(Sesto Potere) – Bologna – 30 aprile 2025 – “Il Green Deal va rivisto, ma senza perdere di vista la missione storica dell’Europa, cioè mostrare al mondo come si possono ridurre radicalmente le emissioni senza perdere competitività industriale. L’Italia è circa lo 0,6% delle emissioni mondiali, siamo lo 0,6% del problema, ma siamo molto di più dello 0,6% della soluzione. Perché l’ingegneria italiana, le imprese italiane, anche messe sotto stress perché pagano l’energia più degli altri, sono quelle che hanno investito di più nella capacità di ridurre i consumi e di essere ecosostenibili”. Così Michele De Pascale (Pd), presidente dell’Emilia Romagna, intervenendo a Calibro 8 su Radio Cusano Campus.
“Noi – continua – possiamo rappresentare veramente un faro nel mondo di come si fa una transizione razionale e concreta, però dobbiamo dimostrare che la facciamo senza perdere competitività. Perché se noi facciamo la transizione e le nostre imprese rimangono competitive, abbiamo la speranza che qualcuno nel mondo ci copi; se invece distruggiamo il nostro tessuto industriale non ci copierà nessuno e, quindi, avremo fallito comunque. Il mondo continuerà ad emettere una quantità di CO2 che alla lunga diventa incompatibile con la vita su questo pianeta, questo è un fatto scientifico, oggettivo. Dobbiamo riuscire a orientare l’opinione pubblica mondiale, ma se distruggiamo il distretto ceramico, se distruggiamo l’automotive, la chimica, l’industria del vetro, nessun altro Paese del mondo ci seguirà su questa strada, Trump o non Trump”.
“Nel precedente mandato – ha affermato De Pascale nel corso dell’intervista – la commissione von der Leyen, ovviamente anche con l’apporto dei socialisti, ha messo in campo una serie di norme che non fanno quello che dice Tajani, cioè non tengono insieme tutele sociali e tutele ambientali. L’Europa non può rinunciare a essere un grande protagonista della manifattura internazionale, e a maggior ragione non lo può fare l’Italia (spesso ci autoflagelliamo, ma nonostante tutto siamo la seconda manifattura d’Europa, rimaniamo una potenza industriale nonostante tante scelte nazionali ed europee sbagliate). Se noi domattina spegnessimo la ceramica dell’Emilia Romagna, che è l’eccellenza mondiale della ceramica ed è quella che a metro quadrato di piastrelle emette meno di tutti nel mondo, e la Turchia, che è il nostro concorrente più forte, raddoppia in due anni la sua produzione, le emissioni globali di CO2 aumenterebbero. E la CO2 non è come il particolato o le polveri sottili, dove ognuno si respira le sue”.