(Sesto Potere) – Roma – 17 settembre 2025 – Tra il 2003 e il 2024, si è osservato un calo generalizzato della partecipazione invisibile (informarsi e discutere di politica). Questo trend riguarda uomini e donne, ma con intensità diverse, contribuendo a ridurre le ampie differenze di genere. Nel 2003, ad informarsi con regolarità di politica era il 66,7% degli uomini a fronte del 48,2% delle donne. Nel 2024 questi valori calano di 12,6 punti percentuali per gli uomini e di 5,7 punti per le donne. La differenza tra uomini e donne passa da 18,5 a 11,6 punti percentuali.
Nonostante la progressiva convergenza nelle forme di partecipazione politica invisibile di uomini e donne, permangono evidenti differenze di genere che vedono gli uomini partecipare più numerosi alla vita politica del Paese. Nel 2024, poco più di due donne su cinque (42,5%), infatti, si informa settimanalmente di politica, contro il 54,1% degli uomini. In particolare, è sull’informazione quotidiana che il gap di genere è più evidente (27,6% degli uomini e 19,0% delle donne).
I livelli più bassi di partecipazione politica invisibile riguardano i giovani fino a 24 anni e, in particolare, i giovanissimi: si informa di politica almeno una volta a settimana il 16,3% dei ragazzi di 14-17 anni e poco più di un terzo (34,6%) dei 18-24enni. A non informarsi mai, invece, sono rispettivamente il 60,2% e il 35,4%.
La disaffezione totale per l’informazione e la discussione politica è più diffusa in presenza di titoli di studio più bassi. Non si informa mai di politica l’11,3% dei laureati, una percentuale più che doppia di diplomati (24,4%), e quasi quadrupla per quanti hanno al più la licenza media (41,2%). Un trend analogo si osserva in merito al parlare di politica.
La partecipazione politica è molto differenziata sul territorio. Si informa di politica almeno una volta a settimana la maggioranza della popolazione del Centro-nord (con valori compresi tra il 52 e il 54%), contro il 40% circa del Mezzogiorno. Sempre nelle regioni del Mezzogiorno una quota analoga (37,3%) non si informa mai a fronte del 25,0% circa delle regioni del Nord. In particolare Calabria, Sicilia e Campania presentano i livelli più bassi di partecipazione collocandosi ai primi posti per numero di uomini e donne che non si informano e non parlano mai di politica.
La televisione è il canale informativo più utilizzato. Rispetto al 2003 l’uso della Tv come fonte di informazione politica è diminuito di quasi 10 punti percentuali (dal 94 all’84,7%). Si è invece dimezzata, passando dal 50,3 al 25,4%, la quota di cittadini che si informano tramite i quotidiani: la maggiore intensità del calo tra gli uomini ha più che dimezzato il divario di genere nell’utilizzo di questo canale informativo: nel 2003 a farvi ricorso era il 56,4% degli uomini e il 43,3% delle donne, percentuali calate rispettivamente al 28,5% e al 22,1% nel 2024.
Ad informarsi tramite Internet sono soprattutto gli adulti fino a 44 anni, tra i quali le percentuali superano il 60%.
Considerando nell’insieme i canali tradizionali e quelli accessibili tramite Internet, la radio e la tv restano i mezzi principali, utilizzati dall’89,5% della popolazione. Al secondo posto si collocano i quotidiani (cartacei oppure online): 41,7%, utilizzati dal 45,2% dei maschi e dal 38,0% delle donne. A seguire, senza particolari differenze di genere, le fonti informali (amici, parenti, conoscenti, ecc.), indicate da più di un terzo dei rispondenti, i social network, utilizzati da un cittadino su cinque, e le riviste (12,4%).
Degli oltre 15 milioni di cittadini di 14 anni e più che non si informano mai di politica, poco meno dei due terzi (63,0%) sono motivati dal disinteresse, più di un quinto (22,8%) dalla sfiducia nella politica. Le differenze di genere sono minime: le donne indicano un po’ più degli uomini il disinteresse (64,3 contro 61,1%) e la constatazione che si tratti di un argomento troppo complicato (9,7% contro 7,5%); gli uomini più delle donne riferiscono di non aver tempo (8,1% a fronte del 6,5%).
