(Sesto Potere) – Bologna – 16 settembre 2025 – Tra il 29 settembre e il 5 ottobre del1944, nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno si consumò l’eccidio di Monte Sole per mano delle truppe naziste in Italia, una strage che costò la vita a 775 persone inermi.
Nei giorni scorsi, a distanza di 81 anni, Anp (l’Associazione che si occupa dei pensionati e degli anziani all’interno della CIA-Agricoltori Italiani) dell’Emilia Romagna e Toscana hanno organizzato a Marzabotto un evento dal titolo “Il dovere di trasmettere, per non dimenticare e scongiurare che si ripeta” per ricordare quelle drammatiche giornate.
Quella strage è una delle più gravi compiuta contro la popolazione civile, un odioso crimine di guerra istigato da Albert Kesselring, responsabile della conduzione della guerra antipartigiana in Italia ed eseguito, come altri crimini, dalla Wehrmacht, dalle SS e da militari fascisti travestiti da truppa tedesca, con funzione di guide e informatori.
Dopo l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema avvenuta il 12 agosto 1944, iniziò quella che viene ricordata come «la marcia della morte» che ebbe come capolinea il territorio bolognese. Si dovevano isolare, questa era la strategia, le formazioni partigiane nelle retrovie della linea gotica, abbattendo le popolazioni che le sostenevano e appoggiavano.
La brigata Stella Rossa era una di quelle che agivano attorno al Monte Sole sferrando attacchi a strade e ferrovie che rifornivano il fronte: il motivo per cui il feldmaresciallo Kesselring decise di sterminare indiscriminatamente i civili e distruggere i paesi circostanti, così come accadde la mattina del 29 settembre quando, prima di attaccare i partigiani, quattro reparti delle truppe naziste guidati da repubblichini, accerchiarono e rastrellarono una vasta area tra le valli del Setta e del Reno.
Tanti episodi cruenti che fecero vittime tra anziani, donne, bambini e neonati, perpetrati con un’inaudita ferocia: alcuni adolescenti furono gettati vivi tra le fiamme, dei neonati in braccio alle loro madri furono decapitati. L’eccidio inizialmente venne negato dalle autorità fasciste alla stampa, indicandole come diffamatorie. Ci volle la Liberazione per far conoscere i fatti avvenuti, nella loro interezza e crudeltà. La giornata promossa da Anp ha voluto ricordare una brutta pagina di storia, che non deve essere dimenticata.
“Noi siamo qui non per ricordare, ma per non dimenticare – ha sottolineato in un passaggio il presidente di Anp Emilia Romagna Pierino Liverani -. Perché ricordare è una questione mentale, ma non dimenticare è un sentimento che viene diretto dal cuore. Dobbiamo continuare a seminare quei valori e averne cura, innaffiarli perché si propaghino in questo arido periodo”.
Una visita guidata nei luoghi dell’eccidio, un dibattito con autorità, istituzioni e storici sull’importanza della ‘memoria’ storica hanno occupato l’intera giornata. “Mai dimenticare drammatici episodi come quello di Marzabotto – ha concluso il vicepresidente di Cia Emilia Romagna Stefano Calderoni – perché non c’è futuro di convivenza civile senza trasmettere ai posteri atrocità che non si devono più ripetere”.