(Sesto Potere) – Faenza – 16 settembre 2025 – Ancora un incidente mortale nei campi dell’Emilia-Romagna. Un agricoltore ultrasessantenne ha perso la vita a Sarna di Faenza, nel Ravennate, dopo essere stato travolto dal trattore che stava manovrando.
L’infortunio, avvenuto nel pomeriggio del 15 settembre a ridosso dell’argine di un fiume, è ora al vaglio dei carabinieri e della Procura.
Inutili i soccorsi del 118 e l’intervento dei Vigili del Fuoco: l’uomo è morto sul colpo.
Federacma – la Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine agricole, operatrici e da giardinaggio – esprime profondo cordoglio per la vittima e rilancia l’allarme sicurezza legato all’uso di mezzi agricoli privi di dispositivi di protezione e mai sottoposti a revisione.
“Questa è la terza tragedia che colpisce l’Emilia-Romagna in meno di tre mesi – dichiara Andrea Borio, presidente di Federacma –. A fine giugno, due agricoltori di 66 e 42 anni avevano perso la vita nel Modenese, sempre per il ribaltamento del trattore. E ancora una volta siamo costretti a ripetere quanto sia inaccettabile morire così, nel 2025, per l’assenza di controlli, manutenzione e protezioni minime”.
Secondo i dati INAIL, il ribaltamento dei mezzi agricoli è la prima causa di morte nei campi, con oltre cento decessi ogni anno. La revisione tecnica obbligatoria, prevista da un decreto del 2015, non è mai stata attuata per l’assenza del relativo decreto attuativo.
“Finché lo Stato non renderà operativo questo provvedimento – prosegue Borio – continueremo a contare vittime, settimana dopo settimana. I mezzi più vecchi, privi di rollbar, cinture o freni efficienti, non sono solo obsoleti: sono pericolosi. Senza una rete di controlli e una cultura della prevenzione, nessuno è al sicuro, nemmeno il più esperto degli agricoltori”.
Federacma ribadisce la piena disponibilità a collaborare con Istituzioni e parti sociali per costruire un sistema nazionale di revisione efficace e capillare, che coinvolga concessionari, officine e tecnici specializzati.
“La sicurezza nei campi non è un’opinione – conclude Borio –. È una responsabilità pubblica e collettiva. È tempo di passare dalle parole ai fatti. Ogni decreto rinviato, ogni controllo mancato, può costare una vita”.