(Sesto Potere) – Modena – 30 settembre 2025 – Un uomo di 81 anni ha perso la vita sabato a Serramazzoni, sulle colline modenesi, schiacciato dal trattore che stava conducendo.
La tragedia è avvenuta in via Calvanella, dove l’anziano agricoltore, bolognese, era al lavoro su un terreno in comproprietà con un familiare. A dare l’allarme sono stati proprio i parenti, preoccupati per il mancato rientro. Dopo ore di ricerche, il corpo è stato rinvenuto in fondo a una scarpata impervia, sotto al mezzo agricolo ancora acceso.
Federacma – la Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine agricole, operatrici e da giardinaggio – esprime cordoglio alla famiglia della vittima e denuncia una drammatica sequenza di incidenti analoghi che, solo in Emilia-Romagna, ha già provocato almeno cinque morti da maggio a oggi.
“Siamo di fronte a una strage silenziosa – dichiara Andrea Borio, presidente di Federacma –. Solo in Emilia-Romagna, negli ultimi mesi da maggio ad oggi, hanno perso la vita cinque agricoltori”.
Secondo i dati INAIL, il ribaltamento dei trattori è la prima causa di morte sul lavoro in agricoltura, con circa 100 decessi ogni anno. Eppure, la revisione obbligatoria dei mezzi agricoli, prevista da un decreto interministeriale del 2015, non è mai stata attuata perché manca il relativo decreto attuativo.
“Troppo spesso – prosegue Borio – questi mezzi sono vecchi, instabili, senza rollbar o cinture di sicurezza. E anche quando a guidarli è una persona esperta, come in molti di questi casi, l’esito può essere tragico. Ogni ribaltamento è figlio di una mancata prevenzione: servono controlli tecnici, dispositivi adeguati, formazione e una rete che permetta anche ai più anziani di lavorare in sicurezza”.
Federacma rinnova la richiesta al Governo di sbloccare con urgenza l’iter normativo per la revisione e si dichiara disponibile a collaborare con la propria rete di rivenditori e officine per costruire un sistema di controlli capillare e funzionale.
“La manutenzione dei mezzi agricoli – conclude Borio – non può dipendere dalla fortuna o dalla buona volontà del singolo. Serve un piano sicurezza nazionale per l’agricoltura, e serve adesso. Perché ogni morte sul lavoro, specie se prevedibile e prevenibile, pesa sulla coscienza di un intero Paese”.