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Confartigianato Emilia-Romagna, calo dell’export verso gli USA del 7,7% nei primi 6 mesi del 2025. Effetto Dazi

(Sesto Potere) – Bologna – 4 ottobre 2025 – L’attuale contesto economico nazionale è caratterizzato da una bassa crescita, su cui pesa una crisi della manifattura che, pur manifestando in estate qualche segnale di attenuazione, sarà penalizzata dall’impatto dei dazi statunitensi. Persistono condizioni di grave recessione per la meccanica e soprattutto per la moda. Mentre si mantiene tonica l’attività nelle costruzioni, anche grazie al PNRR, si registra una diffusa incertezza per i consumi delle famiglie e i flussi turistici, che crescono meno del previsto, mentre il fatturato dei servizi in volume ristagna (+0,4% nei primi sei mesi del 2025). Sul buon andamento del mercato del lavoro, in particolare nel Mezzogiorno, si proietta la frenata delle previsioni di assunzione delle imprese, in calo del 2,1% per il trimestre settembre-novembre. Le incertezze e le tensioni geopolitiche mantengono elevata la pressione dei prezzi retail dell’energia elettrica e gas, che nella media dei primi sette mesi del 2025 rimangono al di sopra del 49,8% ai livelli del 2021, mentre nello stesso arco temporale il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica scende del 4,9%. Mentre per le micro e piccole imprese persiste uno spread sui prezzi dell’elettricità del 22,5% rispetto alla media dell’Ue a 27, su cui grava lo squilibrio del prelievo fiscale e parafiscale che è più che doppio (+117,4%) della media europea, mentre i grandi consumatori hanno un vantaggio rispetto ai competitor europei.

Questo emerge nell’ Elaborazione Flash-Osservatorio MPI di Confartigianato Imprese Emilia-Romagna.

A seguire l’andamento dell’economia nella regione Emilia-Romagna.

Export emiliano-romagnolo in calo, tiene quello di MPI
Nei primi 6 mesi del 2025 l’Emilia-Romagna esporta prodotti manifatturieri per un valore di 41,1 miliardi di euro, pari al 13,7% del totale nazionale confermandosi la seconda regione esportatrice dopo la Lombardia. Al netto dei prodotti farmaceutici, si osserva un calo delle esportazioni regionali del 2,2% rispetto ai primi 6 mesi del 2024, calo più accentuato rispetto al -1,4% registrato a livello nazionale.
Tra le principali province esportatrici (che esportano oltre l’1% dell’export nazionale manifatturiero al netto del farmaceutico) cresce l’export di Parma (+3,5%), mentre si osservano cali a Modena (-1,3%) e Reggio Emilia (-1,8%), che tuttavia vedono un miglioramento rispetto alla
dinamica in calo del 2024, mentre i cali sono più accentuati a Bologna (-4,1%) e Piacenza (-11,9%).
I settori con una elevata presenza di micro e piccole imprese (MPI) – quali alimentare, moda, legno e mobili, prodotti in metallo e altre manifatture – mostrano una dinamica migliore: nei primi 6 mesi del 2025 in Emilia-Romagna si rileva una tenuta dell’export del +0,4%, in controtendenza rispetto al -1,2% registrato a livello nazionale, con crescite più accentuate nelle province di Bologna (+6,8%), Reggio Emilia (+6,3%) e Parma (+3,8%), una lieve flessione a Modena (-0,7%) e un calo a doppia cifra a Piacenza (-14,8%).

Nel dettaglio, la Moda (che comprende tessile, abbigliamento e calzature), uno dei settori ad alta concentrazione di micro e piccole imprese attenzionato per la difficile congiuntura, vede il made in Emilia-Romagna in calo nei primi 6 mesi del 2025 del -6,9%, con una dinamica più accentuata rispetto alla media nazionale del -3,8%. Tra le principali province esportatrici cresce l’export di moda di Reggio Emilia (+7,1%) e Bologna (+5,1%), mentre cala del 23,0% a Piacenza.

Altro settore rilevante per il territorio è la Meccanica, che nei primi 6 mesi del 2025 prosegue il calo dell’export del -1,8%, in linea con la media nazionale (-1,8%). Si osserva tuttavia per il settore un diffuso miglioramento rispetto alla dinamica del 2024 (in Emilia-Romagna era del -3,2%). Tra le principali province esportatrici cala maggiormente l’export della meccanica a Reggio Emilia (-5,9%), Piacenza (-2,2%), Modena (-2,2%) e Bologna (-1,0%), mentre cresce in controtendenza a Parma (+9,3%).

