domenica, Novembre 9, 2025
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Gioco d’azzardo per 2 milioni e 900mila persone, in Emilia-Romagna spesi più di 10 miliardi e 198 milioni. A Forlì-Cesena 814.317.806 milioni di euro

(Sesto Potere) – Bologna – 9 novembre 2025 – Un paese dove solo nel 2024 si è “giocato” più di 157 miliardi di euro con almeno 18 milioni di italiani che nell’ultimo anno hanno “tentato la fortuna” nell’azzardo, con la speranza di cambiare la vita tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci, sale bingo. E dove i giocatori patologici sono 1 milione e 500 mila (3% della popolazione maggiorenne) e un milione e 400 mila quelli a rischio moderato 1 milione e 400 mila (2,8%). In tutto, quindi, 2 milioni e 900 mila persone.

Analizzando le relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, pubblicate tra il 2010 e il 2024, risultano 147 clan della criminalità organizzata censiti che hanno operato in attività di business sia illegali che legali, con il coinvolgimento di 25 Procure Antimafia.

La fotografia che emerge mostra come gli interessi della criminalità organizzata riguardano in modo diffuso l’intero territorio nazionale. Sono infatti 16 le regioni coinvolte da inchieste sull’azzardo che hanno visto la presenza di clan mafiosi…

Benvenuti ad Azzardomafie, il dossier di Libera pubblicato oggi, curato da Toni Mira, Maria Josè Fava, Gianpiero Cioffredi e Peppe Ruggiero: una fotografia con numeri, storie e affari del Paese tra gioco legale e gioco criminale.

I dati dell’Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna nel 2024 si è giocato più di 10 miliardi e 198 milioni (tra giocato fisico e giocato telematico) con una vincita pari a più di 8 miliardi di euro. In media si spendono 2.275 euro all’anno per abitante, bambini compresi (va ricordato che l’azzardo è vietato fino ai 18 anni).

Bologna è il capoluogo di provincia dove si gioca di più con 1.043.991.329,15 euro, seguita da Modena con 509.759.868,48 euro e Reggio Emilia con 442.744.071,97 euro. Al quarto posto c’è Parma con 487.187.692,53 euro, seguita da Rimini con 380.858.243,55 euro, Ravenna con 361.143.884.54 euro e Piacenza con 302.716.345,92 euro. Agli ultimi posti per quantità di soldi giocati ci sono Forlì con 238.862.298,04 e Ferrara con 234.931.901,71 euro.

La classifica cambia se si va ad analizzare la cifra che ogni abitante del comune spende nel gioco d’azzardo (bambini compresi). Sempre andando ad analizzare solo i comuni capoluogo di provincia, al primo posto c’è Piacenza con 2.918 di spesa pro capite, seguita da Modena con 2.758 euro, Bologna con 2.658 euro, Reggio Emilia con 2.560 euro, Rimini con 2.528 euro, Parma con 2.446 euro, Ravenna con 2.308 euro. Agli ultimi posti anche in questo caso ci sono i comuni di Forlì con 2.027 euro e di Ferrara con 1.806 euro.

I clan dell’azzardo tra l’Italia e l’Emilia-Romagna

Ad Azzardomafie i clan fanno il loro gioco. Sale Bingo, scommesse clandestine, videopoker, slot machine. Il mondo del gioco d’azzardo non attira solo l’interesse della criminalità organizzata: è un vero e proprio affare. Una delle voci più remunerative del bilancio mafioso. Una “grande roulette” dove si ricicla denaro derivante da altri traffici; si impongono beni e servizi (per esempio le slot machine) agli esercenti dei locali; si estorce denaro ai giocatori fortunati o lo si presta a usura a quelli sfortunati; si truffa lo Stato manomettendo gli apparecchi di gioco o semplicemente si investe con società formalmente legali. E la ‘ndrangheta la fa da padrone.

Secondo Libera: “In Emilia-Romagna sono 7 i clan censiti che hanno operato in attività di business sia illegali che legali: Schiavone, Casalesi, Mazzaferro, Bellocco, Grande Aracri, Romeo Detti Stacchi, Santapaola i nomi dei clan che riguardano tutte le mafie, dalla camorra alla ‘ndrangheta passando per Cosa Nostra”.

