(Sesto Potere) – Roma – 9 dicembre 2025 – AGENAS-Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ha organizzato la presentazione della nuova edizione del Programma Nazionale Esiti (PNE) 2025, basata sui dati relativi al 2024 (qui il link: https://pne.agenas.it/home). L’appuntamento, atteso ogni anno dalla comunità scientifica, rappresenta ormai un punto di riferimento per tutti gli operatori del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
L’evento si è tenuto questa mattina0, presso l’Auditorium Cosimo Piccinno del Ministero della Salute.
Dal 2012, AGENAS sviluppa il PNE, previsto dalla normativa vigente e finalizzato alla valutazione degli esiti delle prestazioni assistenziali e delle procedure medico-chirurgiche nell’ambito del SSN.
A dieci anni dall’entrata in vigore del DM 70/2015, si tenta un bilancio di come il sistema sia stato capace di evolvere, anche grazie a una norma che ha avuto il merito di introdurre a livello nazionale standard quantitativi per la riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera nel segno della qualità e della sicurezza delle cure.
Complessivamente, emerge il quadro di un sistema sanitario in grado di migliorare quando siano fissati riferimenti normativi precisi e i dispositivi di valutazione permettano di monitorare i progressi fatti, indirizzando il cambiamento verso obiettivi condivisi e misurabili.
La qualità dell’assistenza migliora, ma il sistema rimane segnato da forti diseguaglianze territoriali, e da un divario Nord-Sud (ad esempio, sui volumi per la chirurgia oncologica complessa di pancreas e retto, sulla tempestività di accesso a procedure salvavita e sull’appropriatezza clinica in area materno-infantile).
In tale contesto, il PNE si offre quale strumento strategico per la governance sanitaria ai diversi livelli del sistema:sostenendo il Nuovo Sistema di Garanzia e la programmazione a livello nazionale; divenendo un riferimento a livello regionale per la definizione degli obiettivi dei direttori generali delle aziende sanitarie; infine fornendo dati, a livello locale, per il governo clinico e lo sviluppo di cruscotti gestionali, in
un’ottica di Audit & Feedback.
Attualmente il PNE ha visto crescere a 218 il numero degli indicatori, di cui 189 relativi all’assistenza ospedaliera (67 di esito/processo, 101 di volume e 21 di ospedalizzazione) e 29 relativi all’assistenza territoriale, quest’ultima valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile (14 indicatori), esiti a lungo termine (11) e accessi impropri in PS (4).
Nell’edizione PNE 2025 sono state complessivamente valutate 1.117 strutture di ricovero per acuti (pubbliche e private), utilizzando i dati delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO),linkati con l’Anagrafe Tributaria (per la verifica dello stato in vita dei pazienti) e con il flusso dell’Emergenza-Urgenza (EMUR) per la parte relativa al Pronto Soccorso.
Tutte le aree ospedaliere
Si riporta di seguito (Tabella 2) l’elenco delle 15 strutture ospedaliere valutate su almeno 6 aree, che hanno raggiunto nel 2024 un livello alto o molto alto.
Si tratta dell’elenco delle strutture con livello alto/molto alto in tutte le aree valutate. Le eccellenze sono concentrare tutte al Nord, con una sola eccezione al Sud: il Federico II di Napoli e una al Centro Italia: l’Ospedale città di Castello in Umbria.

Ambito cardiocircolatorio
L’ambito cardiocircolatorio è valutato da 7 indicatori (Tabella 4). Delle 171 strutture che hanno raggiunto un livello molto alto, si riporta l’elenco delle 25 valutate con almeno 4 indicatori.

Anche Il 118 dell’Emilia-Romagna si conferma ai vertici nazionali per quanto riguarda i tempi di risposta alle chiamate. A certificarlo gli ultimi dati pubblicati da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, all’interno dell’ultimo report sulle performance di aziende sanitarie e ospedali reso noto nei giorni scorsi.
Nelle province si registrano tempi ben al di sotto del limite di attesa indicato in 18 minuti. Questi i numeri: Imola e Bologna 16 minuti, Modena e la Romagna 15 minuti, Parma, Reggio Emilia e Piacenza 13 minuti. A Ferrara si è sopra di un solo minuto, attestandosi su 19: una situazione già oggetto di attenzione e per la quale sono allo studio ulteriori ottimizzazioni logistiche, in particolare per le zone più interne.
L’indicatore rappresenta i minuti che intercorrono tra la chiamata e l’arrivo del mezzo di soccorso.
Considerata l’importanza di garantire risposte ed interventi tempestivi, adeguati, ottimali a tutte le richieste sanitarie del cittadino che rivestono carattere di emergenza-urgenza, la valutazione del tempo di risposta è una variabile significativa per descrivere l’efficienza di un sistema di emergenza sanitaria territoriale. L’indicatore misura la capacità tempestiva di risposta del sistema di emergenza e le performance del 118.
I numeri del 118 in Emilia-Romagna
Oltre 1.400 persone assistite ogni giorno nel 2024, più di 527mila l’anno, con un tempo medio di intervento di 15 minuti, quindi 4 minuti al di sotto della media nazionale, come certificano anche i dati dell’Osservatorio ministeriale.
Una media di 14mila interventi ogni 100mila abitanti, dato che pone l’Emilia-Romagna in cima a questa classifica tra tutte le regioni italiane. Grazie alla presenza di un mezzo di soccorso avanzato, sia con infermiere che con medico, ogni 29.678 abitanti, il doppio di quello che prevede il Decreto ministeriale 70/2015 che stabilisce il tetto massimo di un mezzo ogni 60mila abitanti.
E poi le professionalità e le competenze del personale: 3.770 i medici e gli infermieri impegnati nel servizio, a cui si aggiungono 500 autisti soccorritori e una squadra di quasi 40mila volontari, che, solo nel 2024, ha permesso di effettuare da Piacenza a Rimini 512.028 interventi e di soccorrere esattamente 527.310 pazienti. Il tutto grazie a una flotta di centinaia di mezzi, di cui 272 tra ambulanze e auto mediche e infermieristiche pronte a partire con l’equipaggio a bordo 24 ore su 24, e 4 elicotteri, uno dei quali con tecnologia Ngv per consentire il volo notturno e due con verricello.

