martedì, Agosto 12, 2025
HomeEmilia-RomagnaAlluvioni e dissesto. Gli Agronomi e i dottori Forestali della Provincia...

Alluvioni e dissesto. Gli Agronomi e i dottori Forestali della Provincia di Ravenna: servono piani integrali di bacino

(Sesto Potere) – Ravenna – 12 agosto 2025 – A seguito di quanto riportato nella prima consulenza disposta dalla Procura della Repubblica in merito all’ultima alluvione che ha colpito il ravennate nel 2024, l’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Ravenna sottolinea alcuni importanti aspetti legati alla gestione del territorio che andrebbe realizzata su piani integrali di bacino idrografico, in funzione anti-dissesto idrogeologico e per la sicurezza idraulica.

Questo criterio deve diventare una priorità assoluta per le Istituzioni, a beneficio di tutta la società.

«Oggi, alla luce degli studi e degli approfondimenti di autorevoli tecnici ed esperti incaricati non solo dai comitati, ma anche dalla Procura, che confermano come i recenti eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico non siano più da considerarsi straordinari ma, purtroppo, ordinari, è necessario adottare una visione d’insieme più ampia ed efficace, che parta dalle nostre zone collinari e montane e arrivi fino alla pianura», sottolinea Daniele Gambetti, dal 2023 consigliere dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali (CONAF) ed esponente dell’Ordine provinciale di Ravenna.

La gestione integrale del territorio già ai primi del ‘900 era considerata una priorità assoluta, quando fu varato il Regio Decreto 3267 nel 1923, più conosciuto come “Legge Serpieri”, ancora oggi in vigore, a cui seguì la legge n. 215 del 1933, sulla bonifica integrale.

Sull’onda di quei provvedimenti vennero prodotte norme sul vincolo idrogeologico, prescrizioni di polizia idraulica e forestale, e tutto il territorio, dalla montagna alla collina alla pianura, venne dotato di infrastrutture di difesa idrogeologica. Nei soli bacini del Santerno, Senio, Lamone e Marzeno oggi se ne contano ancora oltre 4.500. Una moltitudine di opere che sono sporadicamente oggetto di interventi di manutenzione ordinaria, per mancanza di idonei stanziamenti.

Quando non sono talvolta abbandonati.

Prosegue Gambetti: «È necessario mettere mano a progetti riguardanti interi bacini idrografici, anche in considerazione degli eventi che si sono potuti osservare negli ultimi due anni, perché quello che accade quando si verifica un’alluvione in pianura, comincia qualche ora prima in cima alla montagna, con le piogge che cadono nella conca dove si origina il fiume che ha esondato. E occorre interpellare agronomi e forestali, perché la loro esperienza e la loro professionalità è indispensabile alla cura e alla manutenzione del territorio».

«Servono progetti che riguardino le sistemazioni idraulico-forestali e agrarie – spiega Giovanni Gualtieri, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Ravenna –; progetti che indichino quali attività di manutenzione sono necessarie, come, ad esempio, quelle relative alle aree boschive, ai piccoli rii, ai fossi e ai corsi d’acqua. Il governo dell’acqua è il tema centrale, da cima a valle, e non possiamo più permetterci che interi territori vengano totalmente abbandonati a sé stessi. Anche le aziende agricole e forestali devono essere messe in condizione di operare serenamente, cioè devono essere alleggerite da vincoli di natura ambientale che oggi non sempre trovano giustificazione».

Le attività economiche – quelle che consentono la permanenza dell’uomo in collina e in montagna, come la coltivazione dei terreni di versante e il taglio del bosco – possono essere orientate agli obiettivi della difesa idrogeologica e del governo delle acque. In questo senso, anche le attività di escavazione lungo i fiumi, finalizzate all’allontanamento di ghiaia e di altri materiali litoidi, possono avere la loro utilità, purché inserite in un quadro progettuale generale ben definito ed equilibrato.

Talvolta, infatti, si verificano accumuli di ghiaia o di altro materiale che alterano il corretto deflusso delle acque. Basti pensare a tutti gli interventi di allargamento e approfondimento degli alvei fluviali, oggi spesso eseguiti in regime di urgenza, con un ingente dispendio di risorse pubbliche.