La Germania, storica locomotiva economica del continente, rischia il terzo anno consecutivo di recessione. Ciò nonostante nei primi 6 mesi del 2025 si segnala una ripresa dell’export manifatturiero verso il nostro storico partner commerciale: in Italia si passa dal -4,9% del 2024 al +2,3% del primo semestre 2025.

Analogamente, l’export emiliano-romagnolo passa dal -5,3% del 2024 a crescere dello 0,6% nei primi 6 mesi del 2025, trainato dal +4,9% di Bologna, il +2,3% di Parma e il +1,4% di Modena. Tra le principali province rimangono in territorio negativo Reggio Emilia (-2,8%) e
Piacenza (-9,4%).

Nel dettaglio, il 47,7% delle esportazioni emiliano-romagnole verso la Germania è composto da Macchinari, che registrano una crescita del +1,2% nei primi 6 mesi del 2025, in netto miglioramento dopo il calo del -11,2% del 2024. Tra le prime 15 province italiane specializzate in export di macchinari sul mercato tedesco la prima per crescita è Parma (+31,0% nel I semestre 2025 vs -4,7% nel 2024), mentre Bologna registra un calo contenuto (-3,0% nel I semestre 2025 vs +2,2% nel 2024), e migliora significativamente la dinamica, pure restando negativa, a Reggio Emilia (-4,2% nel I semestre 2025 vs -17,8% nel 2024) e Modena (-4,3% nel I semestre 2025 vs -21,8% nel 2024).

Tra i primi 40 Sistemi Locali del Lavoro d’Italia maggiormente esposti sul mercato tedesco si segnalano quelli emiliano-romagnoli di Guastalla, specializzata in industria meccanica, il cui export verso la Germania vale il 39,9% del valore aggiunto territoriale (terza per esposizione più elevata in Italia), Lugo (21,0%) e Castel San Giovanni (17,6%).

L’elevata incertezza sollevata dai dazi statunitensi ha penalizzato l’export manifatturiero verso gli Stati Uniti dei primi 6 mesi del 2025, che al netto del farmaceutico segna un -4,4% per l’Italia.
L’Emilia-Romagna non fa eccezione, registrando un calo più accentuato dell’export verso USA pari al -7,7% nei primi 6 mesi del 2025. Tra le principali province esportatrici Bologna cala del -4,5%, Modena del -6,2%, Parma del -6,2% (cambiando segno rispetto al +0,7% del manifatturiero che incorpora il farmaceutico) e Reggio Emilia del -7,0%.

Tra i primi 40 Sistemi Locali del Lavoro maggiormente esposti sul mercato statunitense si segnalano quelli emiliano-romagnoli di Copparo, il cui export verso gli USA vale il 51,7% del valore aggiunto territoriale (quarto per esposizione più elevata in Italia), Cattolica (35,9%), Sassuolo (23,8%), Novafeltria (17,1%), Modigliana (16,5%), Correggio (14,9%) e Guastalla (14,2%).

L’Europa si trova oggi schiacciata tra la leadership economica degli Stati Uniti e l’avanzata della Cina, quest’ultima frenata in modo significativo dalla pandemia. Le esportazioni manifatturiere al netto del farmaceutico verso la Cina nei primi 6 mesi del 2025 segnano un calo a doppia cifra sia per l’Emilia-Romagna (-22,7%) che in Italia (-14,0%). Tra le principali province cresce in controtendenza
l’export di Bologna (+11,8%), mentre si osservano cali a doppia cifra per Reggio Emilia (-21,1%), Modena (-32,9%), Parma (-34,1%) e Piacenza (-38,7%).

Tra i primi 40 Sistemi Locali del Lavoro maggiormente esposti sul mercato cinese si segnalano quelli emiliano-romagnoli di Copparo, il cui export verso la Cina vale il 12,0% del valore aggiunto territoriale, Fiorenzuola d’Arda (10,6%), specializzata in industria meccanica, Sassuolo (6,8%), Piacenza (6,4%), Cattolica (4,5%), Modigliana (4,0%), Imola (3,6%), Correggio (3,5%), Reggio Emilia (3,4%) e Pavullo (3,4%).

