% contro il 0,95% della regione).

Per quanto attiene alla dinamica degli investimenti, mentre i grandi poli industriali (Bologna in primis, seguita da Modena) muovono i volumi in assoluto maggiori, le imprese romagnole sorprendono per l’intensità dei loro sforzi. In particolare, nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, sono le piccole imprese a registrare la maggiore incidenza degli investimenti rispetto al proprio attivo, superando in proporzione le grandi aziende. Questo indica che, nonostante risorse minori, le piccole realtà romagnole per crescere destinano agli investimenti importi proporzionalmente maggiori rispetto al loro attivo aziendale.  Ciò, tuttavia, non toglie che siano le grandi imprese a determinare in modo decisivo l’ammontare complessivo di investimenti effettuati.

L’anno 2024 – sulla base dei dati attualmente disponibili – sembra chiudersi con una flessione generalizzata degli investimenti in regione. Nonostante ciò, Forlì-Cesena mostra una maggiore resilienza, mantenendo livelli di investimento più in linea con in trend storico, in controtendenza rispetto al calo osservato nei grandi poli come Bologna.

L’analisi econometrica suggerisce poi che le imprese romagnole adottino un comportamento diverso – o più eterogeneo – rispetto alla media regionale. Mentre in Emilia-Romagna gli investimenti sono guidati dalla crescita delle vendite, dalla redditività e dalla leva finanziaria, a Forlì-Cesena e Rimini l’unica determinante robusta è la dimensione aziendale. Tale dato suggerisce un approccio più prudente: gli imprenditori romagnoli appaiono meno reattivi alle fluttuazioni di breve termine (come picchi di liquidità o crescita temporanea del fatturato) e pianificano gli investimenti basandosi principalmente sulla solidità della dimensione aziendale.

Dall’analisi è emerso anche che la misura della rivalutazione dei beni agevolata (D.L. 104/2020) ha avuto un impatto positivo e significativo sugli investimenti, funzionando da volano per la ripresa. Tuttavia, la misura ha premiato soprattutto le imprese più grandi e strutturate. In Romagna, l’effetto del beneficio fiscale aggiuntivo appare meno definito rispetto al dato nazionale, probabilmente a causa della minore numerosità del campione analizzato, che rende più difficile cogliere l’effetto statistico della leva fiscale.

Gli interventi

“L’Osservatorio sugli investimenti è un ponte tra la preziosa base dati dei bilanci camerali e l’alta competenza accademica dell’Università di Bologna. La missione della Camera di commercio è trasformare questi numeri in conoscenza strategica per le imprese, le associazioni e le istituzioni, sostenendo la crescita della Romagna mettendo a disposizione dati oggettivi e qualificati – ha commentato Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna. Il primo Report presentato oggi ci restituisce l’immagine di una Romagna con un tessuto imprenditoriale vitale e dinamico, dove commercio e turismo affiancano con forza la manifattura. L’analisi conferma che le nostre imprese, pur con volumi assoluti inferiori rispetto ai grandi poli industriali, dimostrano una lodevole propensione all’investimento, in linea con la media regionale. Preoccupa, infine, la drastica riduzione nell’ultimo anno degli investimenti immateriali, di cui le imprese oggi e nel prossimo futuro hanno grande necessità per introdurre tecnologie e innovazione”.

“L’Emilia-Romagna è da sempre un’area di straordinaria dinamicità economica e spirito imprenditoriale, che ha saputo scalare le classifiche di sviluppo, cambiando persino la geografia del vecchio triangolo industriale. La vivacità di questo territorio, che ha accelerato la convergenza con le storiche eccellenze dell’Emilia, dimostra la forza intrinseca della nostra iniziativa privata. Tuttavia, questa vitalità rischia di essere frenata da un gap infrastrutturale. Se la nostra economia è proiettata nel futuro, le infrastrutture pubbliche, in particolare strade e ferrovie, restano ancorate a modelli risalenti a cinquant’anni fa e oltre. A un’area a elevata vocazione produttiva e logistica come quella romagnola servono, infrastrutture adeguate, necessarie anche per lo sviluppo di realtà fondamentali, come il porto di Ravenna che non può esprimere il suo massimo potenziale se le arterie che lo collegano al Paese e all’Europa sono obsolete – ha dichiarato Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi) e della Cassa di Ravenna –. L’Emilia-Romagna, nel suo pluralismo e nella sua vivacità, è una delle regioni più innovative in Italia, e il sistema bancario ne è storicamente uno degli epicentri di trasformazione. In un contesto globale segnato da incertezze è fondamentale analizzare i tre pilastri della nostra tenuta economica: inflazione, investimenti e banche. Sull’inflazione, il quadro è rassicurante rispetto al passato: con l’introduzione dell’euro, siamo riusciti a domare i picchi a un sottomultiplo di quelli storici registrati con la lira. Questo successo è dovuto soprattutto all’efficacia delle politiche monetarie e alla spinta verso bilanci pubblici virtuosi, che hanno garantito la tenuta della moneta unica. Per quanto riguarda gli investimenti, il tema si lega in modo indissolubile alla politica fiscale. L’Europa ha unioni robuste, come quella agricola o bancaria, ma anche divisioni in campo fiscale. La concorrenza tra Stati membri per attrarre capitali è molto forte. Non basta invocare un’unione fiscale: se non ci avviciniamo almeno alle medie europee per oneri, gli investimenti possono ‘scappare con un clic’, danneggiando la nostra crescita. Infine, le banche. Il sistema italiano vanta un pluralismo e una diversificazione senza pari in Europa, con un’elevata presenza di capitali esteri e una concorrenza sfrenata sui mercati. La sfida principale oggi non è la struttura, ma l’allocazione delle risorse. Le imprese hanno liquidità accantonata, ma un generale clima di incertezza frena la fiducia e l’incentivo a investire. Manteniamo un’economia e una moneta forte, che sono oggetto di invidia tra i concorrenti. È essenziale che la politica accompagni questa forza con chiarezza fiscale e con un clima che invogli il mondo delle imprese a mobilitare le proprie risorse per la crescita futura”.

“L’Osservatorio sugli investimenti ci consegna un’analisi di grande qualità.  Esce il quadro di una Romagna che, come tutta la regione, dimostra una resilienza eccezionale. Soprattutto considerando lo scenario geopolitico e geoeconomico difficile che ci circonda. Il pericolo maggiore, tuttavia, è il degrado geo valoriale, che rischia di mettere in discussione la democrazia liberale, storicamente piattaforma di tenuta dell’Occidente – ha dichiarato Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna –. L’Europa deve recuperare sovranità tecnologica per avere anche sovranità politica ed evitare lo schiacciamento fra USA e Cina. L’Emilia-Romagna sta guardando con molta attenzione a questa discussione. Il nostro Paese deve uscire da un PIL anemico e iniziare a dare un senso al suo modello di sviluppo. È per questo che, come Regione, stiamo concentrando i bandi in tre direzioni: la digitalizzazione, la sostenibilità e un investimento senza precedenti sulle competenze, quindi sulle teste. Da qui l’investimento sulla legge per attrarre e trattenere i talenti, fondamentale per la tenuta del nostro sistema economico e sociale”.

Fonte notizia e foto: CdC Romagna romagna.camcom.it