venerdì, Agosto 8, 2025
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Cesena, Ausl Romagna potenzia la diagnostica microbiologica con il Pathogen Discovery

(Sesto Potere) – Cesena – 8 agosto 2025 – Un innovativo servizio di pathogen discovery basato sul sequenziamento genico di nuova generazione.

Ieri al Centro Servizi di Ausl Romagna, a Pievesestina di Cesena, sono stati ufficialmente inaugurati i nuovi Laboratori diagnostici con tecnologia NGS (Next Generation Sequencing) entrati in funzione già da qualche tempo, grazie a un importante finanziamento da parte della Regione Emila Romagna derivante dal Piano Nazionale Complementare (PNC), pari a circa 3 milioni di euro, che ha portato all’identificazione dell’Unità Operativa di Microbiologia della Romagna come hub regionale per pathogen discovery.

All’inaugurazione erano presenti, tra gli altri, l’assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia Romagna Massimo Fabi, il vice sindaco del Comune di Cesena Christian Castorri, il direttore generale di AUSL Romagna Tiziano Carradori, la direttrice Sanitaria di Ausl Romagna Francesca Bravi, la direttrice della direzione medica del presidio ospedaliero Cesena e Centro Servizi Ausl Romagna Marisa Bagnoli, il direttore del dipartimento medicina di laboratorio e trasfusionale e unità operativa microbiologia del Laboratorio Unico della Romagna Vittorio Sambri e mumerosi operatori dell’Azienda.

Spazi riqualificati e tecnologia all’avanguardia per la diagnosi di malattie complesse

I nuovi laboratori di sequenziamento NGS si trovano all’interno del Laboratorio Unico della Romagna. Si estendono su una area di 150 metri quadrati che è stata riqualificata per un investimento di 173mila euro.

Inizialmente riservato ad uno stretto ambito di pazienti, da oggi questa nuova tecnologia, grazie ad investimenti e alla competenza acquisita dal personale, viene messa a disposizione di una popolazione di pazienti molto più ampia. La tecnologia NGS permette di identificare agenti infettivi non rilevabili con le tecniche colturali tradizionali, migliorando la diagnosi di infezioni complesse. Il sequenziamento viene effettuato direttamente su campioni clinici come liquido cefalorachidiano, sangue, tessuti, secrezioni e materiali bioptici, inclusi quelli da impianti protesici. In questo modo si possono rilevare batteri rari, anaerobi, infezioni polimicrobiche e miceti responsabili di infezioni fungine difficili da diagnosticare con i metodi convenzionali.

Sono oltre 500 i campioni microbiologici (e molti altri per indagini genetiche) analizzati nel primo anno di attività, con numerose positività individuate esclusivamente grazie al sequenziamento, che ha permesso di chiarire quadri clinici complessi e fornire informazioni fondamentali per terapie mirate ed efficaci.

Il metodo si è rivelato particolarmente utile in casi critici quali meningiti a eziologia sconosciuta, endocarditi con emocolture negative, polmoniti refrattarie alla terapia empirica, infezioni in pazienti immunocompromessi e infezioni associate a protesi ortopediche o valvolari. In queste situazioni, quando le metodiche convenzionali non sempre danno risposte risolutive, il pathogen discovery rappresenta un importante strumento diagnostico complementare.

L’attività è accompagnata da un percorso continuo di formazione, in collaborazione con centri accademici, in particolare dell’Università di Bologna, e reti internazionali di ricerca cui l’unità Operativa di Microbiologia della Romagna afferisce da anni. Il progetto costituisce un significativo progresso per la diagnostica infettivologica nella sanità pubblica romagnola, con benefici concreti per la salute dei cittadini.

L’evoluzione futura prevede il completamento di una piattaforma diagnostica integrata che, oltre al pathogen discovery e altre analisi microbiologiche, include indagini molecolari in ambito genetico, oncologico e oncoematologico, svolte in un’ottica di completa integrazione diagnostica con le altre strutture aziendali e di Irst IRCCS, proiettando il Laboratorio romagnolo tra le realtà più avanzate e complete a livello nazionale per l’impiego del sequenziamento di ultima generazione nella diagnostica di laboratorio.

“Con questa nuova piattaforma per il sequenziamento NGS di ultima generazione, il Laboratorio Unico della Romagna si conferma come una delle realtà più avanzate e complete a livello nazionale nel campo della diagnostica microbiologica – dichiara l’assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna, Massimo Fabi– . Un innovativo strumento a tutela della salute delle persone e della sicurezza delle cure, come dimostrato dall’alto tasso di attività nel primo anno, che ha portato a chiarire quadri clinici complessi e fornire informazioni fondamentali per terapie più precise, mirate ed efficaci, che fanno davvero la differenza nella cura. Grazie all’altissima professionalità acquisita dal personale, questa tecnologia, inizialmente riservata a pochi casi selezionati, viene oggi messa a disposizione di una platea molto più ampia di pazienti, estendendo i suoi benefici su tutto il territorio e in un numero crescente di situazioni cliniche. È la dimostrazione concreta che innovazione e accessibilità possono e devono andare di pari passo. La collaborazione con l’Università di Bologna e con le reti internazionali di ricerca conferma, inoltre, la volontà di consolidare un ecosistema virtuoso tra sanità, formazione e innovazione capace di rendere la nostra regione un punto di eccellenza in questo campo. Un hub regionale strategico, dunque, frutto di una sanità pubblica che investe, che forma, che innova per essere all’altezza delle nuove sfide del presente”.

“Esprimo il mio sentito ringraziamento alle colleghe e ai colleghi a cui va riconosciuto tutto il merito per il loro prezioso lavoro di qualità e alla Regione per questo importante finanziamento – afferma il direttore generale di Ausl Romagna Tiziano Carradori – Vorrei fare un passo indietro nel tempo e ricordare che la decisione di realizzare questa struttura al servizio dell’intero territorio romagnolo è stata presa 15 anni fa, quando ancora non si vedeva chiaramente il futuro che oggi stiamo vivendo. Se non avessimo avuto la lungimiranza di farlo, superando i nostri confini territoriali, oggi questa struttura non sarebbe punto di riferimento regionale e nazionale che è diventata”.