Data l’instabilità dei partner tradizionali, è sempre più importante per le imprese esportatrici diversificare i mercati di sbocco. In vista della liberalizzazione degli scambi con Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay prevista dall’accordo commerciale tra l’Unione Europea e i paesi del MERCOSUR, si osserva una maggiore propensione all’export verso questi paesi dell’EmiliaRomagna, seconda dopo il Piemonte, con un peso dell’export pari allo 0,69% del valore aggiunto.

Tra le province con un’esposizione su questo mercato superiore al 0,42% medio nazionale si segnalano Parma (0,93%), Reggio Emilia (0,89%), Bologna (0,87%), Modena (0,68%), Ferrara (0,54%) e Ravenna (0,51%). Sebbene la quota di export non sia al momento elevata – l’export nazionale verso il Mercosur vale 7,6 miliardi di euro, il 2,6% dell’export nazionale extra UE – questo mercato è particolarmente dinamico, con una crescita negli ultimi 5 anni del +65,7%.

Energia
In un contesto di incertezza come quello odierno una delle variabili che più sta mettendo alla prova il sistema impresa riguarda il caro bollette, che ne comprime la capacità competitiva ampliando il divario rispetto al resto d’Europa e del mondo. Si stima che l’extra costo pagato dalle imprese emiliano-romagnole dei settori di MPI rispetto a quello pagato in media da imprese europee sia pari a 208 milioni di euro, lo 0,13% del valore aggiunto del territorio. Tutto ciò tenuto conto che ad oggi il percorso di rientro dei prezzi energetici dallo shock del 2022 non risulta ancora completato. Nella media dei primi sette mesi del 2025 i prezzi al consumo di elettricità e gas in Italia restano infatti
superiori del 49,8% rispetto alla media dell’anno 2021, tre volte l’inflazione cumulata che, nel periodo in esame, è pari al 17,0%. L’Emilia-Romagna rientra tra le 12 regioni che mostrano crescite superiori alla media dei prezzi energetici, con un +53,1% dei prezzi dei prodotti energetici applicati nei primi 7 mesi dell’anno in corso rispetto al 2021, anno pre-crisi energetica.

Tutte le province emilianoromagnole nei primi 7 mesi del 2025 registrano una crescita dei prezzi energetici superiore alla media nazionale (49,8%), e nel dettaglio a Ravenna si arriva al +54,8%, Reggio Emilia +54,6%, Parma +54,4%, Modena +53,9%, Rimini +53,3%, Bologna +53,0%, Forlì-Cesena +52,9%, Piacenza +51,4% e Ferrara +51,2%.

L’Emilia-Romagna sconta inoltre una scarsa capacità di copertura da fonti rinnovabili del fabbisogno energetico complessivo del territorio, pari al 20,7% (inferiore al 37,1% medio nazionale). La copertura del fabbisogno di energia da fonti rinnovabili inoltre cresce appena del 5,7% in un anno in Emilia-Romagna, a fronte del +16,3% nazionale. Lo sviluppo della produzione energetica da fonti rinnovabili può contribuire a contenere i prezzi rispetto all’import di energia dall’estero, riducendo la dipendenza dai mercati internazionali e favorendo al contempo il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Unione Europea.

Imprese: tassi di crescita positivi per imprese totali e artigiane
Al II trimestre 2025 in Emilia-Romagna sono presenti 432.291 imprese totali, con un saldo positivo di +2.041 imprese tra iscrizioni e cessazioni, pari ad un tasso di crescita del +0,47%, lievemente inferiore rispetto al +0,50% del II trimestre 2024 e al +0,56% medio nazionale. A livello provinciale Modena rientra tra le prime 20 province per miglior performance, con un tasso di crescita del +0,64%, al contrario Ferrara (+0,26%) e Ravenna (+0,33%), pur con tassi positivi, rientrano tra le ultime 20 province per dinamiche più contenute.
Anche per l’artigianato, che conta 118.823 imprese, al II trimestre 2025 il saldo regionale è positivo (+461 imprese) con un tasso di crescita del +0,39%, in linea con la media nazionale del +0,37% tuttavia inferiore al +0,49% del II trimestre 2024. Si posizionano tra le prime 20 province per miglior performance del comparto artigiano Rimini (+0,61%) e Ravenna (+0,58%). Al contrario tra gli ultimi 20 posti troviamo Ferrara (+0,10%) e Forlì-Cesena (+0,13%), pur con tassi di crescita positivi.

