martedì, Settembre 23, 2025
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IA generativa, studio internazionale coordinato dall’UniBo per esplorare il potenziale della Cyber-Creativity

(Sesto Potere) – Bologna, 23 settembre 2025 – La creatività è il motore principale della nostra evoluzione culturale. Lo straordinario potenziale dell’Intelligenza Artificiale e la sua possibile applicazione ai processi creativi rappresentano una sfida urgente: che ruolo avrà la creatività umana nell’epoca dell’IA generativa? Come possiamo massimizzare i suoi benefici e minimizzare i rischi associati?

Sono le domande al centro dello studio Cyber-Creativity: A Decalogue of Research Challenges, pubblicato sulla rivista Journal of Intelligence e condotto da un team internazionale guidato da Giovanni Emanuele Corazza, professore e fondatore del Marconi Institute for Creativity presso il DEI – Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi” dell’Università di Bologna.

Il lavoro analizza le implicazioni dell’IA generativa per la creatività umana, proponendo un vero e proprio decalogo di sfide che il mondo della ricerca, dell’istruzione, della politica e dell’industria dovrà affrontare nei prossimi anni.

“L’accelerazione dell’evoluzione sociale ha trasformato la creatività da un lusso per pochi a una necessità democratica per tutte e tutti, poiché è solo attraverso l’attività creativa che il benessere può coesistere con l’incertezza – dichiara il professor Corazza – Con l’ingresso massiccio dell’IA generativa in questo ambito, ci siamo chiesti come possiamo concepire strategie e metodi di collaborazione uomo – Intelligenza Artificiale in un processo cyber-creativo, per dare un contributo positivo sia negli ambiti educativi sia in quelli professionali”.

L’impiego dell’IA solleva problematiche complesse e multidimensionali. Una delle principali riguarda la definizione stessa di creatività: occorre ripensarla, ridisegnando i confini tra umano e artificiale. Serve inoltre un nuovo quadro teorico per interpretare i profondi cambiamenti in atto. Lo studio indaga poi gli effetti cognitivi ed emotivi dell’IA sull’essere umano: in che modo gli strumenti generativi influenzano, sia positivamente sia negativamente, intuizione, emozioni e insight creativo?

Un altro punto fondamentale riguarda il ruolo dell’istruzione nel preparare studentesse, studenti, insegnanti, professioniste e professionisti a condivisa con le macchine, per promuovere competenze trasversali capaci di valorizzare la collaborazione uomo-macchina.

Le sfide riguardano inoltre le dinamiche dei team co-creativi, in cui persone e intelligenze artificiali lavorano insieme: quali modelli di interazione e condivisione possono stimolare una creatività autentica?
Dal punto di vista etico, ci si chiede: chi è il vero autore e responsabile di un’idea generata con l’ausilio dell’IA? Quali valori devono guidare la co-creazione? Come combattere gli usi malevoli della IA generativa? E ancora, l’IA favorisce la diversità culturale e l’originalità, oppure tende a standardizzare? Si riflette anche sulla valutazione delle opere creative: gli approcci tradizionali sono ancora adeguati ad apprezzare un processo ibrido, in parte umano e in parte algoritmico?

Si invita infine a esplorare l’impatto dell’IA nei diversi domini creativi – dall’arte al design, dalla musica alla scienza – e a considerare il cosiddetto “lato oscuro” della cyber-creatività: manipolazioni, deepfake, plagio, disinformazione e altri rischi legati a un uso irresponsabile delle tecnologie generative. Le conseguenze a lungo termine su lavoro, cultura e società sono ancora incerte e richiedono uno sforzo collettivo di ricerca, educazione e responsabilità.

Il decalogo non è solo un elenco di questioni aperte, ma una guida per orientare le future ricerche, le politiche educative e le strategie industriali, in un contesto in cui l’integrazione tra creatività umana e IA diventa cruciale.
Due i possibili scenari futuri individuati dallo studio: uno utopico e uno distopico, che rappresentano una sorta di bivio tra opportunità e rischi.
Nel primo scenario, l’IA diventa un alleato efficace dell’ingegno umano, capace di stimolare nuove idee e di ampliare gli orizzonti creativi. La collaborazione uomomacchina non sostituisce la creatività umana, ma la potenzia, rendendola accessibile a più persone. L’IA diventa uno strumento che favorisce l’espressione personale, la diversità culturale e la sperimentazione, aprendo nuove possibilità in ambiti educativi,
artistici e professionali.

La creatività è quindi un bene condiviso, capace di contribuire al benessere individuale e collettivo, di affrontare le problematiche sociali e ambientali contemporanee.
Dall’altra parte, si mette però in guardia contro un possibile scenario distopico, in cui l’adozione dell’IA nella creatività porta con sé effetti negativi e potenzialmente pericolosi. Potrebbe infatti favorire la standardizzazione delle idee, l’appiattimento culturale e la diffusione di contenuti ingannevoli o manipolativi, come i deepfake o le fake news creative. La creatività rischierebbe di diventare un prodotto
di massa privo di autenticità, con conseguenze negative per la libertà espressiva e la diversità culturale. La dipendenza da strumenti automatizzati potrebbe inoltre ridurre la capacità critica e riflessiva degli individui, trasformando la creatività da risorsa a debolezza.

La rilevanza dello studio è stata recentemente riconosciuta con l’assegnazione al professor Corazza del prestigioso AI Distinguished Scholar Award 2025 da parte della National Academy of Artificial Intelligence (NAAI).

“Il premio è un gradito riconoscimento dell’importanza di questa attività, ma deve essere considerato solo un punto di partenza”, commenta il professor Corazza. Il Marconi Institute for Creativity del DEI promuove una visione scientifica e umanistica della creatività, coniugando neuroscienze, ingegneria, educazione, arte e AI.

Questo lavoro rappresenta un ulteriore passo verso la costruzione di una cultura della creatività consapevole, per affrontare le sfide del nostro tempo.