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Rapporto Cna: in Emilia-Romagna profonde differenze nella tassazione delle piccole imprese in base al territorio

(Sesto Potere) – Bologna – 11 settembre 2025 – La settima edizione dell’Osservatorio CNA “Comune che vai, fisco che trovi” è stata presentata oggi a Roma alla presenza del viceministro dell’Economia Maurizio Leo e di: Otello Gregorini, segretario generale Cna e Dario Costantini, presidente Cna.

Nell’ultimo ventennio, la pressione fiscale nel nostro Paese è cresciuta tra il 2005 e il 2013, passando dal 39,1% al 43,4% facendo registrare una lieve flessione fino al 2023 (41,4%) e una risalita nel 2024 che ha portato il rapporto al 42,6%.
Il dato della pressione fiscale nazionale però non può dirsi rappresentativo del carico fiscale che grava sui redditi delle piccole imprese.
In Italia non esiste una pressione fiscale, ma tante pressioni fiscali a seconda della natura del soggetto che realizza il reddito (persona fisica, società di persone o di capitali), nonché della natura del reddito stesso (reddito di lavoro dipendente, reddito di lavoro autonomo o d’impresa). Inoltre, a seguito della spinta verso il federalismo fiscale, avvenuta tra il 2009 ed il 2014, la pressione fiscale risulta variare di molto anche in base alla localizzazione dell’attività produttiva.
Queste profonde differenze di tassazione locale non trovano riscontro nel dato sulla pressione fiscale elaborato dall’ISTAT, in quanto la realtà italiana si presenta molto più complessa sia a livello soggettivo che a livello territoriale.

L’eccessiva pressione fiscale e i conseguenti doveri richiesti alle imprese, sono da lungo tempo i temi più caldi discussi in tutte le platee e su cui verte il confronto politico. Il dato della pressione fiscale, sul quale si basano le varie analisi, non può dunque dirsi rappresentativo del carico fiscale che grava sui redditi delle piccole imprese. Non esiste infatti nel nostro Paese una sola pressione fiscale ma tante legate non soltanto alla natura del reddito stesso  così come alla localizzazione dell’attività produttiva.

Il Rapporto  “Comune che vai, fisco che trovi” dell’Osservatorio CNA sulla tassazione delle piccole imprese, giunto alla sua VII edizione, individua una misura atta a rappresentare in modo puntuale il peso esercitato dal fisco sul reddito della piccola impresa e come questo evolve nel tempo e varia da territorio a territorio.

L’analisi della tassazione e l’andamento della stessa nel tempo e nel territorio italiano è condotta sulla piccola impresa ‘tipo’. Il punto di partenza che consente di approfondire i temi della tassazione più rilevanti o problematici che riguardano le piccole imprese in Italia su cui occorre intervenire per ridurre, semplificare e rendere più equa la tassazione delle imprese.

In Emilia-Romagna, regione tradizionalmente virtuosa sul piano economico, il rapporto CNA “Comune che vai, fisco che trovi” rileva una situazione variegata: tutti i capoluoghi presentano un carico fiscale in linea con la media nazionale o leggermente inferiore, ad eccezione di Bologna e Forlì. All’interno del territorio regionale permangono sensibili differenze da città a città, segno che le politiche fiscali locali e la gestione dei servizi pubblici possono incidere significativamente.

La “liberazione fiscale” (il giorno in cui l’imprenditore smette di lavorare per pagare il fisco) arriva il 4 luglio a Reggio Emilia, il 5 luglio a Piacenza e il 6 luglio a Ferrara; seguono Modena e Parma (7 luglio), Ravenna e Rimini (9 luglio), poi Cesena (10 luglio), fino ad arrivare a Forlì (14 luglio).

Ciò significa che un’artigiana reggiana o piacentina destina alle tasse circa metà anno di lavoro (poco più del 50% del reddito prodotto), mentre a Parma, Modena, Ravenna o Rimini il Total Tax Rate si aggira attorno al 51-52%, in linea o di poco inferiore alla media nazionale del 52,3%.

 Cesena si attesta appena sopra la media (Tax Free Day il 10 luglio), confermando un’incidenza fiscale di circa 52,3%. Forlì supera questo valore: qui le piccole imprese lavorano per il fisco fino al 14 luglio, con un peso tributario stimato oltre il 53%.

Caso a parte è Bologna, il capoluogo regionale: nel suo territorio le imprese devono attendere addirittura il 23 luglio prima di liberarsi del “socio” Stato. In altre parole, oltre il 56% del reddito d’impresa di un imprenditore bolognese tipo viene assorbito da imposte e contributi. È il valore più elevato in Emilia-Romagna e uno dei più alti a livello nazionale, di poco inferiore solo a realtà come Agrigento, tanto che Bologna figura purtroppo maglia nera tra le grandi città italiane per pressione fiscale locale.

Il divario interno tra capoluoghi emiliano-romagnoli supera così i 5 punti percentuali (dal 50,7% di Reggio Emilia al 56,1% di Bologna), un range più contenuto rispetto agli 11 punti di forbice registrati tra i poli estremi d’Italia ma comunque significativo. Questa forbice regionale conferma come, anche in territori geograficamente e socio-economicamente omogenei, possano pesare le scelte fiscali di Comuni e Regioni e il diverso livello di efficienza dei servizi locali.

Paolo Cavini, nella foto, presidente regionale CNA Emilia-Romagna, ha dichiarato: “La fotografia tracciata dal nostro Osservatorio conferma profonde differenze nella tassazione delle piccole imprese a seconda del territorio. E questo non va bene: è difficilissimo parlare di equità e certezza del diritto quando un artigiano di Reggio Emilia inizia a produrre per la propria impresa quasi tre settimane prima di un collega di Bologna. Nonostante qualche timido miglioramento, la pressione fiscale resta altissima e continua a rappresentare una zavorra per le nostre aziende. Serve un impegno politico serio per alleggerire il carico, a partire da Bologna e Forlì, dove la pressione è diventata insostenibile. Nelle conclusioni il segretario nazionale ha fatto notare che il Vice Ministro ha preso appunti, è entrato nel merito delle questioni ed è attento al nostro mondo. CNA ha avanzato proposte concrete per le prospettive delle nostre imprese, con un forte coinvolgimento dei giovani: dobbiamo incentivare l’imprenditorialità con semplificazioni e agevolazioni fiscali, altrimenti rischiamo di perdere imprese e di spegnere il sogno dei giovani di trasformare la propria idea in un progetto d’impresa reale“.