(Sesto Potere) – Padova – 12 settembre 2025 – Dal 15 al 18 Settembre saranno coinvolti 1000 scienziati che presenteranno 1100 ricerche inedite, all’internpo di 38 sessioni scientifiche a Padova per il Congresso Nazionale Congiunto delle più prestigiose società scientifiche italiane quali la Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, fondata a Pavia 85 anni fa e la Società Geologica Italiana fondata da Quintino Sella nel 1881.
Ricercatori dell’INGV illustreranno studi effettuati in aree colpite da terremoti.
Analisi su: terremoti, energia, cambiamenti climatici, georisorse e materie prime critiche.
“A Padova illustreremo uno studio fatto da noi per vedere se e come cambia un territorio dopo un terremoto. Studiare i rischi legati ai terremoti non significa soltanto misurare la loro magnitudo: gli effetti più pericolosi possono infatti riguardare fenomeni secondari, come le frane. Capire dove e come si attivano queste instabilità è fondamentale per ridurre i danni e pianificare interventi di protezione civile. Tradizionalmente si usano osservazioni dirette sul campo, indispensabili ma non sempre sufficienti: in aree epicentrali molto estese, o durante le emergenze, è difficile raccogliere dati completi e tempestivi”: annuncia Caterina Zei, dottoressa di Ricerca in Scienze della Terra e del Mare dell’Università di Ferrara.
“Per questo in questo studio vengono affiancate da nuove tecnologie, in particolare l’analisi di immagini satellitari. Queste permettono di individuare variazioni del terreno in tempi rapidi, ma da sole non garantiscono un quadro esaustivo a causa di limiti di risoluzione e disponibilità dei dati. Lo studio propone un metodo integrato che combina osservazioni dirette e indirette. L’idea è di sfruttare la velocità e l’ampiezza di copertura dei satelliti insieme all’affidabilità del controllo sul campo, creando mappe semi-automatiche più precise degli effetti sismoindotti!”: ha affermato Caterina Zei.
Lo studio su un’area del Molise all’indomani del terremoto del 2018.
“Questa metodologia – ha aggiunto la dottoressa di Ricerca in Scienze della Terra e del Mare dell’Università di Ferrara – è stata sperimentata a Montecilfone (Molise), colpita da un terremoto di magnitudo 5.1 il 16 agosto 2018. L’unico terremoto recente italiano che soddisfava le richieste della nostra ricerca, in cui si ha avuto la concomitanza degli effetti del terremoto e di piogge intense. Sono state analizzate immagini satellitari acquisite prima e dopo il sisma tramite l’applicazione di un indice che mette in evidenza le variazioni avvenute sul suolo, potenzialmente legate a frane. I risultati sono stati poi confrontati con i rilievi diretti, per verificare che gli effetti osservati da remoto corrispondessero a reali frane sismoindotte. L’utilizzo dei dati satellitari ha portato ad una copertura maggiore dell’area epicentrale, con un incremento pari al 34% del numero totale di frane/eventi superficiali sul suolo rispetto al numero dei dati ottenuti da solo rilievo sul campo”.
“Il vantaggio di questo approccio è duplice: durante un’emergenza permette di avere in tempi brevi una mappatura delle zone più colpite – ha concluso la Zei – mentre a lungo termine fornisce dati utili per migliorare le relazioni empiriche che legano i parametri dei terremoti (magnitudo, distanza dall’epicentro, caratteristiche geologiche) Alla distribuzione delle frane. In prospettiva, questo metodo potrà essere applicato anche ad altri contesti naturali, come le frane indotte da piogge intense, diventando uno strumento efficace per la prevenzione e la gestione dei rischi ambientali”.