(Sesto Potere) – Rimini – 27 agosto 2025 – Nel folto cartellone del Meeting 2025 spicca un incontro di grande attualità e di forte impatto che ha visto protagonisti: Alessandro Giuli, Ministro della Cultura, il poeta Davide Rondoni e il professore di Economia della Cultura Pierluigi Sacco. A moderare il dialogo è stata la giornalista di SkyTg24 e Value24 Irene Elisei (nella foto in alto).
Il tema al centro del convegno: “De-statalizzare la cultura” ha sollecitato un confronto serrato e appassionato sul ruolo delle istituzioni, dei cittadini e delle comunità nella promozione culturale del nostro Paese.
Il poeta Rondoni: avere fiducia nei cittadini e nella loro capacità di scelta
Davide Rondoni ha aperto il dialogo con un richiamo ad Alessandro Manzoni, ricordando come nei Promessi Sposi Renzo e Lucia, due semplici giovani, siano chiamati a “tirare il sugo della storia”. «La cultura non è possesso degli intellettuali, ha sottolineato, ma è senso critico, è capacità di leggere la vita. Non penso di avere più cultura di mia nonna solo perché ho scritto 25 libri e lei nessuno. Spesso il sugo della storia lo tirava meglio lei». Per Rondoni, la sfida non è astratta: «Oggi lo Stato raccoglie soldi e li ridistribuisce, ma credo sia necessario rovesciare il cannocchiale. Bisogna avere fiducia nei cittadini e nella loro capacità di scelta, senza ingabbiarli dentro procedure burocratiche infinite».
Dal mecenatismo pubblico alla libertà di scelta
Il professor Pierluigi Sacco ha evidenziato come il nodo della de-statalizzazione riguardi il tema dell’agenzia: chi decide cosa. «Nei sistemi centralizzati, ha spiegato, lo Stato raccoglie le tasse e le redistribuisce sulla base di regole e burocrazie. In altri sistemi, invece, si rinuncia a raccogliere parte delle imposte per lasciare al cittadino la possibilità di sostenere direttamente attività culturali. La differenza non è quantitativa, ma qualitativa: cambia chi sceglie». Sacco ha ricordato esempi europei e internazionali, dove modelli fiscali innovativi permettono un rapporto più diretto tra cittadini, istituzioni e cultura: «La cultura non è solo intrattenimento. È salute, coesione sociale, innovazione. Se investire in cultura riduce la spesa sanitaria, ad esempio, allora diventa una priorità per lo Stato e per la collettività».
Il Ministro Giuli: “Libertà di scelta è il cibo migliore”
Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha accolto le provocazioni con entusiasmo: «È potentissimo dire de-statalizzare la cultura, perchè noi siamo uno Stato fiscale, in cui il cittadino che paga le tasse ha diritto di pretendere dei servizi. Dove manca lo stato fiscale, ci sono i dispotismi, quindi il cittadino non può pretendere i diritti ma ad esempio da una casa regnante a decidere in tal senso».
Giuli ha ribadito che: «La cultura è il cibo migliore che possiamo offrire ai cittadini e questo cibo si chiama libertà di scelta. Lo Stato deve garantire un quadro di riferimento e risorse, ma senza ingabbiare l’energia vitale dei territori». «Per quanto riguarda la cultura, è vero che i soldi non basteranno mai, nonostante se ne dispongano sempre di più per il settore – ha aggiunto il ministro, che poi, però, ha ricordato: «Abbiamo avviato un piano che porta il nome di Adriano Olivetti, pioniere della sussidiarietà. Con oltre 54 milioni di euro mettiamo risorse direttamente nelle mani di biblioteche e realtà locali, affinché diventino centri vivi di rigenerazione culturale e sociale». Il Ministro ha sottolineato come la sfida sia anche burocratica: «Lo Stato deve fare poche scelte mirate e lasciare che siano i cittadini, le comunità, i territori a decidere come nutrire la propria sete di cultura».
Defiscalizzare per liberare energie
Nel corso del dialogo, è emerso il tema degli strumenti concreti: dall’Art Bonus, che consente ai privati di sostenere musei e istituzioni, al 2×1000 per la cultura. Rondoni ha denunciato la difficoltà dei bandi e la frustrazione di operatori culturali: «Bisogna smetterla di chiedere ai cittadini montagne di carte per accedere a fondi minimi. Serve un cambio di processo. La cultura non si fa con gli algoritmi, ma con la libertà». Giuli ha ricordato che il Governo ha già ridotto l’IVA sulle opere d’arte dal 22% al 5%: «È un passo concreto per liberare risorse e stimolare il settore. Ora la sfida è ampliare gli strumenti fiscali, garantendo trasparenza e al tempo stesso semplicità».
Il valore della sussidiarietà
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha recentemente ricordato come la sussidiarietà sia un principio che lega istituzioni e società. Nel dibattito è emerso con forza come la cultura sia il terreno privilegiato per sperimentare questa alleanza: Stato, terzo settore e imprese insieme per un bene che non è né privatizzabile né monopolizzabile. «Non è vero che i cittadini non sono capaci di scegliere – ha detto Rondoni –. Anzi, hanno sete di cultura autentica. Non di spettacolo fine a sé stesso, ma di esperienze che formano senso critico e comunità».
Cultura, salute e benessere
Il professor Sacco ha portato esempi europei in cui la cultura viene utilizzata come strumento di benessere e prevenzione: «Abbiamo evidenze cliniche che la partecipazione culturale riduce la depressione, migliora la salute cardiovascolare, rallenta l’invecchiamento cerebrale. Se così è, perché non considerarla parte integrante del welfare?». Rondoni ha però messo in guardia da un rischio: «La cultura non può ridursi a terapia. Leggere Baudelaire non fa bene alla salute, ma fa bene all’anima. Non confondiamo la cultura con il benessere immediato: la cultura è un bene spirituale, non solo materiale».
Un’alleanza per il futuro
Il Ministro Giuli ha rilanciato l’idea di un laboratorio interministeriale sul “rischio educativo”, coinvolgendo Cultura, Istruzione, Università e Salute: «Dobbiamo vincere insieme la sfida del rischio educativo. La cultura è decisiva per formare senso critico e libertà di giudizio». E ha concluso con una riflessione che unisce politica e poesia: «La cultura non è solo un bene da contare, ma da pesare. È l’anima di un popolo, è ciò che trasforma i vermi in angeliche farfalle, come diceva Dante. Non dimentichiamolo mai».
L’incontro ha dimostrato come il tema della cultura sia cruciale non solo per l’identità nazionale, ma per il benessere e la libertà di ogni cittadino. “Destatalizzare” non significa abbandonare, ma liberare. Significa avere fiducia nelle persone, offrire loro strumenti e libertà per tirare, come scriveva Manzoni, “il sugo della storia”.