(Sesto Potere) – Udine – 30 aprile 2025 – Qual è il rapporto tra gli italiani e i farmaci equivalenti? Cresce molto lentamente la fiducia dei cittadini verso l’equivalente, ma c’è ancora molta strada da fare.
Proprio per accrescere la consapevolezza sul ruolo sociale dell’equivalente, quale opportunità di cura valida per il cittadino e opportunità di sostenibilità per il nostro Servizio sanitario nazionale, è partita da Udine, la road map di Motore Sanità, un progetto virtuoso realizzato grazie al contributo incondizionato di Teva Italia S.r.l.
Durante l’evento, Cittadinanzattiva ha presentato uno spaccato del rapporto che i cittadini hanno con i farmaci equivalenti: piccoli e grandi passi si stanno compiendo, ma c’è ancora molto da fare.
Una cartina tornasole è rappresentata dalla nota campagna “Ioequivalgo” di Cittadinanzattiva, che, dal 2016, ha raggiunto tutte le regioni d’Italia con i suoi villaggi allestiti nelle piazze e negli atenei dove le persone hanno potuto ricevere informazioni attraverso il colloquio diretto con professionisti della salute, attraverso i leaflet e il sito web http://www.ioequivalgo.it e attraverso l’app costantemente aggiornata dal partner tecnico Farmadati.
L’attuale edizione attualmente in corso, ha indagato le ragioni per cui al Sud, ed in particolare nelle regioni pilota Campania e Sicilia, il ricorso ai farmaci equivalenti sia così ridotto, a fronte di un reddito procapite mediamente più basso rispetto alle Regioni del Nord, dove il consumo degli equivalenti è ormai pratica consolidata.
Come emerge dall’ultimo Report realizzato dal Centro Studi di Egualia, nel 2023 i cittadini hanno versato di tasca propria 1.029 milioni di euro di differenziale di prezzo per ritirare il brand off patent – più costoso – invece che il generico equivalente – a minor costo – interamente rimborsato dal Servizio sanitario nazionale.
Il report evidenzia che il ricorso alle cure equivalenti continua ad essere privilegiato al Nord (rappresenta il 39,8% delle confezioni vendute) rispetto al Centro (29%) e al Sud (23,7%), a fronte di una media Italia del 32%.
L’incidenza maggiore di consumo è nella provincia autonoma di Trento (44,7%), in Friuli Venezia Giulia (41,9%), in Piemonte (40%). In coda per consumi di equivalenti sono Sicilia (22,7%), Campania (21,9%), Calabria (21,7%).
Come ha spiegato l’avvocato Erica Vacchiano, Segretario regionale di Cittadinanzattiva Friuli-Venezia Giulia, affiancata dall’avvocato Andrea Plazzotta, quasi un cittadino su tre nutre ancora dubbi sul fatto che i farmaci equivalenti abbiano la stessa efficacia di quelli cosiddetti “di marca” e uno su cinque dichiara che il medico indica sul ricettario solo quest’ultima tipologia. Il 47% dei cittadini sarebbe predisposto ad acquistare l’equivalente, mentre resiste un 19% che prediligerebbe comunque il brand.
Cittadinanzattiva ha completato i dati presentando l’indagine SWG che ha evidenziato come sta crescendo la fiducia degli italiani nei confronti dei farmaci equivalenti anche se servono altre spinte.
L’indagine aggiorna una precedente rilevazione del 2021 analizzando gli atteggiamenti generali verso la salute, il livello di informazione, la fiducia nei players, il rapporto con i farmaci, la conoscenza del farmaco generico/equivalente e i criteri d’acquisto.
In merito all’utilizzo dei farmaci equivalenti, il 72% del campione è ben informato anche su questa tipologia di farmaci, dichiarando di averne sentito parlare dal farmacista (58%) o dal medico (41%): l’83% del campione sa che l’equivalente contiene lo stesso principio attivo del brand, il 69% che contiene la stessa quantità di farmaco, ma per quasi un quarto della popolazione generici ed equivalenti non sono la stessa cosa. E quasi il 30% degli intervistati continua ad avere dubbi sul fatto che abbiano la stessa efficacia.
Al momento dell’acquisto quasi due italiani su tre (64%) si affidano alle indicazioni del medico, soprattutto tra gli over 64 e i residenti nel Nord-Est, ma c’è una certa fiducia anche nelle indicazioni del farmacista (23%), soprattutto tra i giovani. Focus anche sulle abitudini prescrittive dei medici: il 20% del campione dice che il medico in ricetta indica solo il farmaco di marca; il 36% che indica il principio attivo e il farmaco di marca; solo il 31% riferisce che il medico indica solo il principio attivo lasciando al paziente la scelta tra equivalente e brand.
Il 47% del campione si dice comunque orientato ad acquistare un farmaco equivalente, il 34% il farmaco consigliato dal medico o dal farmacista e il 19% il farmaco di marca.