(Sesto Potere) – Cesena, 29 gennaio 2025 – “Curioso l’approccio dell’assessore Carmelina Labruzzo in tema di integrazione. Se è vero che la lingua è uno degli strumenti più importanti per l’integrazione allora dovrebbe essere promosso più insegnamento dell’italiano e non certo la celebrazione della ‘lingua madre’ e della presenza di ben quattro scuole di arabo a Cesena. Non è questione di poco conto. Evidente che la copertura alla ‘celebrazione’ delle scuole di arabo è fornita dalla Giornata internazionale istituita dall’Unesco per solennizzare il valore della lingua madre e la ricchezza del multilinguismo. Ma il senso dell’iniziativa Unesco sembra avere una direzione in qualche modo difforme da quanto espresso dall’assessore. L’Unesco infatti fa soprattutto riferimento al ‘40% degli studenti nel mondo’ che ‘non ha accesso all’istruzione nella lingua che parla’ con la conseguente compromissione del livello culturale e delle relazioni sociali. Ma non è certo il caso dell’Italia dove gli studenti stranieri o italiani di origine straniera hanno tutte le opportunità di frequentare le scuole e di apprendere l’italiano che li metterà nelle condizioni di avanzare negli studi e di costruire relazioni. Semmai l’obiettivo di un saggio amministratore pubblico dovrebbe essere quello di mettere a disposizione di questi studenti ulteriori possibilità di apprendere l’italiano”.
Così in una nota Antonella Celletti, (nella foto in alto) responsabile EELL Lega Romagna , e Enrico Sirotti Gaudenzi, capogruppo Lega.
“Il fine è naturalmente quello della massima integrazione nel nostro Paese. Integrazione che non nega le origini ma che non può che avvenire prioritariamente con una sempre maggiore padronanza e conoscenza linguistica del paese di adozione e di conseguenza della sua civiltà e delle sue norme. Ma capisco Labruzzo. L’approccio della sinistra italiana è ancora quello del multiculturalismo, progetto fallito in tutta Europa dove lo si è adottato ma che in Italia è ancora in auge e che è all’origine dei sempre più evidenti fenomeni di rigetto di una convivenza civile e di una matura integrazione da parte di giovani stranieri o italiani di origine straniera. Multiculturalismo non è sinonimo di multietnicità. Noi viviamo in una società multietnica che dovrebbe aspirare alla monoculturalità, mantenendo i suoi principi liberali, democratici, derivanti dalla sua civiltà millenaria. In caso contrario, seguendo il progetto multiculturalista, questi principi si relativizzeranno, erodendosi fino a impoverire la nostra democrazia liberale e producendo una progressiva disintegrazione sociale”: hanno concluso Antonella Celletti ed Enrico Sirotti Gaudenzi.