(Sesto Potere) – Forlì – 13 novembre 2025 – La progressiva riduzione della presenza fisica delle banche in Romagna continua a generare forti impatti sulla vita quotidiana delle comunità locali, in particolare nelle aree periferiche. Di questo tema cruciale si è discusso nel corso del Consiglio Generale della FIRST CISL Romagna – Federazione Italiana Reti dei Servizi del Terziario –, che si è tenuto a Rimini, presso la Sala Gavioli della CISL Romagna.
All’incontro hanno partecipato i dirigenti e i delegati provenienti dalle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, insieme ai responsabili territoriali della categoria.
Sono intervenuti la Segretaria Generale della FIRST CISL Romagna, Valentina Brandi, il Segretario Generale della CISL Romagna, Francesco Marinelli, e il Segretario Generale della FIRST CISL Emilia-Romagna, Stefano Manzi, che hanno portato il loro contributo alla riflessione sulla desertificazione bancaria e sulle prospettive future del settore del credito nei territori romagnoli.
Il quadro provinciale evidenzia una forte differenziazione anche grazie all’Indicatore di Desertificazione Provinciale (IPD) assoluto. Ravenna si conferma la provincia più presidiata, con un IPD di 29, indice che la colloca al primo posto a livello nazionale e testimonia una rete bancaria ancora solida.
Forlì-Cesena registra un IPD di 88, collocandosi nella media italiana, mentre Rimini, con un IPD di 183, mostra i segni più evidenti di rarefazione dei servizi. La differenza è evidente anche a livello territoriale: le aree pianeggianti mantengono una rete bancaria relativamente solida, ma spostandosi verso l’Appennino e le zone interne si riscontra una vera e propria rarefazione dei servizi.
Tra i comuni completamente privi di filiali ci sono Borghi, con circa 2.900 abitanti, Sant’Agata Feltria, che supera di poco i 1.900 residenti, Verghereto con 1.760 abitanti, Dovadola con 1.560 e una serie di altri piccoli centri montani della Romagna. Questi paesi condividono caratteristiche che amplificano il rischio di esclusione: popolazione anziana, scarsa alfabetizzazione digitale e ridotte possibilità di mobilità. La chiusura di una filiale in questi contesti non è un semplice fatto economico, ma un moltiplicatore di marginalità sociale, che riduce l’accesso ai servizi essenziali e rallenta la circolazione economica locale.
Altri comuni si trovano in una condizione di vulnerabilità elevata, perché dipendono da un unico sportello bancario: Montescudo–Monte Colombo e San Clemente, con rispettivamente quasi 6.800 e 5.700 abitanti, Saludecio con poco più di 3.000 residenti, Sant’Agata sul Santerno e San Leo con meno di 3.000 abitanti, e una serie di piccoli centri come Pennabilli, Bagnara di Romagna, Montefiore Conca e Montiano. Qui, la chiusura di un solo sportello può determinare una desertificazione totale, con effetti immediati su famiglie, imprese e lavoratori autonomi.
Negli ultimi dodici mesi, la situazione è peggiorata ulteriormente: nelle aree montane interne, i comuni completamente privi di sportelli sono aumentati dal 58,3% al 61,5% tra settembre 2024 e settembre 2025, segnalando una desertificazione più rapida del calo demografico. Nonostante ciò, le banche di credito cooperativo continuano a rappresentare un presidio fondamentale in molte realtà periferiche, garantendo almeno un punto di accesso ai servizi finanziari.
“La chiusura di uno sportello bancario non è un semplice dato economico, ma un fenomeno che impatta direttamente su famiglie, lavoratori autonomi e microimprese – commenta la Segretaria Generale delle FIRST CISL Romagna Valentina Brandi -. Nelle aree interne, la perdita di un presidio bancario rallenta i commerci locali, indebolisce le attività artigiane e agricole e aumenta il rischio di marginalità economica e sociale. Mantenere sportelli attivi significa difendere la vivibilità dei territori e la coesione delle comunità. First Cisl Romagna lavora costantemente affinché i processi di riorganizzazione non si traducano in uno svuotamento progressivo dei comuni periferici, ma mantengano una funzione sociale essenziale per famiglie, imprese e microimprese.”
“Il fenomeno della desertificazione bancaria nelle aree interne della Romagna non può essere visto solo come conseguenza dello spopolamento – aggiunge Francesco Marinelli Segretario Generale CISL Romagna -. Si tratta invece di una strategia dei gruppi bancari orientata all’efficienza e alla razionalizzazione delle reti, che privilegia le aree ad alta densità e lascia progressivamente scoperte le zone periferiche. Nei piccoli comuni, la chiusura di uno sportello bancario non è un dato statistico neutro: rallenta la circolazione economica, riduce l’accesso al credito per le microimprese e le attività artigiane, limita i servizi essenziali per famiglie e anziani e aumenta il rischio di isolamento sociale. Senza interventi mirati, queste scelte rischiano di compromettere la vitalità economica e la coesione delle comunità locali, rendendo più difficile per i residenti continuare a vivere e lavorare nei loro territori”.
“È quindi fondamentale che istituzioni, banche locali e organizzazioni sindacali lavorino insieme per mantenere un presidio stabile di servizi finanziari, garantendo supporto concreto alle imprese, alle famiglie e alle fasce più fragili della popolazione.”: conclude il Segretario Generale CISL Romagna.

