giovedì, Luglio 31, 2025
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Strage 2 Agosto, intitolata a Sergio Secci un’area all’interno del parco Pierangelo Bertoli

(Sesto Potere) – Bologna – 31 luglio 2025 – Domani venerdì 1 agosto alle ore 12, all’interno del parco Pierangelo Bertoli in via Emilia Ponente 485, a Bologna, si terrà la cerimonia di intitolazione della piazzetta antistante Teatri di Vita a Sergio Secci, una delle vittime della strage alla stazione e figlio di Torquato, il primo presidente dell’Associazione  tra i Familiari delle Vittime della Strage alla Stazione di Bologna che costò la vita a   85 persone.
Parteciperanno alla cerimonia il sindaco Matteo Lepore e l’assessore alla Cultura Daniele Del Pozzo.

A seguire la scheda dedicata a Sergio Secci: fonte Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980 –  “2 Agosto 1980” – sito web: https://stragi.it/

 Sergio Secci, di soli 24 anni, era un Alumnus dell’Università di Bologna, brillante laureato Dams e promessa del teatro italiano. 
Sergio, il 2 agosto, stava andando a Bolzano, dove aveva appuntamento per motivi di lavoro con gli esponenti di un gruppo teatrale di Treviglio, il “Teatro di ventura”. Era partito la mattina presto da Forte dei Marmi, dopo una serata in compagna di amici bolognesi, ex compagni di università. Il treno su cui viaggiava giunse in ritardo alla stazione di Bologna: perduta la coincidenza per Bolzano delle 8.18, Sergio si rassegnò ad aspettare il convoglio successivo, che sarebbe partito dal binario ovest alle 10,50. Una telefonata a Treviglio, per avvertire del contrattempo; un caffè al bar della stazione; poi la lettura dei giornali, quasi certamente seduto nella sala d’attesa. Poi, di colpo, l’esplosione.

Sergio, nato a Terni ma bolognese di adozione (a Bologna aveva trascorso gli anni universitari, conclusi brillantemente con una laurea strepitosa al Dams, tutti trenta e trenta lode, e grandi possibilità per un futuro di operatore culturale appena iniziato) era come tanti altri ad un passo dalle vacanze; dopo il viaggio lampo a Bolzano, sarebbe andato in Calabria, a fare un po’ di campeggio con gli amici.

La terrificante esplosione non lo uccise subito: ferito in modo che lasciava poche speranze, venne trasportato al “Maggiore”. Per ricostruire la sua identità, i medici gli mostrarono uno dopo l’altro foglietti di carta con lettere dell’alfabeto: quando veniva la lettera giusta, lui faceva un leggero cenno del capo. Comunicò in quel modo le generalità e l’indirizzo di Terni. Riuscì anche a chiedere che avvertissero solo il padre, non la madre, che non stava bene. La sua agonia durò cinque giorni: morì al reparto di rianimazione, il 7 agosto.