(Sesto Potere) – Bologna – 19 marzo 2025 – Nel corso del 2024 l’Associazione Antigone Emilia-Romagna ha fatto ingresso, come di consueto, in tutti i dieci istituti di pena della regione1 e nell’istituto minorile di Bologna. Il dossier intende restituire la fotografia dello stato attuale dei dieci istituti penitenziari per adulti presenti in regione e dell’istituto per minorenni di Bologna.
L’incremento generale delle persone detenute nell’anno 2024 (da 3572 a 3820, dati ufficiali del Ministero della Giustizia al 31 dicembre 2024) sfiora il 7%, portando la regione Emilia Romagna a un tasso di affollamento che rasenta il 128%, contro il 120,5% del tasso nazionale. Gli istituti più sovraffollati sono Bologna (171%), Ferrara (162%) e Modena (153%), mentre altri istituti si collocano al di sotto della capienza regolamentare (Piacenza, Reggio Emilia, Forlì, Ravenna).
L’associazione segnala in primo luogo l’indice ritenuto “preoccupante” del sovraffollamento, rispetto al quale gli istituti dell’Emilia-
Romagna appaiono in linea con l’andamento di crescita nazionale.
Tra gli istituti con il più alto tasso di sovraffollamento si segnalano: Bologna (171%), Ferrara (162%), Modena (153%), Rimini (129%) e Parma (111%).
Il numero di persone detenute è invece al di sotto della capienza regolamentare negli istituti di Reggio Emilia, di Piacenza, di Forlì e di Ravenna.
La media generale di detenuti stranieri in regione è del 47%, superiore alla media nazionale pari al 33% circa, con percentuali più alte negli istituti di Piacenza (69%) e di Modena (60%).
Alta la percentuale di detenuti con condanna definitiva, pari al 65%, rispetto alla natura degli istituti, in gran parte case circondariali pensate per detenuti in stato di custodia cautelare.
In regione vi sono inoltre 5 sezioni femminili collocate all’interno degli istituti di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Forlì e Piacenza. Tra queste, al momento della visita, risultava sovraffollata solo quella di Bologna (81 presenti su una capienza di 62 posti) mentre nelle altre
vi era un numero di donne al di sotto della capienza regolamentare o poco al di sopra come nel caso di Modena (30 su 36), Piacenza (16 su 20), Forlì (21 su 21) e Reggio Emilia (18 su 15). In quest’ultimo caso troviamo inoltre l’unica sezione in regione per detenute transgender che al momento della visita ospitava 8 persone.
Sulle condizioni di detenzione incidono infatti molteplici fattori: condizioni strutturali e qualità degli spazi, offerta trattamentale, livello di eventi critici e gestione degli stessi, presenza di personale (con particolare riferimento alle aree educative e a quelle sanitarie oltre che ai ruoli dirigenziali).
In Emilia-Romagna molti sono gli istituti particolarmente datati e che richiederebbero interventi di rifacimento significativi. Le criticità maggiormente riscontrate riguardano non solo la carenza di spazi per lo svolgimento delle attività ma anche le condizioni degli
spazi detentivi (condizioni fatiscenti, sporcizia diffusa, infiltrazioni e muffe, mancanza di acqua calda), che incidono direttamente sulla quotidianità detentiva (si pensi, ancora, che nel 60% delle sezioni visitate, le docce sono solo comuni, e spesso gravate da problemi molto
seri di muffe e umidità e in ben 6 dei penitenziari visitati non era garantita l’acqua calda all’interno delle celle durante tutto l’anno).
Alcuni istituti, seppur caratterizzati da una significativa carenza di spazi, riescono a garantire con continuità una buona offerta trattamentale. È il caso del carcere di Forlì che sebbene sia inserito all’interno della medievale Rocca di Ravaldino, garantisce annualmente una buona percentuale di attività di formazione e più in generale ricreativo-culturali, così come il caso di Ravenna o di Castelfranco Emilia.
Per contro: a Ferrara solo il 4% dei ristretti è coinvolto in attività di formazione professionale, a Modena il 6%, a Reggio Emilia il 12%.
La maggior parte della popolazione detenuta, anche in regione, è comunque allocata nelle sezioni di media sicurezza, le stesse che presentano spesso le maggiori problematiche.
In questo contesto si inserisce il drammatico numero di suicidi che, anche nella nostra regione, appare particolarmente preoccupante.
Nel 2024 sono stati 9 i suicidi nelle carceri della regione (3 a Parma, 2 a Bologna, 1 a Ferrara, 1 a Modena, 1 a Reggio Emilia e 1 a Piacenza).
In questi primi mesi del 2025 il numero di morti e suicidi nelle carceri della regione è altrettanto allarmante: il 3 gennaio è morto un uomo pachistano di 40 anni, ristretto nel carcere di Bologna; nel carcere di Modena, dove è avvenuto il 31 dicembre l’ultimo suicidio del 2024,
il 6 gennaio 2025 è stata dichiarata la morte di un ragazzo marocchino di 27 anni il quale si trovava in coma irreversibile dopo aver tentato il suicidio a metà dicembre 2024 e il 7 gennaio 2025 si è tolto la vita un altro detenuto italiano di 50 anni, per inalazione di gas.
Il 4 febbraio, sempre all’interno del carcere di Modena, un ragazzo marocchino di 27 anni è stato trovato morto nella sua cella per una presunta overdose da farmaci. L’ 8 febbraio a morire è stato un ragazzo di 20 anni all’interno del carcere di Reggio Emilia. Ed è solo di pochi giorni fa la notizia di un altro decesso in carcere: il 15 marzo un uomo di 35 anni è morto nella sua cella a Bologna.