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Dazi Usa: Liguria, Molise, Basilicata, Sardegna ed Emilia-Romagna le regioni più esposte

Roma – 14 febbraio 2025 – In attesa di conoscere le effettive imposizioni tariffarie sui prodotti italiani da parte degli Stati Uniti, un’analisi elaborata dagli esperti di Prometeia riprende le ipotesi elaborate per declinare l’impatto dei dazi sui territori italiani, secondo due scenari di imposizione delle tariffe.

Il primo, Scenario A, prevede secondo il report del centro studi Prometeia un aumento di 10 punti percentuali delle tariffe sui prodotti già daziati, mentre il secondo, Scenario B ipotizza un aumento generalizzato di 10 punti su tutti i prodotti diretti negli Stati Uniti.

Nello scenario ALiguria, Molise, Basilicata e Sardegna sarebbero – sempre secondo il centro studi Prometeia – le più regioni esposte all’impatto dei dazi. La maggiore debolezza di questi territori deriva dalla combinazione di due fattori: il peso del mercato statunitense per l’esportazione regionale da un lato, la concentrazione delle esportazioni nei settori soggetti a dazi dall’altro.

In Liguria in particolare i dazi – secondo l’analisi del centro studi Prometeia – andrebbero a incidere per l’11% sull’export diretto negli Stati Uniti, mercato che assorbe quasi 1/3 dell’export regionale, ed è rilevante in settori chiave del territorio come cantieristica navale e prodotti petroliferi raffinati. Appena inferiore il posizionamento rispetto al potenziale shock del Molise, che destina oltre un quarto del proprio export al mercato USA. Per la regione, penalizzata soprattutto dall’aggravio di costi di chimica e automotive, l’incidenza dei dazi arriverà all’11%.

La propensione all’export delle regioni più esposte allo shock dei dazi americani ( Campania e Umbria oltre a Liguria, Molise, Basilicata e Sardegna) è comunque inferiore alla media nazionale, mettendole per certi versi più al riparo dall’attuale periodo di turbolenza. Si tratta, tuttavia, aggiunge il centro studi Prometeia, di territori che hanno intrapreso negli ultimi anni un percorso di internazionalizzazione che ha visto il contributo costante del mercato americano: uno scenario che potrebbe essere compromesso con gli aumenti tariffari.

Sempre nello scenario A, un livello di esposizione ai dazi relativamente elevato coinvolge anche l’ Emilia-Romagna , le cui esportazioni verso gli Stati Uniti sono trainate dalla meccanica e dall’automotive, ma coinvolgono anche altri settori, tra cui piastrelle, chimico-farmaceutico e agroalimentare. In questo caso, se da un lato l’elevata internazionalizzazione potrebbe amplificare l’impatto negativo dei dazi, dall’altro è ragionevole attendere – secondo il centro studi Prometeia – che un tessuto produttivo solido e ben inserito nelle catene internazionali sia più pronto a mettere in atto strategie efficaci (diversificazione dei mercati, ad esempio) per mitigare l’aumento delle tariffe.

Nello scenario B la graduatoria della debolezza si modifica, pur non subendo stravolgimenti. Crescerebbe in particolare l’esposizione dell’Abruzzo e della Toscana . L’aumento generalizzato delle tariffe ipotizzato in questo scenario penalizzerebbe infatti quei territori le cui esportazioni verso gli Stati Uniti si concentrano in settori con dazi che oggi sono bassi o assenti. In valore assoluto, la 
Lombardia – a parere degli esperti del centro studi Prometeia – pagherebbe il conto più salato: nello scenario peggiore, potrebbe arrivare a 1,8 miliardi di euro di dazi per l’export verso gli Stati Uniti, con il sistema moda e la meccanica tra i settori più colpiti.

Fonte notizia: https://www.prometeia.com/
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