(Sesto Potere) – Bologna – 14 ottobre 2025 – Il titolo di studio della madre è un importante fattore protettivo che tutela i figli dal rischio di incorrere nella condizione di NEET-Not in Education, Employment, or Training, i giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi.
Dati alla mano, nelle famiglie dell’Emilia-Romagna la quota di NEET nella fascia 15-34 anni è del 29,2% quando la madre ha la licenza elementare, scende al 14% quando ha la licenza media, per poi diminuire ulteriormente al 6,9% con il diploma e raggiungere il 4,3% – se la madre è laureata o ha un titolo post-universitario.
È quanto emerge dallo studio “NEET, giovani non invisibili: sfide e risposte per attivare le risorse del futuro”, il primo rapporto di analisi e advocacy del progetto Dedalo – Laboratorio permanente sul fenomeno NEET, realizzato da Fondazione Gi Group in partnership con l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, in collaborazione con ZeroNeet- il programma di contrasto al fenomeno dei NEET promosso da Fondazione Cariplo – e Fondazione Compagnia di San Paolo.
Il commento
Ma come si spiega questa correlazione? “Il titolo di studio della madre ha una funzione protettiva rispetto alla condizione di NEET perché contribuisce a ridurre il peso delle norme sociali che ancora oggi attribuiscono alle donne il principale carico di cura e lavoro domestico, favorendo percorsi professionali più stabili. Crescere in una famiglia in cui la madre ha almeno il diploma significa disporre non solo di maggiori risorse economiche, ma anche di competenze culturali e reti di orientamento che aiutano i figli a compiere con più consapevolezza la transizione dalla scuola al mercato del lavoro.” – spiega Chiara Violini, Presidente di Fondazione Gi Group.
I NEET in Emilia-Romagna
Lo studio approfondisce la condizione dei NEET anche a livello regionale. Una delle sue peculiarità è l’aver ampliato la fascia d’età della popolazione oggetto d’indagine da 15-29 anni a 15-34 anni, così da cogliere ancora più in profondità la condizione di vulnerabilità delle nuove generazioni considerando i tempi più lunghi con cui molti ragazzi e ragazze completano gli studi e raggiungono le tappe chiave dell’età adulta.
Scorrendo i dati dell’analisi, circa un giovane su dieci (10,7%) tra i 15 e i 34 anni non studia, non lavora e non è inserito in programmi formativi. Questa condizione riguarda soprattutto la componente femminile, dove la quota raggiunge il 14,8%, rispetto ai maschi, tra i quali si registra un valore del 6,9%.
Un ulteriore dato di rilievo emerge sotto il profilo anagrafico: l’incidenza dei NEET in Emilia-Romagna infatti cresce con l’età, passando dal 4,4% nella fascia 15-19 anni, al 10,3% tra i 20-24enni, al 13,8% nella fascia 25-29 così come tra i 30-34enni.
L’impegno di Fondazione Gi Group
“Come persone, professionisti e come Paese non possiamo permetterci di voltare lo sguardo di fronte alla dispersione del potenziale delle nuove generazioni, compromettendo le possibilità di sviluppo dell’intera società. In questa direzione, Dedalo è un progetto unico nel suo genere che istituisce in Italia un Osservatorio e Laboratorio permanente per studiare e comprendere le cause profonde del loro allontanamento dai percorsi scolastici, formativi e dal mondo del lavoro e stimolare iniziative di contrasto e prevenzione.” – afferma Chiara Violini.
Che prosegue: “Dalla nostra analisi emergono cinque priorità per sostenere i giovani nel percorso verso il lavoro e la realizzazione personale: rafforzare il sistema duale scuola-lavoro; potenziare l’orientamento sin dalla prima infanzia e introdurre misure di sostegno economico per chi proviene da contesti svantaggiati; valorizzare l’istruzione terziaria e l’apprendimento permanente; attivare percorsi multistakeholder di reinserimento e riattivazione dei giovani; e infine, dotarsi, a livello nazionale e regionale, di strumenti di monitoraggio continuo che, attraverso l’uso di dati, permettano di analizzare in modo più preciso l’evoluzione del fenomeno NEET e seguire il percorso individuale di studio e lavoro delle persone durante la loro intera vita, limitando il rischio di dispersione.
Con Dedalo rendiamo ancora più concreto il nostro impegno come Fondazione per sviluppare il Lavoro Sostenibile, quel lavoro che è leva di coesione sociale, sviluppo personale e valore condiviso per i giovani, la collettività e il Paese”.
Il progetto Dedalo si pone come punto di riferimento per istituzioni, scuole, università, aziende, terzo settore e famiglie. Attraverso un portale interattivo dedicato, mette a disposizione un patrimonio informativo unico costituito da database nazionali e regionali sui NEET, analisi e interpretazioni dei dati, e una raccolta di buone pratiche per affrontare il fenomeno in modo sistemico in Italia.
Il progetto è accessibile all’indirizzo fondazione.gigroup.it/dedalo.