In 4 milioni 679mila famiglie, nessun componente ha parlato o si è informato di politica (17,6% delle famiglie residenti in Italia). Complessivamente sono circa 7 milioni e mezzo le persone di 14 anni e più che vivono in famiglie pluricomponenti in cui nessuno parla di politica, poco più di 6 milioni vivono in famiglie in cui nessuno se ne informa. In circa un terzo delle famiglie calabresi e siciliane nessun componente di 14 anni e più si informa di politica a fronte di un valore medio del 20,9% e di valori che si aggirano intorno al 14% in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
La partecipazione politica è molto differenziata sul territorio. Le aree del Centro-nord raggiungono livelli di partecipazione più alti che il resto del Paese: si informa di politica almeno una volta a settimana la maggioranza della popolazione del Centro-nord (con valori compresi tra il 52 e il 54%), contro il 40% circa di Sud e Isole (Figura 12). Sempre nelle regioni del Mezzogiorno una quota analoga (37,3%) non si informa mai a fronte del 25,0% circa delle regioni del Nord.
Analogamente parla di politica almeno una volta a settimana poco meno di un cittadino su tre del Nord e del Centro Italia, contro uno su quattro del Sud e delle Isole , dove si registra invece la percentuale più alta di quanti non ne parlano mai (rispettivamente 43,5% e 43,2%).
Le regioni in cui la partecipazione politica è più diffusa sono il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, il Trentino-Alto Adige e l’Emilia Romagna con delle differenze tra uomini e donne . Per esempio, tra gli uomini sono i residenti in Umbria, Friuli Venezia Giulia e Liguria ad essere più propensi ad informarsi con regolarità di politica, mentre tra le donne lo sono le residenti in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige: va tuttavia sottolineato che anche in queste regioni è sempre meno della metà delle donne a informarsi regolarmente di politica.
Le regioni del Mezzogiorno, in particolare Calabria, Sicilia e Campania presentano i livelli più bassi e si collocano ai primi posti per numero di uomini e donne che non si informano mai di politica: comportamento che riguarda oltre un terzo degli uomini residenti in queste regioni e quasi la metà delle donne (45-49%), facendo segnare una distanza di oltre 20 punti dalle residenti nelle province di Trento e Bolzano.
Le differenze di genere tra quanti si informano superano la doppia cifra in tutte le ripartizioni, mostrandosi leggermente più elevate nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno. Anche se si guarda al segmento di quanti non si informano mai di politica, il divario di genere è più elevato nelle regioni del Mezzogiorno (12 punti percentuali a fronte dei circa 6 nelle regioni del Nord). Il divario è particolarmente evidente in Calabria e Sicilia dove la distanza tra donne e uomini che non si informano mai di politica supera i 13 punti percentuali, a fronte per esempio dei 5 punti della Lombardia e dei 2,2 del Trentino Alto Adige.
Calabria, Sicilia e Campania si confermano ai primi posti per distacco dai temi politici. Difatti, nel Mezzogiorno è la maggioranza delle donne a non parlare mai di politica (51,3% nel Sud e 51,2% nelle Isole), a fronte di valori compresi tra il 39,4 e il 40,7% nelle regioni del Centro-nord. In Calabria e Sicilia non parlano mai di politica il 56,1% e il 54,0% delle donne, a fronte di valori dimezzati per le residenti in Trentino Alto Adige (28,0%).
I dati regionali sui votanti alle elezioni del Senato nel 2022 confermano il quadro emerso dai dati finora analizzati, non solo in termini di maggiore disaffezione da parte della componente femminile della popolazione, ma anche di differenze territoriali. Il valore più elevato di votanti è stato registrato in Emilia Romagna, sia tra gli uomini sia tra le donne (rispettivamente 73,1% e 70,9%); seguono la Lombardia, il Veneto e la Toscana. In posizione opposta, per più bassa quota di votanti, si sono collocate le regioni del Sud
Nel 2024, hanno partecipato ad un comizio o a un corteo rispettivamente il 2,5 e il 3,3% dei cittadini di 14 anni e più a fronte del 5,7 e del 6,8% del 2003. Il calo ha riguardato sia gli uomini che le donne, ma con intensità leggermente maggiore per i primi: nella partecipazione a cortei si è passati per gli uomini dall’8,2% al 3,1% e per le donne dal 5,6 al 3,4%. Ne è derivata anche in questo caso una riduzione del gap di genere e una convergenza nei comportamenti di uomini e donne.
Oltre 10 milioni e mezzo di cittadini hanno espresso opinioni su temi sociali o politici attraverso siti web o social media (es. X/Twitter, Facebook, Instagram, YouTube, ecc.): erano meno di sei milioni e mezzo nel 2014. Si tratta di una persona ogni quattro utenti di Internet, senza significative differenze di genere.
Ancora poco diffusa la partecipazione a consultazioni o votazioni online su temi sociali (civici) o politici (es. pianificazione urbana, firmare una petizione), che riguarda l’11,2% degli utenti di Internet, senza rilevanti differenze di genere.
Tutto questo emerge nel focus Istat: “La partecipazione politica in Italia”, pubblicato oggi nei canali dell’ente.