(sesto Potere) – Roma – 12 novembre 2025 – «C’è un treno che parte dal Mezzogiorno ogni giorno. È carico di sogni, talenti, futuro, ma non torna mai indietro. Un trasferimento di ricchezza che risale dal Sud prendendo la strada del Nord. L’esodo di 134.000 studenti verso le università del Centro-Nord non è solo una statistica: è una perdita sociale, economica, demografica, culturale. Un depauperamento silenzioso di risorse che svuota interi territori. Un pezzo della futura classe dirigente che se ne va, lasciando dietro di sé interrogativi sul destino del Mezzogiorno. Una fuga che al Sud costa oltre 4 miliardi».
Lo dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commentando il focus Censis – Confcooperative “Sud, la grande fuga” che mette i conti nero su bianco: 157 milioni di euro evaporati dalle casse degli atenei meridionali.
Risorse che si materializzano altrove, nelle università del Centro-Nord, dove rette più salate (2.066 euro contro i 1.173 del Sud) hanno fruttato 277 milioni di incassi. Il conto per le famiglie meridionali? Altri 120 milioni annui di differenziale. Il Sud paga di più per vedere partire i propri figli. TAB. 1
Tab. 1 – Stima del valore trasferito da parte degli studenti del Mezzogiorno che lo hanno lasciato e si sono iscritti alle università del Centro-Nord, 2023 Fonte: stima Censis su dati Ministero dell’Università e della Ricerca

La “contro-migrazione” debole: va sottolineato, come riportato nella tabella precedente (TAB1) che 10.000 giovani dal centro nord si sono iscritti alle università del Sud e che invece di versare 21,1 milioni di rette alle università settentrionali, ne hanno pagati 12 a quelle del Mezzogiorno, ma è una contro migrazione debole che non compensa, né mitiga gli effetti economici e sociali della fuga dei giovani dal Sud.
Le città più gettonate: Roma, Milano e Torino sono le città universitarie più ambite. Roma con 32.895 studenti che rappresentano il 16,4 % sul totale degli iscritti nelle sedi universitarie della provincia; Milano con 19.090 studenti il 10,1% (sul totale) e Torino con 16.840 il 15,7% sul totale (sul totale). (TAB. 2)
Tab. 2 – Le prime 20 province del centro-nord per studenti universitari iscritti residenti nel Mezzogiorno, a.a. 2023/24 (*)
| Roma | 32.895 | 25,06 | 16,4 |
| Milano | 19.090 | 14,54 | 10,1 |
| Torino | 16.840 | 12,83 | 15,7 |
| Bologna | 11.813 | 9,00 | 18,3 |
| Pisa | 6.381 | 4,86 | 15,2 |
| Firenze | 4.844 | 3,69 | 9,2 |
| Parma | 4.473 | 3,41 | 15,8 |
| Ferrara | 3.981 | 3,03 | 15,9 |
| Perugia | 3.346 | 2,55 | 13,0 |
| Siena | 2.974 | 2,27 | 21,4 |
| Padova | 2.960 | 2,26 | 4,8 |
| Pavia | 2.664 | 2,03 | 10,9 |
| Modena | 2.345 | 1,79 | 15,3 |
| Frosinone | 2.095 | 1,60 | 25,0 |
| Ancona | 2.083 | 1,59 | 16,5 |
| Pesaro e Urbino | 1.736 | 1,32 | 13,3 |
| Macerata | 1.644 | 1,25 | 12,7 |
| Trento | 1.059 | 0,81 | 6,6 |
| Venezia | 1.027 | 0,78 | 4,5 |
| Forlì-Cesena | 1.015 | 0,77 | 9,8 |
(*) Al netto degli studenti con informazione mancante sulla residenza o sulla sede del corso
Fonte: elaborazione Censis su dati Ministero dell’Università e della Ricerca
Ma il dramma non si ferma qui. Nel 2022, 23.000 laureati al Sud hanno scelto le regioni centro-settentrionali come approdo lavorativo. Nel 2024, altri 13.000 hanno varcato i confini nazionali. In totale, 36.000 giovani ad alta qualificazione, formati con risorse meridionali, valorizzano le proprie competenze lontano dai luoghi che hanno investito nel loro futuro.
La cifra che fa tremare: ogni laureato rappresenta un investimento di 112.000 euro – pubblico e privato – dalle elementari fino alla pergamena. I 13.000 partiti per l’estero equivalgono a 1,5 miliardi di euro bruciati. I 23.000 trasferiti al Centro-Nord pesano 2,6 miliardi. Parliamo di 4,1 miliardi di euro. Soldi investiti dal Sud per formare una classe dirigente che poi sceglie di restituire altrove il proprio know how. (TAB. 3)
Tab. 3 – Stima del valore trasferito da parte dei laureati del Mezzogiorno che lo hanno lasciato per l’estero e per le regioni del Centro-Nord

Il Mezzogiorno, però, non è un deserto. Ha asset, potenzialità ed energie. Occorre, però, preservare i fattori di sviluppo e puntare su formazione avanzata e strategica. Un dato su tutti: i laureati in discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) rappresentano appena il 22,4% del totale nazionale, con un gap di 11 punti percentuali rispetto al peso demografico del Sud. E le startup innovative? Solo il 28,3% del totale.
«La strada per invertire la rotta esiste: investire in innovazione, formare in ambiti strategici, aprire finestre internazionali. Il sistema dell’istruzione, dell’università e della ricerca è l’unica via per collocare il Mezzogiorno sulla frontiera tecnologica e restituirgli competitività. L’unica strada – conclude Gardini – per non continuare a guardare quel treno partire senza ritorno».