Mercato del lavoro: cresce l’occupazione ma soffre la Manifattura
In Italia nella prima metà del 2025 il mercato del lavoro continua a mostrarsi solido. Nei primi 6 mesi del 2025 il tasso di occupazione in Emilia-Romagna è pari al 71,5%, il terzo valore più elevato in Italia dopo Trentino-Alto Adige (72,4%) e Valle d’Aosta (72,0%). Rispetto al primo semestre 2024 il tasso cresce di un punto percentuale, con una dinamica più accentuata rispetto alla media nazionale (+0,6 punti) e in miglioramento dopo il calo osservato nel 2024 (-0,3 punti).

Il numero di occupati in regione cresce del +1,7%, pari a 35mila occupati in più rispetto ai primi 6 mesi del 2024, in linea con il +1,4% medio nazionale. L’aumento del numero di occupati è trainato dalla crescita dell’occupazione dipendente (+1,2%), che rappresenta il 78,8% dell’occupazione totale, tuttavia cresce in maniera significativa anche la componente indipendente (+3,5%), in ripresa dopo il calo del -1,7% dell’anno 2024.

Tra i principali macrosettori in regione cala del 6,9% l’occupazione nella Manifattura, in controtendenza rispetto al +1,3% nazionale, mentre cresce l’occupazione delle Costruzioni (+3,8%) e dei Servizi (+5,7%), quest’ultima grazie alla crescita sia dell’occupazione del Commercio e turismo (+7,9%) che degli Altri servizi (+4,8%).
La domanda di lavoro dipendente delle imprese emiliano-romagnole del manifatturiero esteso, delle costruzioni e dei servizi tra settembre e novembre 2025 è in lieve flessione (-1,4%) rispetto allo stesso periodo del 2024. Le 123 mila entrate preventivate dalle imprese per il trimestre settembrenovembre 2025 infatti, sono 1.800 in meno rispetto a quelle previste nello stesso periodo di un anno fa.

A livello settoriale si osserva un calo delle entrate previste dalle imprese del commercio (-10,5%), del manifatturiero esteso (-6,2%), dei servizi alle imprese (-3,6%), solo parzialmente compensate dalla crescita dei servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici (+11,5%), delle costruzioni (+2,5%) e dai servizi alle persone (+1,6%).
A livello provinciale si osservano cali più accentuati delle entrate previste a Ravenna (-5,3%), Modena (-5,1%), Bologna (-2,0%), Reggio Emilia (-1,8%) e Parma (-0,8%). In controtendenza crescono le entrate a Forlì-Cesena (+2,9%), Rimini (+2,8%), Ferrara (+2,6%) e Piacenza (+1,5%).
Persiste il problema della difficoltà di reperimento. In Emilia-Romagna sono difficili da reperire quasi metà (il 49,3%) delle nuove entrate previste a settembre 2025, che sale al 60,8% per Operai specializzati e conduttori di impianti e macchine. Tuttavia la difficoltà media di reperimento, che era del 50,5% a settembre 2024, segna un calo nell’ultimo anno di 1,2 punti percentuali, in linea con la media nazionale (-1,6 punti).

Dal report sulle Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2025-2029) di Unioncamere – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior emerge una criticità strutturale del mercato del lavoro nazionale e regionale: nel settore privato ogni 100 giovani lavoratori dipendenti under 35 in Emilia-Romagna si contano 63,5 lavoratori con più di 55 anni (un rapporto comunque inferiore alla media nazionale di 65,2).

Questo rapporto cresce velocemente (+4,8 punti in soli due anni, dal 2021 al 2023), per via della minore disponibilità di lavoratori giovani legata alla denatalità e per il graduale innalzamento dell’età pensionistica. Per questo motivo nei prossimi 5 anni (2025-2029) si stima che in regione il mercato del lavoro avrà bisogno di 294 mila nuovi occupati, l’88,7% dei quali in sostituzione di lavoratori in uscita, principalmente in vista dei pensionamenti futuri. Per fare fronte alle esigenze del mercato del lavoro emiliano-romagnolo il rapporto stima che il 26% dei nuovi occupati sarà costituito da lavoratori stranieri, con un’incidenza superiore al 21,1% medio nazionale.