giovedì, Ottobre 30, 2025
HomeBolognaGioco d’azzardo patologico. In Emilia Romagna spesi 9 miliardi e mezzo di...

Gioco d’azzardo patologico. In Emilia Romagna spesi 9 miliardi e mezzo di euro (+6,9%). Cresce l’online

(Sesto Potere) – Bologna – 30 ottobre. Gioco d’azzardo: patologico: i dati disponibili in Emilia-Romagna e a livello nazionale confermano l’entità del problema.

Nel 2023, nella nostra regione 1.253 persone hanno richiesto assistenza per problemi legati al gioco d’azzardo, pari al 5,8 % dei soggetti che si sono rivolti ai servizi per le dipendenze; nello stesso anno la raccolta del gioco ha superato i 9,5 miliardi di euro, con un incremento del 6,9% rispetto al precedente, mentre le perdite stimate hanno raggiunto 1,53 miliardi di euro.

Secondo stime consolidate, i costi sociali del gioco d’azzardo problematico – inclusi trattamento sanitario, perdita di produttività, costi giudiziari, crisi familiari – ammontano ogni anno in Italia a oltre 2,7 miliardi di euro (per un numero stimato di circa 1,2 milioni di giocatori problematici).

Ulteriori analisi mettono in luce che il “costo” per la collettività per ogni persona vittima del gioco può superare i 100 € al mese solo in termini monetari diretti, senza contare le ricadute psicologiche e familiari.

E in Emilia-Romagna, il rapporto tra fragilità socio-economiche territoriali e volumi di gioco è accentuato: in aree più deprivate si registra un maggiore ricorso al gioco come “ultima speranza” di guadagno, secondo il rapporto “Pane & Azzardo 2”, realizzato nel 2025 da Cgil e Federconsumatori Emilia-Romagna, insieme all’istituto di studi sul consumo Isscon e alla Regione Emilia-Romagna.

Tra i Comuni in “crisi acuta d’azzardo” va segnalata Piacenza, la realtà dove complessivamente si gioca di più, ed a seguire Rimini per il gioco fisico e Ravenna per il gioco online.

In provincia di Forlì-Cesena due realtà superano nel gioco d’azzardo online le medie nazionali si tratta di Bagno di Romagna e Forlimpopoli, che con 2.787 euro pro-capite è il 5° Comune per volume di gioco in Emilia-Romagna. Ma spicca soprattutto Castrocaro Terme con una spesa di circa 4.000 euro pro-capite.

Al di sotto delle soglie di rischio, invece, le due città capoluogo: Forlì e Cesena.

“Il gioco d’azzardo patologico non è un semplice vizio individuale ma una dipendenza riconosciuta che comporta gravi conseguenze psicologiche, sanitarie e sociali per le persone e per le loro famiglie, spesso con effetti drammatici su pensionati, lavoratori, persone fragili. Attribuire alle Regioni una quota delle entrate statali del comparto significa legittimare – almeno implicitamente – che il fenomeno sia accettabile come fonte di gettito, anziché una piaga da colpire. Non solo non esiste importo che possa risarcire il danno individuale, familiare e comunitario, ma la spesa pubblica per accogliere, curare, recuperare e assistere chi soccombe al gioco supera di gran lunga qualsiasi «rendita» che una compartecipazione potrebbe garantire.”: commenta  Emanuele Cavallaro – sindaco di Rubiera e coordinatore tematico politico alla promozione della legalità e lotta al gioco d’azzardo di ANCI Emilia-Romagna.
 
“La proposta di compartecipazione sembra formulata con intento meramente contabile – aggiunge Emanuele Cavallaro – ma è gravemente miope dal punto di vista sociale e sanitario. Il gioco d’azzardo non può essere fatto oggetto di condivisione tra Stato e Regioni come un bene economico da spartire, perché la sua sostanza è una distruzione di risorse umane, relazionali, familiari e comunitarie.”