(Sesto Potere) – Roma – 10 settembre 2025 – Dopo la stabilizzazione registrata nei due mesi precedenti, il prezzo dei beni alimentari è cresciuto dello 0,4% ad agosto; l’aumento è pari all’1,4% rispetto ad inizio d’anno e al 4% rispetto ad agosto 2024 (+3,7% in luglio).
Tale dinamica ha riflesso il forte aumento degli alimentari lavorati (+0,7%; +0,3% nel mese precedente) in presenza di una lieve flessione di prezzo di quelli non lavorati (-0,1%; -0,6% a luglio).
In conseguenza della forte impennata registrata tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023 e al successivo perdurare di una significativa, seppure più moderata, tendenza alla crescita (fenomeni che hanno riguardato l’intera Europa), i prezzi al consumo (indice armonizzato) dei beni alimentari (cibo e bevande non alcoliche) risultano in Italia avere raggiunto a luglio 2025 (ultimo dato disponibile) un livello più elevato
del 30,1% rispetto a quello medio del 2019.
Nel confronto europeo, tuttavia, tale dinamica appare sensibilmente più contenuta sia rispetto alla media UE27 (+39,2%) sia, tra gli altri principali paesi, rispetto a Germania (+40,3%) e Spagna (+38,2%); nello stesso periodo l’aumento in Francia è stato invece
relativamente minore (+27,5%).
Questo emerge nel rapporto pubblicato oggi dell’Istat e dedicato “andamento dell’economia italiana”.
Nello studio Istat emerge anche un rallentamento nella dinamica del commercio estero.
Dopo aver registrato una decisa accelerazione nel primo trimestre, anche in previsione dell’introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti, nel secondo trimestre dell’anno la dinamica degli scambi commerciali ha mostrato una decelerazione: tra aprile e giugno le esportazioni di beni in valore sono cresciute in termini tendenziali dell’1,1% (+3,2% nel primo trimestre), le importazioni del 2,9% (dal +6,2%).
…sia nei mercati UE…Tali andamenti sono stati determinati da una dinamica relativamente meno favorevole dell’interscambio verso i mercati Ue (+2,5% l’export su base tendenziale, dal +3,1% del trimestre precendente; +0,8% la crescita dell’import, dal +2,4%). Per quanto riguarda i flussi con i singoli paesi, se da un lato si è confermata la buona dinamica delle vendite verso Francia e soprattutto Spagna (rispettivamente +2,0% e +13,8% la variazione tendenziale, che segue un aumento del +1,8% e +9,6% del primo trimestre), dall’altro si evidenzia una calo per le esportazioni dirette in Germania e nei Paesi Bassi (-0,2% e -8,3%, dopo gli incrementi rispettivamente del +5,4 e +7,8%).
…sia in quelli extraUE. La dinamica di rallentamento ha riguardato anche i mercati extra UE. Nel secondo trimestre le esportazioni si sono ridotte dello 0,4% rispetto al primo (erano aumentate del 3,3% tra gennaio e marzo). Le importazioni, pur rimanendo sostenute, hanno registrato un aumento più contenuto rispetto al primo trimestre (+5,8% contro il +11,7%). Sull’andamento delle esportazioni hanno inciso da un lato la decelerazione dell’export verso gli Stati Uniti, dopo la forte crescita dei tre mesi precedenti (+3,7%, da +11,8%), dall’altro il calo delle vendite nel Regno Unito (-6,4%, da +9,2%) e la nuova contrazione verso la Cina (-12,2%, da -11,1%), la Russia (-17,5% dopo il -17,1%) e la Turchia (-18,7%, da -17,8%). Tali andamenti sono stati solo parzialmente compensati dall’aumento delle vendite dirette verso la Svizzera (+15,5%, da +11,2%), altro rilevante mercato di destinazione dell’export italiano.