“Un affare che riguarda non solo le associazioni mafiose ma anche quelle “semplicemente” criminali: il caso dei Femia e del processo Black Monkey è uno dei tanti – raccontati nel dossier Azzardomafie di Libera – che svelano i meccanismi di guadagno illecito nel gioco d’azzardo”.

Del resto con l’azzardo si guadagna tanto e si rischia poco. La conferma arriva dai dati forniti dal Generale della Guardia di Finanza, Nicola Altiero, vicedirettore operativo della Direzione Investigativa Antimafia: “Un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi”.

Complessivamente, al 2024, secondo i dati dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC), tra le 125 aziende confiscate alle mafie appartenenti al settore “Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”, più della metà – 70 – riguardano sale gioco e scommesse.

Le dichiarazioni di Luigi Ciotti e la normativa regionale

Il dossier – commenta Luigi Ciotti, co-presidente nazionale di Libera– ci restituisce l’immagine di un Paese in bilico: da un lato, la voglia di riscatto sociale e di un benessere per molti irraggiungibile; dall’altro, un meccanismo che, legale o illegale che sia, continua a speculare sulla vita delle persone. Si dimentica che dietro ogni slot, dietro ogni casella argentata del gratta-e-vinci o piattaforma online, ci sono esseri umani in difficoltà. Ci sono adolescenti che scommettono di nascosto, anziani che si giocano la pensione, famiglie che si sfaldano nel silenzio. Dobbiamo smascherare l’inganno. Perché in fondo il gioco d’azzardo — qualunque forma assuma — rischia di essere sempre e comunque un grande imbroglio ai danni dei cittadini. La politica parla di regolamentazione, ma troppo spesso resta prigioniera della logica del profitto”.

Libera ha analizzato le normative regionali, in vigore a luglio 2025, attraverso una griglia di indicatori ritenuti essenziali per una regolamentazione efficace del gioco legale, assegnando un semaforo verde per quelle misure efficaci, da sostenere e rafforzare. L’Emilia-Romagna raggiunge 7 semafori verdi, posizionandosi subito dietro Toscana e Friuli in testa con 8 semafori verdi.

Malati di gioco. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, almeno 18 milioni di italiani nell’ultimo anno hanno “tentato la fortuna” nell’azzardo, anche solo con un “Gratta e Vinci”, mentre 5,5 milioni risultano giocatori abituali. I giocatori patologici sono 1 milione e 500 mila (3% della popolazione maggiorenne), quelli a rischio moderato 1 milione e 400 mila (2,8%). In tutto, quindi, 2 milioni e 900 mila persone. Ma per ogni giocatore, altre sette persone sono coinvolte: i suoi familiari, che in totale ammontano a 20 milioni e 400 mila (40% della popolazione).

Dunque, prendendo in prestito i concetti dai danni del fumo, in Italia 4 cittadini su 10 sono vittime di “azzardo passivo”. Il risultato è una perdita stimata di 7,6 punti percentuali di qualità della vita, sia per il giocatore che per i familiari. E le conseguenze non sono solo economiche: ci sono isolamento sociale, incapacità a gestire la quotidianità, malessere, ansia.

Dietro spesso ci sono fragilità, e laddove la vita soffre, l’azzardo investe. A preoccupare è anche l’aumento dei giocatori d’azzardo problematici minorenni. Malgrado per loro l’azzardo sia vietato, entrano facilmente, senza controlli, nelle sale gioco e accedono a tutte le forme di scommesse.

Eppure, lo Stato – conclude Luigi Ciotti – sembra guardare altrove: ai proventi che incassa grazie alle tasse sul gioco. Soldi che solo in minima parte vengono reinvestiti in percorsi di prevenzione terapia e reinserimento per le vittime di questa dipendenza silenziosa e sottovalutata. C’è una grave contraddizione etica in tutto questo. Occorrono politiche che mettano al centro la salute della gente, non il guadagno delle aziende o dell’erario. Chiunque tragga profitto dall’azzardo, sia gli attori privati che il settore pubblico, ha una responsabilità morale nel limitarne gli effetti nocivi. Serve più prevenzione nelle scuole, servono spazi di sostegno psicologico nei territori, formazione per gli operatori. Serve soprattutto un cambio di sguardo: considerare il giocatore non come un colpevole, ma come la vittima di un sistema che alimenta certe fragilità per ricavarne un tornaconto economico.”